Patroni Griffi e il futuro con gli Open Data

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Il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi non dorme più e non riesce a concentrarsi per un appartamento al Colosseo comprato a prezzo ridotto dieci anni fa. Ma…

Fino a prova contraria, non solo il Ministro non ha fatto nulla di illegale ma, che io sappia, non c’è nemmeno nessuno che lo sostenga. Il motivo per cui ritengo quell’articolo molto interessante è che mi pare una dimostrazione esemplare del perchè quasi tutti i politici attuali, in Italia e all’estero, non sembrano particolarmente interessati agli Open Data, in Italiano dati aperti.

Open Data significa pubblicare sistematicamente online, con licenze che ne garantiscano il riuso a tutti, per qualsiasi motivo, i dati grezzi relativi ad attività e funzionari pubblici. Quei dati potrebbero essere qualunque cosa, dagli indirizzi degli ospedali (meno facili da trovare online di quanto pensiate) a interessi e attività di uomini politici, ma sono sempre dati che già sono o dovrebbero essere pubblici, per cui non vale la scusa della privacy.

In altre parole, Open Data significa permettere a chiunque ne abbia la capacità, non solo a giornalisti dipendenti di grandi gruppi, di fare “scoop” come questo della casa al Colosseo di Patroni Griffi. E ripeto, a scanso di equivoci, che parliamo solo di dati che già sono o dovrebbero essere pubblici, per cui non vale la scusa della privacy.

È per questo, non per Patroni Griffi, che quell’articolo è rilevante. Perché descrive come potrebbe sentirsi, alle prossime elezioni amministrative o politiche, qualunque politico italiano attuale sapendo che tutti i suoi elettori hanno accesso diretto a certe cose (legali!!!) che ha fatto nei 10 o 15 anni precedenti. Inclusi i troppi che si scandalizerebbero a sproposito perché sono incapaci di contare (ricordate le 600mila auto blu?), di leggere una data o di fare 5 secondi di controlli online (vedi l’emendamento che non voleva morire). C’è da meravigliarsi se molti “addetti ai lavori” non si interessano agli Open Data? O se c’è periodicamente chi tenta di censurare Internet con la scusa del copyright?

Come si esce da questa situazione?

Che facciamo? Rinunciamo ad aprire i dati pubblici? Certamente no. Questioni di principio a parte, oggi semplicemente non possiamo permetterci, essendo finiti i quattrini, di non rendere le Pubbliche Amministrazioni più trasparenti ed efficienti possibile.

L’intervista a Patroni Griffi anticipa però l’atmosfera generale che potrebbe instaurarsi, con tutto quel che ciò implica per il progresso dell’Italia, se qualcosa che succederà presto comunque (più trasparenza con le nuove tecnologie) troverà impreparati la maggioranza dei politici e degli elettori italiani.

Per molti politici, forse il modo più efficace di uscirne potrebbe essere il ricambio. Fare un passo indietro, lasciare spazio a chi avrebbe meno problemi (culturali, non penali!) a rendere regolarmente conto di quanto fa o ha fatto nei dieci anni precedenti.

Per gli elettori, forse l’unico sistema per non farsi scoppiare in mano questo meravigliosi strumenti di democrazia che sono i dati aperti e le nuove tecnologie è l'(auto)educazione. Abituarsi, cominciando a scuola, a essere cittadini attivi sempre, non solo quando si vota. Per esempio leggendo regolarmente cosa succede, sforzandosi davvero di capire se quel che si legge ha senso o no prima di rilanciarlo su Facebook, e usando sistematicamente strumenti come Open Parlamento o Openbilancio.

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