Di Ingegneri, abusivismo, Open Data e Web 2.0

Web 2.0 e innovazione, o guerra fra poveri?

Io e tanti altri più in gamba di me in questo periodo parliamo parecchio di quanto sia importante aprire i dati delle Pubbliche Amministrazioni. Spieghiamo che farlo serve per aumentare la trasparenza in politica, eliminare abusi, illegalità e sprechi e sostenere l’economia locale. E che per questo i dati aperti sono uno dei grandi temi del momento quando si parla di innovazione, dagli Stati Uniti all’Africa.

Qui da noi, intanto, l’Agenzia del Territorio scopriva nel 2010 l’esistenza di circa due milioni di costruzioni sconosciute alle mappe catastali grazie a un’opera imponente di rilevazione aerea. E il 3 agosto 2011, mi dice il Corriere, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e l’Agenzia del Territorio hanno firmato un accordo per (se capisco il burocratese) scovare gli immobili fantasma o comunque abusivi e i loro proprietari, per calcolare quanto devono pagare e convincerli a farlo. Ah, e questo “censimento” si farà con software sviluppato da Sogei (società controllata dal ministero dell’Economia).

Ora, verificare l’effettiva presenza di irregolarità e calcolare l'importo di eventuali multe o sanatorie è senz’altro un lavoro da professionista, ma accorgersi che c’è una villetta dove al Catasto risulta solo terreno incolto no. Perché sprecare professionisti mandandoli in giro alla cieca, anzichè spedirli a colpo sicuro solo dove altri hanno già individuato una sicura violazione?

Invece oggi le visure catastali si pagano e denunciare abusi edilizi è complicato. Ma se i dati del catasto, meno i nomi dei proprietari di terreni e immobili, fossero accessibili online automaticamente e gratuitamente a tutti, i programmatori di OpenStreetMap e/o quelli di Evasori.info ci metterebbero mezza giornata a scrivere (gratis) programmini anti-abusivismo per computer o smartphone. Roba che chiunque potrebbe usare per accorgersi che il fabbricato che ha davanti ufficialmente non esiste, scattargli una foto e pubblicarla automaticamente su Internet, in modo che l’Agenzia del Territorio sia informata (gratis) di dove dovrebbe mandare un ingegnere a verificare e stimare eventuali violazioni. Altro che imponenti rilevazioni aeree, accordi in pompa magna e software sviluppato apposta (fra l’altro, con che licenza? Sarà software libero?)

Non sto sognando a occhi aperti, roba del genere già esiste. Basterebbe adattare Netlamps, il software libero sviluppato in Italia per segnalare buche, cantieri stradali e altri ostacoli alla circolazione. Massima efficienza, uso ottimale delle risorse umane, minor spesa possibile per i contribuenti.

Invece non si fa. Ma quali sono gli ostacoli maggiori? Chi si arrabbierebbe parecchio se iniziative del genere partissero, o minacciassero di partire sul serio e su larga scala? Solo le grandi società che fanno foto aeree e quelle che (temo) vengono pagate per sviluppare da zero software non riutilizzabile, anzichè sfruttare quello che già esiste?

Pare proprio di no. I giovani ingegneri cagliaritani sono avvelenati, perché vedono nell’intesa appena firmata (che, notate bene, coinvolge solo professionisti come loro!) almeno tre violazioni normative (spiegate in dettaglio nell'articolo del Corriere): incompatibilità fra volontariato e lavoro subordinato o autonomo, retribuzione inadeguata e violazione della prassi/obbligo di fatturare qualsiasi prestazione professionale. La considerano “palesemente anticostituzionale… una sorta di sfruttamento verso gli ingegneri più giovani” e tante altre cose che potete leggere nell’immancabile gruppo di protesta su Facebook.

E questa è comunque una rivolta, come dicevo, contro un’iniziativa comunque tradizionale e ristretta, “di casta”. Nel senso che nessuna delle parti in causa (giovani ingegneri, Consiglio Nazionale, l’Agenzia del Territorio) mette in dubbio che solo pochissime persone, quelle con certi titoli di studio e certe qualifiche professionali, siano qualificate per fare tutto quel censimento. L’unico motivo di disaccordo è se e quanto essere pagati.

Però, aprendo i dati del Catasto e facendo fare il lavoro grezzo di scoperta e segnalazione pubblica degli immobili abusivi a qualunque volontario armato di smartphone (potenzialmente, milioni di persone):

  • si raccoglierebbero quei dati quasi gratis e molto più in fretta, risparmiando un sacco di soldi

  • sarebbe quindi più facile trovare i soldi per pagare adeguatamente gli ingegneri che dovrebbero fare le stime (perché quelle dovrebbero farle loro, nessuno lo nega)…

  • … ma probabilmente ci sarebbe lavoro per molti meno ingegneri, visto che non dovrebbero più sprecare decine di migliaia di ore per scovare gli immobili abusivi, ma solo recarsi a colpo sicuro in quelli segnalati dall’esercito dei volontari

Come reagirebbero quei giovani ingegneri e il loro Consiglio Nazionale, se nel mezzo di una discussione su quanto pagare l’individuazione degli immobili abusivi alzassero la testa e scoprissero che c’è una marea di persone qualunque che lo sta già facendo gratis, senza nemmeno perdere tempo a chiedergli il permesso? Chi glielo dice che questa storia potrebbe essere un’altro di quei casi in cui, come dice Krugman l’educazione, o meglio il pezzo di carta, non dà la risposta?

E se poi la cosa non si fermasse all’abusivismo edilizio? Che succederebbe se Stato ed Enti Locali cominciassero a gestire sistematicamente in questo modo l’individuazione di discariche abusive, cantieri pericolosi, opere pubbliche inutili e tante altre cose?

Web 2.0 e innovazione, o causa di guerre fra (nuovi) poveri? Come verranno recepite tante proposte avveniristiche?