Io NON la voglio la banda larga. Non come scusa, almeno

Partiamo da qualche citazione deliberatamente di almeno 2/3 anni fa, così misuriamo anche quanto (non) è cambiato da allora:

Insomma, pare proprio che la mancanza di banda larga sia una delle cause di primo piano dei casini in cui stiamo. Ma…

Ma non serve mica la banda larga per…

(tanto per fare qualche esempio veloce, aggiungetene voi quanti ne volete)

Se lo costruisci…

Ricordate l'Uomo dei Sogni, il film del 1989 con Kevin Kostner? Io, in generale, che la banda larga rientri (come i dati aperti) nella categoria del “se lo costruisci, loro verranno” (sottinteso: “e staranno meglio di prima”), ci credo, sul serio. Però mi da' fastidio, sempre di più, vedere la banda larga usata da politici e guru assortiti come la “pace nel mondo” delle Miss Italia di Zelig: “di' che vuoi la banda larga per tutti, che vai sul sicuro”. Mi da' fastidio la banda larga chiesta per farsi belli e competenti o, peggio ancora, usata come scusa per non fare nulla, come avviene spessissimo anche con i “nativi digitali”.

Di' con convinzione che i giovani sono tutti nativi digitali, illudendoti tu per primo che nativi sia sinonimo di competenti: tutti capiranno da soli che non devi mica preoccuparti tu della loro educazione a scuola o fuori, anzi! Meno t’impicci e meglio è.

Di' con convinzione che nell’organizzazione che dirigi, o nel Comune che amministri, manca la banda larga: tutti capiranno da soli che non è colpa tua se non cambi nulla, nemmeno le cose per cui tutto sommato la banda larga non serve.

Banda larga per tutti, per carità, però smettetela di usarla come scusa. Anche (soprattutto?) adesso che lo stesso presidente del Consiglio ha ripetuto che “la rete a banda larga è un’infrastruttura “essenziale” per la competitività del Paese e quindi si aspetta “un rapporto senza sconti che dica qual è la situazione dell’Italia e gli obiettivi da raggiungere”. Tipo la roadmap sullo stesso tema già presentata tre anni fa da un osservatorio della Camera in cui anche lui era Deputato, insomma.