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Dati aperti, società aperta: una ricerca sulla disponibilità e l'accessibilità dei dati pubblici nelle PA locali europee

Come alcuni di voi forse già sanno, io mi occupo regolarmente di temi legati a governo e dati aperti. Questo mese ho iniziato una ricerca per conto del Laboratorio di Economia e Management (L.E.M.) della Scuola Superiore S. Anna di Pisa (1), nell’ambito del programma europeo DIME (Dynamics of Institutions and Markets in Europe). Questa pagina è una sintesi degli obiettivi di questo progetto e, allo stesso tempo, una richiesta di informazioni.

Dopo l'acqua, altri dati pubblici diventano davvero pubblici in Australia

A dicembre 2009 avevo scritto della cosiddetta “privatizzazione dell’acqua”. In quello e poi in un altro articolo facevo notare che, in pratica, fra gestione pubblica o privata dell’acqua può esserci poca o nessuna differenza per i cittadini, se tutti i dati relativi a quella gestione non vengono immediatamente pubblicati su Internet con una licenza d’uso che permetta di usarli come si vuole, come dovrebbe invece avvenire in Australia. Il mese scorso è arrivato un annuncio che prova come quella decisione potrebbe essere solo una parte di un movimento ben più vasto e promettente, laggiù agli antipodi: il governo di Victoria, uno degli stati australiani, si impegnato a usare, salvo eccezioni, la licenza Creative Commons per tutti i dati del settore pubblico.

A proposito di acqua pubblica o privata a Roma...

L'11 febbraio 2010 avrà luogo una manifestazione a Roma contro l’ulteriore privatizzazione di Acea, per ribadire (citando da inviti su Internet) che “l’acqua è un bene di tutti e che nessun Sindaco - per quanto eletto - può disporne come se gli appartenesse”

Se la TV digitale la guardassimo col computer...

Il passaggio dalla TV tradizionale a quella digitale terrestre sta avvenendo con una gran quantità di seccature, spese impreviste e soprattutto confusione. In pochi mesi siamo arrivati al punto che “ci vogliono nove decoder per non perdersi nulla”. Le relative polemiche hanno portato al DDL del Senatore Vincenzo Vita che imporrebbe “che i programmi trasmessi da qualunque piattaforma (digitale terrestre, satellite ecc), sia in chiaro che pay, siano fruibili per l’utente attraverso un decoder unico”.

Le scocciature da digitale terrestre potrebbero essere lo stimolo adatto per farla finita con la TV, ma questo è un altro discorso. Ben venga il decoder unico, visto che averne 3/4 in casa farebbe inquinare e sprecare energia quanto e più dei caricatori incompatibili dei telefonini. Quel che invece va meno bene è l'interattività del digitale terrestre, soprattutto finché ci preoccupiamo solo dei decoder e non di dove li attacchiamo.

Acqua pubblica o privata? All'australiana, grazie!

In questi giorni in Italia si parla parecchio della prossima “privatizzazione dell’acqua”. Per molti è un furto dell’acqua da impedire, e basta. C’è anche una campagna nazionale “Salva l’Acqua”. Altri sostengono che certe preoccupazioni sono solo allarmismo, se non vere e proprie bufale, perché l’acqua in quanto tale rimane pubblica e arriva solo la possibilità di far gestire le reti di distribuzione anche a privati. C’è chi fa notare che sprechi enormi ci sono o ci sono stati anche con gestioni pubbliche dell’acqua e chi fa notare che Parigi, dove la gestione era privata, sta facendo dietrofront.