Spunti di riflessione sulla privacy, direttamente dal Garante

Il 19 aprile 2011, nel corso di un incontro a Roma su Politica della trasparenza e dati aperti c’è stato un intervento di Francesco Pizzetti, Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

L’intervento, a parere di diversi presenti incluso il sottoscritto, non c’entrava quasi nulla con il tema della giornata, cioè l’apertura dei dati pubblici quasi mai personali, cioè capaci di provocare problemi di privacy, delle Pubbliche Amministrazioni: bilanci, mappe, costi e orari di appalti, trasporti e altri servizi pubblici, roba di questo genere. È per questo che gli dedico una pagina a parte, distinta dal mio resoconto di tutto il resto del convegno, che pubblicherò fra breve.

Però l’intervento è stato comunque interessante e quindi, a parer mio, almeno i punti che riassumo qui, sono spunti utilissimi per riflessioni che tutti dovremmo fare.

Tanto per cominciare, nonostante i mass media sbaglino sistematicamente per far prima, non abbiamo un “Garante per la privacy” ma un “Garante per la protezione dei dati personali”. Perché il secondo concetto, ha spiegato Pizzetti, è più ampio e chiaro e meno fuorviante.

Pizzetti ha poi fatto alcuni esempi per illustrare la sua tesi che il cittadino può anche essere vittima, non solo e non sempre beneficiario felice, della massima apertura e visibilità di tutte le informazioni. Uno è quello di una signora di 65 anni, violentata quando ne aveva 15. Si è rivolta al garante quando la nipotina ignara (**) ha cercato per giocare la nonna su Google, trovando fra i primi risultati l’articolo d’epoca con tutti i dettagli del caso, e rimanendo giustamente sconvolta, grazie alla solerzia di un giornale locale che aveva da poco messo tutti suoi archivi online.

Come impedire, ha poi chiesto Pizzetti, che quando un giovane muore in un incidente qualche giornale locale pubblichi come foto della vittima, senza alcun controllo, la foto del primo utente Facebook con quel nome e cognome, visto che è successo tre volte negli ultimi 18 mesi?

La domanda successiva è stata: vogliamo davvero conoscere e far conoscere a tutti le ragioni sanitarie per cui qualcuno percepisce un assegno di invalidità, o i motivi per cui ha diritto a una casa popolare? È giusto far vedere a un bambino (e a tutti i suoi compagni di classe) che sta andando in una certa scuola perché suo padre è povero?

Personalmente, per quanto riguarda le case popolari io avevo scritto tempo fa che Affittopoli sarebbe stata facilmente evitabile con i dati aperti. Sugli altri due casi… devo pensarci. Anche se conosco una persona (funzionario metalmeccanico) che vive in un piccolo comune laziale: suo figlio anni fa non era entrato in graduatoria per l’asilo comunale, perchè i titolari di due o tre negozi avviatissimi dello stesso comune avevano dichiarato redditi inferiori al suo. Solo la minaccia di una denuncia ha “riaggiustato” la graduatoria.

Pizzetti ha anche presentato la risposta ufficiale (che a me fino a quel giorno era sfuggita) alla domanda: “Perché il garante si è opposto alla pubblicazione online dei redditi dei contribuenti qualche anno fa?" (le parti in corsivo sono aggiunte mie):

  1. Perché erano finiti in rete in forma modificabile (cioè facilmente utilizzabile per ridiffondere versioni false a cui avrebbero creduto a milioni, vista la quantità di gente che crede a bufale come quella delle 600mila auto blu…)

  2. Perchè determinava/causava una chiara penetrabilità della struttura economico/sociale del nostro paese, utilizzabile da tutto il mondo per ricavare informazioni strategiche (??? Boh…)

Chiudo con altre affermazioni interessanti di Pizzetti, sicuramente da meditare:

  • Non si può dare accesso completo a tutto, come se la scelta fosse solo fra bianco e nero.

  • Il diritto all’oblio non esiste, è solo un’applicazione della regola che un dato inutile va cancellato e va distinto quale accesso deve essere garantito per quel dato.

  • Se ci fosse stato il diritto all’oblio nel ‘600 e nel ‘700 oggi non avremmo nessun registro parrocchiale a disposizione per ricostruire la storia locale di tante comunità.

Voi che ne pensate?

(**) e se ho capito bene, nemmeno la figlia sapeva niente, ma di questo non sono sicuro