No ai contatti sui social fra insegnanti e studenti. Ma per QUALI ragioni?

Secondo un articolo del Corriere, nel nuovo contratto della scuola c’è una misura che potrebbe fare una cosa giusta, ma per le ragioni sbagliate.

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Dice l’articolo che secondo l’attuale bozza del nuovo contratto della scuola, ai docenti (grassetti miei) “sarà, se non proprio vietata, di sicuro ostacolata l’interazione a mezzo dei canali sociali informatici con gli studenti… Niente commenti, battute, giudizi, “amicizie”, “like” e via socializzando”, con relative sanzioni disciplinari per i trasgressori.

Sempre secondo l’articolo, un preside ligure ha già esortato i suoi docenti a comunicare con studenti e famiglie usando “gli strumenti e le piattaforme attive nella scuola e gestite dall’animatore digitale”, anzichè usando “l’amicizia via Facebook”.

Per come la mette l’articolo, i motivi di questo divieto di dialogare via social network (che non esclude altri mezzi digitali!) sarebbero di due tipi:

  • evitare di ritrovarsi invischiati, nei rapporti con studenti e famiglie, in abusi della libertà di espressione e di critica
  • ristabilire ruoli, autorevolezza e quindi efficacia educativa degli insegnanti: “Torni il prof a fare il prof, ad insegnare con autorevolezza, competenza e passione la propria disciplina, e lasci ai coetanei dei ragazzi il compito di essere amici…”

La cosa giusta, per le ragioni sbagliate

I due motivi nel paragrafo precedente non hanno nulla di intrinsecamente digitale. Quelli sono problemi che esistono almeno dagli anni ‘80. È innegabile che i social network digitali aumentano moltissimo le dimensioni di quei problemi. Ma secondo me, se per risolverli seriamente ci vogliono anche divieti, quei divieti dovrebbero avere poco o nulla di “digitale”. Detto questo, se esistono ragioni validissime per pretendere che i prof comunichino con alunni e famiglie anche digitalmente ma non dentro i social network, non sono certo quelle di quell’articolo, ma queste:

PS: a proposito di controllare gli insegnanti…

L’articolo del Corriere, giustamente, segnala anche il grosso problema di “sottoporre praticamente l’insegnante al controllo del dirigente, che dovrà dunque leggere i profili facebook dei prof (e come farebbe altrimenti a colpire in flagrante il docente?)”. Su questo aspetto della questione, mi permetto solo una considerazione: SE (se, OK?) esistono motivi validi perchè un dirigente legga i profili facebook di un professore, il primo non dovrebbe essere le comunicazioni improprie con gli alunni, ma proprio se assumere o no quel docente.