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Whatsapp? Tu la compreresti una penna che...

Tu la compreresti una penna che si blocca tutte le volte che cerchi di scrivere il nome di un'altra marca di penne? O un contratto telefonico che ti impedisce di dire ai tuoi parenti che hai anche SIM di altri operatori? No, vero? Sarebbe davvero da imbecilli. E sarebbe una censura inaccettabile. Eppure è molto probabile che tu lo abbia già fatto.

Da CHI volete difenderli, i figli, su Facebook?

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Ho scoperto solo oggi, perché ha ricominciato a essere condiviso, un articolo del 2014 su privacy e minori che, in un certo senso, fa più danno che altro: “Perché METTO le foto dei miei figli online”. I modi in cui fa danno sono due.

Il primo è che confonde Facebook con Internet, o come minimo non aiuta chi già li confondeva. Ma il problema vero è che (tanto quanto l'articolo che sostiene la tesi opposta!) nemmeno sfiora la prima cosa da sapere su Facebook o qualsiasi altro ambiente online che funzioni nello stesso modo.

Se non sei il cliente sei il prodotto? Mica vero...

La frase “se non sei il cliente sei il prodotto” è uno slogan usatissimo per ricordare agli allegri internauti i fatti della vita:

Quei nativi digitali che non fanno mai copie

Sarò un po' cinico, ma eccovi un ottimo esempio di come “nativi digitali” sia spesso usato a sproposito, e di quanta gente si senta A TORTO al passo coi tempi solo perché ha smartphone o tablet in mano. Conoscete anche voi persone digitalmente “consapevoli” come questa, che lancia un disperato appello a chi le ha scippato: "…un Ipad (vecchio e rotto) ma con effetti personali importanti, vitali per me. Sono contenute le ultime foto e l’ultimo video di mio padre, morto sette mesi fa.

L'ignoranza che i docenti non possono più permettersi

Qualche settimana fa Noa Carpignano (di cui avevo già parlato qui per la sua DidaSfera) ha scritto qualcosa che sottoscrivo al 100% anche perché è ancora più rilevante ora che le scuole sono state (ri)autorizzate a prodursi in proprio i libri di testo, se lo desiderano (grassetto mio):

Polizie, una vita da social ferma a tre anni fa

La Polizia di Stato ha appena lanciato Una Vita da Social: un progetto, supportato da diversi partner di prestigio per “fare in modo che Internet possa essere vissuto da tutti, a partire dai banchi di scuola, come un’opportunità e non come un pericolo”, fornendo ai giovani supporto e consigli prima di tutto contro il cyberbullismo ma anche per evitare truffe online e altri pericoli di Internet. Ottimo! Tranne, sembrerebbe, per la comprensione del diritto d’autore.