Pensieri e consigli pratici su divario digitale e iscrizioni online
Questo è un riassunto di alcuni miei commenti fatti al volo su Facebook a proposito del terrorismo psicologico nato sulle iscrizioni online (per sapere perché lo chiamo terrorismo, leggete qui e qui).
Proprio perché so come stanno le segreterie delle scuole italiane, NON capisco perché non fare tutto il possibile per evitargli quell’ulteriore carico di lavoro che invece, se prendi alla lettera quel che dicono MIUR, Repubblica ecc. dovrebbe toccare solo a loro. Non dico che le segreterie devono RIFIUTARSI di aiutare, solo che possono e devono dire alle famiglie che non è indispensabile andare a scuola se non hai il PC a casa. Quanto alle difficoltà di esecuzione della procedura:
Suggerire di andare “dal cugino o dal parroco” non è surreale per niente. È solo la stessa situazione in cui già campiamo tutti grazie allo sfascio generale dei servizi pubblici, dal “dammi un’occhio ai figli tu mentre io lavoro” all'“accompagnami all’ospedale in centro a Roma perché quello vicino casa l’hanno chiuso e non ci sono mezzi pubblici”. Che c’è di scandaloso nel dire di applicare anche in questo settore la stessa rete sociale che già usiamo volenti o nolenti in tanti altri?
L’indirizzo email? Certo, bisogna fornirne uno. E allora? Mica devi avere un PC di proprietà per ottenerlo, e mica hanno chiesto la PEC. Lasci quello del cugino, parroco, call center o te ne fai uno appositamente presso di loro.
Sulla competenza:
Se uno è non madrelingua o analfabeta funzionale, avrà bisogno d’aiuto anche se ha la fibra in casa o se iscrive i figli su carta. Se uno ha meritato la licenza media saprà sbrigarsela senza problemi da solo, su qualsiasi computer trovi disponibile.
Perché sono sicuro che chiunque abbia una licenza media meritata e presa con insegnanti bravi sia in grado eccome, di compilare un certificato d’iscrizione preparato decentemente, su schermo come su carta. Poi sì, certo, so benissimo che molti laureati italiani se la stessa cosa che facevano su carta gliela metti su schermo ti dicono, e pure con fierezza, “io di computer e Internet non ci capisco niente”. Di quelli, scusate, che ci importa?
Parlando invece di persone che hanno problemi seri, cioè immigrati non madrelingua e altre situazioni simili: insisto sul metodo “cugino o parrocchia”, che ovviamente va preso come concetto, non alla lettera, ma è declinabile in molti modi che non sono surreali per niente. Se nella scuola X ci sono bambini di 50 famiglie egiziane, e io SO che dietro l’angolo c’è un call center con un commesso egiziano smanettone e ormai bilingue, ma PERCHE' non dirgli “senti, il 21 gennaio io vengo un’oretta a fare da te una iscrizione online per una famiglia, tu guardi come faccio e gli altri li aiuti tu, che sono già tuoi clienti o potrebbero diventarlo”?
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