Ecco gli hack che vorrei nella Scuola italiana

(Paywall-free popularization like this is what I do for a living. To support me, see the end of this post)

In inglese la parola “hack” indica (anche) l’aprire un qualche oggetto e modificarne le funzioni, in parte per il gusto di scoprire come è fatto, ma soprattutto per migliorarlo e adattarlo ai bisogni reali, senza chiedere troppi permessi o aspettare la manna dal cielo.

L’obiettivo del workshop “Hack4School”, che avrà luogo domani a Roma, è sviluppare con questo spirito soluzioni innovative per la scuola italiana perché ormai, per salvarla dobbiamo hackerarla.

Concordo! L’anno scorso intendevo scrivere una serie di proposte sullo stesso tema ma poi, a causa di altri impegni di lavoro, ho dovuto rinunciare. Poiché in questo momento non so ancora se riuscirò a partecipare ad Hack4School, le riassumo qui.

Scanner “fai da te” per libri!

Per far salvare dai giovani i libri che rischiano di sparire. Dettagli qui

Pluralismo informatico. Perché rinunciarci è stupido

Eliminare servizi e portali che NON funzionano affatto “in ogni luogo”, o tutte quelle abitudini sballate con cui è proprio la scuola pubblica che incoraggia o addirittura IMPONE la pirateria informatica.

Libri di testo digitali. Ma come si deve

Il modo in cui la scuola, dai ministri ai singoli insegnanti, oggi gestisce la questione dei libri di testo è ancora, troppo spesso, davvero imbarazzante (sto cercando di rimanere professionale). Citando da questo servizio del TG1: “nessuno dei libri che aveva il fratello 2 anni fa (evidentemente nella stessa sezione della stessa scuola, NdA) va bene, per cui ho una spesa prevista di circa 700 Euro”. No comment. Viva i libri di testo digitali o comunque scaricabili da Internet, purché davvero aperti. Cioè fatti come si deve, senza i punti interrogativi di certi progetti sempre in vetrina. Ah, e anche valutare come sfruttare la Khan Academy in Italia non sarebbe male!

Open Data dalla scuola, Open Data nella scuola

Perché uno studente di ragioneria o economia aziendale dovrebbe fare solo esercizi teorici da testi già vecchi quando li ha comprati? Non imparerebbe di più studiando i bilanci veri di Comuni, Aziende e Regioni, incluso come non farsi fregare dai Fiorito o Penati della prossima generazione?

E tutti quegli studenti che dalle elementari in poi vanno a fare indagini e ricerche nel proprio quartiere, non sarebbe ora di fargliele mettere su Internet come Open Data, magari su OpenStreetMap?

Ulteriori dettagli e proposte pratiche in questa mia presentazione.

Open Hardware come se piovesse

Oggi vanno tanto le startup. Uno dei modi migliori e più economici per promuoverle, anche se non il più rapido, è abituare i giovani prima possibile a costruire oggetti da sè. Cosa didatticamente ottima sempre, startup o no. Ogni scuola, non solo gli Istituti Tecnici, dovrebbe quindi promuovere l’uso nella didattica di Arduino o altri sistemi Open Hardware a bassissimo costo e pieni di possibilità.

Una stampante 3D in ogni scuola

Questo è un caso particolare del precedente. Le stampanti 3D sono macchinari con cui si possono costruire oggetti di qualsiasi tipo. I modelli base sono Open Source e costano poche centinaia di Euro. Sono uno stimolo eccezionale per la creatività e hanno un gran potenziale di stravolgere l’industria manufatturiera. Se fossi Signore Supremo della Scuola, obbligherei ogni istituto dalle Medie in su a installare una stampante 3D e bocciare gli studenti che non ci si esercitano almeno una volta l’anno. OK, scherzo. Ma mica tanto.

Se posso permettermi UN consiglio…

…è quello di non trascurare un limite dei tablet, anche se fanno tanto 2.0 e innovazione. Checchè ne dicano YouTube, Tumblr e compagnia, la nostra società, civiltà, politica eccetera, sono ancora basate pesantemente sulla parola scritta e credo che ci rimarranno ancora per un bel pezzo. In un contesto del genere, spingere a mille aggeggi molto più adatti ad assorbire che a scrivere tanto, perché non hanno una tastiera decente, può essere davvero limitante. C’è chi sostiene che i tablet minacciano la partecipazione e che le buone idee non vengono dicendole, ma scrivendole. Vale la pena di pensarci un po'.

Varie ed eventuali

Già che ci sono, scusatemi ma chiudo con un sogno a occhi aperti che NON rientra certo negli obiettivi o responsabilità di Hack4School, ma riguarda comunque l’innovare la Scuola italiana. Quello di allontanare:

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