Ambientalisti, volete iniziare a preoccuparvi davvero dei formati?

Poco dopo la sua uscita ho spiegato in che sensoil formato verde .WWF è antiecologico. Qui rispondo, facendo un invito a tutti gli ambientalisti, a una lettrice che si è risentita perché, in sintesi:

Il messaggio che WWF vuole mandare è proprio "non stampare inutilmente!" Il formato è solo una scusa, è il messaggio che conta. Trovo però che la tua critica non sia costruttiva, sembra che tu stia facendo solo pubblicità ai software liberi, ma se il WWF ha creato un formato per provare a fare qualcosa, tu hai scritto un commento che non serve a niente. Inoltre, non è vero che i software liberi sono compatibili sempre e comunque, con tutto e per tutti, perché OpenOffice è compatibile solo con OpenOffice o una versione recente di WindowsOffice. Dopo aver letto il tuo articolo ho ancora più voglia di usare il formato .WWF e diffonderlo, perché se un alfabeto si diffonde, diventa popolare e conosciuto, non può portare ad ignoranza. E mi dispiace ma sbagli quando dici che gli alfabeti "sono il meno possibile e sono rimasti praticamente immutati per secoli" perché ogni popolo ha creato il suo alfabeto o ha modificato quello che gli è giunto da popolazioni colonizzanti, è cambiato con le generazioni.

(Il commento completo è qui, leggetelo per favore!)

Cara Marghe,

Anche ignorando completamente quelli proposti da me, di motivi per dimenticare questo formato il WWF ne avrebbe già tanti, visto che al di fuori del WWF tedesco che ha avuto l’idea, altre sezioni non sembrano tanto entusiaste. Ma veniamo al tuo commento.

Io l’ho detto fin dal mio primo articolo che educare il grande pubblico a evitare stampe inutili è un’ottima cosa. Quello che qui non va bene è solo il modo scelto per risolvere il problema, che approfitta dell’ignoranza generale in materia di formati invece di combatterla davvero a fini ecologici.

Sono molto contento se questi articoli risultano ai primi posti nelle ricerche Web sul formato .WWF. Perché mi pare proprio ora che gli ambientalisti (sia le organizzazioni sia le singole persone) inizino a pensare, meglio e su scala molto più grande di quanto fatto finora, all’importanza di una cultura informatica seria per la soluzione dei problemi ambientali. A proposito di questo:

non è vero che i software liberi sono compatibili sempre e comunque, con tutto e per tutti, perché OpenOffice è compatibile solo con OpenOffice o una versione recente di WindowsOffice.

Io ho parlato di OpenDocument che è un formato di file, non un programma. OpenDocument è compatibile con Microsoft Office, OpenOffice (in tutte le sue versioni, comprese quelle leggerissime come OOo4Kids, che tengono vecchi e inquinanti computer lontani dalle discariche), Lotus Symphony di IBM e altri programmi.

A parte questo, gli articoli che ho scritto su questo formato .WWF possono aiutare molti ambientalisti a realizzare che il software non solo inquina parecchio (molto di più della carta) ma che lo fa proprio attraverso i formati. Sarebbe ora di usare i formati per salvare l’ambiente. Però per favore facciamolo bene e sempre, anzichè limitarsi a elargire alle masse “il nuovo formato verde .WWF che non può essere stampato”.

I computer inquinano enormemente di più della carta, essendo fatti con parecchie materie prime tossiche e consumando quantità enormi di acqua ed energia. A differenza del software libero (vedi trashware), il software commerciale si preoccupa poco o nulla di far durare i computer il più a lungo possibile. Ogni versione o due ci vuole un computer più potente, quindi quello funzionante ma “vecchio” viene buttato senza motivo. Marghe (e tutti gli ambientalisti in ascolto), lo sapevi che quando è uscito Windows Vista lo chiamavano “un’offesa all’ambiente” proprio per la quantità di rifiuti elettronici inutili che avrebbe prodotto? E lo sapevi che il modo in cui quella quantità di rifiuti inquinanti aumenta è proprio attraverso i formati di file?

Lo sapevi che i formati dei programmi commerciali sono segreti e cambiati di continuo solo e proprio per costringere chiunque debba aprire file in quei formati (non solo chi li ha scritti!) a “rottamare” software e hardware ancora funzionanti, che lo voglia o no, con tanti saluti all’ambiente? E bada bene, io ho parlato solo di OpenDocument, ma il problema c’è in qualsiasi campo dell’informatica.

È proprio per questo che faccio “pubblicità ai software liberi” (ma soprattutto ai formati!). Per ragioni ecologiche. Non sto affatto attaccando il formato .WWF perché “sono amante di Linux”. A me Linux piace anche perchè è una scelta ecologica. Ma anche se non mi piacesse, mi secca molto vedere un’organizzazione importante come il WWF scoprire i formati e usarli solo… per ridurre lo spreco di carta, cioè il materiale più biodegradabile, riciclabile e rinnovabile fra tutti quelli consumati da un utente di computer. I formati di file liberi contribuirebbero a salvare l’ambiente immensamente di più di “idee” come il formato .WWF, se più ambientalisti sapessero queste cose e iniziassero a essere più coerenti con i loro ideali anche quando sono davanti a un computer. Ambientalisti, se non vi imbarazza usate pure il formato .WWF, ma in ogni caso smettete subito, per favore, di usare e tollerare formati di file proprietari che mandano i computer in discarica molto prima del necessario

Ah, dimenticavo: quando dico che gli alfabeti “sono il meno possibile e sono rimasti praticamente immutati per secoli” non sbaglio. Ho detto “praticamente”. Perché (vedi l’esempio corrispondente in questo mio seminario) un libro vecchio di 5 secoli posso ancora leggerlo oggi, proprio perché l’alfabeto è praticamente immutato. Un file di soli 10 anni fa potrebbe invece essere già illeggibile oggi. Cosa ampiamente spiegata nei link che ho già fornito nel mio primo articolo, che ogni ambientalista dovrebbe leggere. E gli alfabeti sono il meno possibile, almeno se comparati ai formati di file; perchè in ogni momento ogni popolo o etnia ne ha uno solo, mentre oggi quello stesso popolo o etnia si ritrova con diversi formati di file, non necessari, per ogni attività informatica.