Pensieri sparsi sul portare la Khan Academy in Italia

Alberto Cottica ha appena provato i video didattici della Khan Academy, online e gratuiti.

Cottica considera quel modo di studiare e insegnare un successo pieno, “per come sono fatto io, questo modo di apprendere è molto, molto meglio della scuola tradizionale, e perfino dell’università” perché (riassunto mio in ordine sparso):

  • la lezione è servita: ha capito come funziona il concetto spiegato e saprebbe applicarlo

  • non ha dovuto perdere tempo per andare e tornare dall’aula (da tradurre con “anche chi non ha la possibilità di andare a scuola perchè vive lontano, lavora eccetera, può studiare se ha la banda larga)

  • si possono fare domande nei commenti al video e la qualità delle risposte (di altri studenti) è altissima

  • “se dovesse averne bisogno in futuro e nel frattempo l’avesse dimenticata, saprebbe come ritrovarla e potrebbe rinfrescarla in mezz’ora”

  • gli studenti condividono i loro appunti e scrivono insieme i sottotitoli

  • Khan è un ottimo insegnante

Su Facebook uno dei primi commenti è stato “replicabile anche in Italia se qualche ottimo insegnante ne avesse voglia… Trovando i giusti sponsor anche in questo caso.” La mia risposta automatico/sarcastica è stata “beh, quale sponsor sarebbe più giusto del MIUR?". Per farmi perdonare, ecco qualche considerazione pratica.

Per molti argomenti non servirebbe fare nuovi video, cioè uno sponsor “grosso”. Potrebbe bastare uno sponsor per aggiungere ai video di Khan una voce italiana italiana (cosa legalissima, visto che quei video hanno licenza CC). Concetti come la probabilità condizionata e simili sempre quelli sono. E doppiare è mooooooooolto più semplice, veloce ed economico che fare cose del genere da zero

Volendo, si potrebbe anche dire che lo sponsor quasi non serve, nel senso che potrebbe non servire affatto il doppiaggio. In parte è per il motivo citato da Cottica, cioè che ci sono già studenti che si organizzano da soli per scrivere insieme i sottotitoli (prova evidente che per loro i video funzionano, altrimenti farebbero altre cose), senza aspettare la manna dal cielo.

D’altra parte, visto che quelli di Khan Academy non sono mica argomenti da prima elementare si potrebbe semplicemente dire agli studenti “ascolta direttamente le lezioni originali, così oltre alla matematica impari anche l’inglese”. In fondo, è la stessa cosa che ha intenzione di fare il Politecnico di Torino.

Per la cronaca, mio figlio adolescente capisce l’inglese (non le frasette dei CD allegati ai testi d’inglese e mai usciti dal cellophan, ma i servizi di BBC, CNN e simili) molto, ma molto meglio di me alla sua età, grazie a tutte le ore che ha “perso” guardando anime, Signore degli Anelli e altri film non sottotitolati su Internet.

“Risolti” i problemi dei contenuti e della lingua, possiamo avvicinarci a qualche punto più critico.

Chi glielo fa fare agli studenti italiani di studiare in questo modo, facendo lo sforzo di ascoltare l’inglese e/o produrre sottotitoli? Parlo di tutti gli studenti italiani, non quella minoranza che la Khan Academy l’ha già scoperta per conto suo e ne beneficia senza aspettare autorizzazioni o incentivi dall’alto.

E ai genitori di quegli studenti, chi glielo fa fare di comprare computer e connessione a banda larga, invece di attaccare a prescindere i professori con qualche nuova variazione del “la smettete di farmi spendere e di tormentare il povero ciccino mio?" Di nuovo: sto parlando di tutti gli studenti, non solo di quelli già naturalmente dotati di grande motivazione e intraprendenza, genitori in gamba, soldi in casa e accesso a computer e banda larga.

Una risposta (parziale) potrebbe essere “i giusti incentivi da parte della scuola”. O meglio delle singole scuole, mica è indispensabile aspettare il MIUR. Incentivi come, per esempio:

  • adottare ufficialmente materiali didattici come quelli, invece di far spendere alle famiglie soldi per tomi o CD che poi verranno usati in minima parte

  • premiare chi oltre a usarli li migliora, per esempio dando come compito a casa, con voto, “scrivi i sottotitoli di quella lezione”, oppure “aggiungi altri esempi ed esercizi ai commenti di quel video”

Che ne dite?

Due note finali: primo, per favore non perdiamo nemmeno un secondo con il “ma quale formazione via Internet che è il futuro, la lezione in presenza con l’insegnante bravo è sempre molto meglio”. Certo che è molto meglio, ma solo quando (nota polemica) c’è un insegnante bravo e (nota pratica, molto più importante) quando puoi effettivamente andarci, a lezione da quell’insegnante bravo. La formazione online va considerata soprattutto per dare un’opportunità a tutti quelli che (magari perché c’è la crisi, i tagli lineari e compagnia cantando) quelle possibilità non ce l’hanno. Adulti inclusi.

Infine, tutto quanto scritto finora vale quasi parola per parola anche per progetti di produzione collaborativa di contenuti didattici, seri e realmente aperti, che di multimediale hanno poco o nulla. Come l’internazionale CNX, gli INGOTs per elementari e medie oppure, visto che in Italia le competenze le abbiamo, questi o questi. (*)

(*) Non lavoro per quegli editori, ma li conosco online e mi piace il loro approccio