ePart a Udine? Utile, ma non aperto. Perché?
ePart è un sistema informatico con cui i cittadini di Udine (e tante altre città) possono segnalare via Internet, con la massima comodità, guasti dei semafori, incroci pericolosi, buche e altri problemi stradali.
Il 28 giugno 2011, appena ho letto del grandissimo successo di pubblico del sistema ePart a Udine ho scritto all’assessore comunale all’Innovazione, Paolo Coppola, e alla ditta che fornisce il software alla base di ePart, per fargli le mie congratulazioni e chiedere quanto segue:
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Come mai il Comune di Udine non ha installato e usato per questo scopo software analogo Open Source, senza costi di licenza, come l’inglese FixMyStreet o l’italiano Netlamps? So bene che la licenza è solo uno dei costi da considerare, e nemmeno il maggiore! Il senso della domanda è: cos’è che in questo specifico caso ha fatto scegliere questo prodotto? È stata fatta una comparazione precisa di costi/benefici/funzioni con altri prodotti? Tale comparazione è disponibile online?
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Qual è la licenza ufficiale dei dati (pubblici!) generati da/attraverso il portale ePart dai cittadini di Udine (o di qualsiasi altra città ovviamente), e in quali formati sono scaricabili? In altre parole, è possibile per chiunque, legalmente e tecnicamente, scaricare automaticamente tutti quei dati in formati aperti e adatti al riuso e all’analisi automatica?
Il motivo della seconda domanda è che solo in questo caso è possibile a qualunque cittadino verificare indipendentemente i tempi di risposta ai problemi, oppure correlare quei dati con altri per fornire nuovi servizi, magari anche a scopo di lucro, cioè per creare posti di lavoro e benessere sul territorio, come spiegato nel manifesto italiano per l’Open Government o in questo mio articolo (pubblicato dopo la mia domanda iniziale) e in tanti altri studi sull’argomento.
Il 4 luglio 2011 la ditta fornitrice del software ha risposto alla seconda domanda come segue:
I dati generati dal portale sono liberamente disponibili per i Comuni i quali sono liberi di renderli pubblici in diversi formati. In generale, ritengo che solo persone, che come lei, hanno delle capacità di studio e di analisi dei dati abbastanza evolute, siano in grado di analizzare i dati grezzi di ePart. Conosco bene le persone che hanno scritto il manifesto sull’Open Government e lo condividiamo pienamente. Per qualsiasi altra informazione siamo a sua disposizione.
il 24 luglio 2011 ho risposto a mia volta, ringraziando e chiedendo:
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da un punto di vista tecnico, il vostro software è in grado di far scaricare a chi lo desidera i dati GREZZI generati sia in tempo reale, cioè facendo interrogazioni al server, sia in massa, per analisi offline? Nel secondo caso, in quale formato? ne sono disponibili le specifiche?
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Quanti dei Comuni che usano il vostro software stanno già rendendo disponibili i relativi dati GREZZI online a tutti i loro cittadini?
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(al Comune di Udine) avete in programma di rendere tutti questi dati GREZZI disponibili online nel modo spiegato qui sotto? Se sì, quando? Se no, perché?
I fornitori di ePart hanno risposto subito alla prima domanda spiegandomi che non esiste un sistema, tipo web services, per accedere ai dati. Esiste solo il flusso RSS presente sul sito, e alla seconda che non lo sanno. Da allora non ho più ricevuto alcuna comunicazione sull’argomento.
Mi sembra quindi utile ripetere le domande, stavolta pubblicamente, completandole con qualche spiegazione e considerazione generale.
Prima di tutto, è vero che solo persone “con capacità di studio e di analisi dei dati abbastanza evolute, siano in grado di analizzare i dati grezzi”. Ma anche se di cittadini così ce ne fossero solo 10 o 15 in tutto il comune di Udine, perché non dovrebbero avere tutti la possibilità di fare quelle analisi, per comunicare i risultati a tutti gli altri? Non è un loro diritto?
A parte questo, non ho nulla da criticare ai fornitori del software. Si tratta di una azienda privata (per fortuna italiana!), che deve generare profitti obbedendo alle richieste dei suoi clienti.
Diverso è il discorso per il Comune di Udine, che non ha mai risposto nonostante l’assessore e altri funzionari fossero in copia a tutti i messaggi che ho appena riassunto. Perché?
Spiegare perché è stato scelto quel software e non altri, e aprire i dati raccolti con esso raccolti è importante non solo per una questione di trasparenza. Far generare dati pubblici a privati, senza le garanzie che quei dati saranno sempre disponibili, può creare parecchie grane e spese inutili (tipo dover pagare di nuovo per convertirli) in futuro. Quali sono lo status legale, i proprietari e il futuro dei dati pubblici e forniti dai cittadini di Udine attraverso ePart? Rispondere a queste domande e garantire la piena apertura di quei dati è responsabilità di chi commissiona il lavoro, non di chi lo esegue. Spero che queste risposte arriveranno presto.
L’ultima cosa che devo dire è una rassicurazione. So benissimo che in Italia ci sono amministratori locali che, leggendo articoli come questo, potrebbero chiudersi a riccio, rifiutando di aprire i loro dati: “a Udine l’hanno fatto e ci hanno guadagnato solo seccature”.
A tutti quegli amministratori dico: state tranquilli, non è così!
Anche se il modo in cui viene usato oggi ha i gravi limiti che ho segnalato qui, ePart sta facendo contenti gli Udinesi e aumentando la fiducia nei loro amministratori. La strada è quella, non c’è dubbio: partecipazione, amministrare insieme attraverso la tecnologia. Viva chi lo fa! E se la prima volta non viene perfetta, come è successo con ePart a Udine, nessun problema! Sarebbe stato molto peggio se non avessero fatto nulla. L’importante è continuare a migliorare, cioè aprire i dati pubblici sul serio, come ho spiegato qui e qui.
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