Se non sei il cliente sei il prodotto? Mica vero...
La frase “se non sei il cliente sei il prodotto” è uno slogan usatissimo per ricordare agli allegri internauti i fatti della vita:
se una società che ti fa comunicare gratis tutto il giorno vale 170 MILIARDI di dollari dev’essere perché qualcosa tutto sommato riesce a vendere. E quel qualcosa, dice lo slogan, è proprio i suoi utenti, perché suoi clienti sono SOLO gli inserzionisti e tutti gli altri (ancora più pericolosi) che pagherebbero PROPRIO per osservare quegli utenti. Per farvi un’idea concreta di quanti “altri” pagherebbero, e perché, potreste:
- chiedervi come mai, se la sociologia è anche uno “strumento di azione sociale” oggi molti sociologi vogliono far ricerca con Facebook anzichè in Università
- leggervi questo sostituendo “emozioni” con “intenzioni di voto”.
- pensare a quanti modi esistono per scoprire a chi NON concedere un mutuo
Ma torniamo al titolo del post. In realtà quello slogan non è proprio falso, è solo molto incompleto. Su Facebook, o qualsiasi altro servizio del genere, se non sei il cliente è perché sei anche e soprattutto il fornitore, che forse è anche peggio. Se non sei il cliente, il prodotto sono soprattutto i dati che fornisci TU per profilare i tuoi contatti:
La schermata qui sopra è un esempio classico, dal vero. Che succede quando Tizio fa una foto a Caio e Sempronio durante un evento pubblico (in quel caso cattolico, ma potrebbe essere qualsiasi cosa da Roma-Lazio a una marcia No TAV) e la carica nella pagina Facebook di quell’evento?
Succede che chiunque altro può taggare, cioè “schedare” in Facebook, Caio e Sempronio come probabili cattolici o tifosi o blac bloc eccetera. Cioè aiutare gli inserzionisti di Facebook a capire quale pubblicità mostrare a Caio e Sempronio, o gli altri partner di Facebook a capire come ragionano quelle persone.
Anche se Caio e Sempronio non lo hanno mai voluto scrivere nel loro profilo quale religione, idea politica o squadra di calcio preferiscono e se erano venuti su Facebook solo per scambiare qualche foto gratis con gli amici. E nel caso non ve ne foste accorti, la frase precedente significa che “ma se Tizio c’era già di sua volontà su Facebook, se già lui aveva detto che quella pagina gli piace, che male c’è?” non cancella affatto il problema. Più altri utenti confermano che Tizio la pensa effettivamente così, più aumentano loro precisione e valore della sua “schedatura”.
Insomma, su Facebook dite pure quello che volete di voi, sono affari vostri. Ma per favore pensateci cento volte prima di “raccontare”, taggando o in qualsiasi altro modo, i fatti degli altri (anche se a loro va bene, perché quasi sicuramente non ci hanno mai pensato a fondo). E poi non fatelo.
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