Sbilanciamoci sul Software Libero: buona idea, ma spiegata male

Ho appena scoperto che la Contromanovra finanziaria 2011 proposta da Sbilanciamoci propone di passare all’uso massiccio di Software Libero nelle Pubbliche Amministrazioni italiane, per risparmiare. La proposta è buona e l’appoggio in pieno, ma poiché nella contromanovra è spiegata… piuttosto male, conviene fare qualche chiarimento per darle il risalto che comunque merita.

L’unico punto della Contromanovra finanziaria 2011 in cui si parla di software è questo paragrafo che cito per intero:

Copy left. Sbilanciamoci propone l’adozione del software libero da parte di amministrazioni centrali e locali potrebbe portare risparmi molto ingenti. Si otterrebbe un risparmio attorno ai 2 miliardi di euro l’anno sui costi delle licenze (di cui 680 milioni solo per le soluzioni Microsoft). I vantaggi non sarebbero solo economici ma anche quelli di un’eccezionale strumento di trasparenza amministrativa e di controllo della spesa.

Il copyleft (scritto tutto attaccato, perché è un gioco di parole in inglese a partire da copyright) è usato nel movimento del Software Libero/Open Source, ma non è l’unica licenza e non è il movimento, quindi non è il titolo più appropriato per quel paragrafo. Questo comunque è un dettaglio non essenziale.

Prima di tutto, quel paragrafo non dice che una parte non trascurabile di quei due miliardi di Euro l’anno dovrebbero essere spesi, nei primi anni, per passare dal software proprietario usato oggi a quello libero, addestrare tecnici e in alcuni casi utenti o scrivere nuovo software libero quando ancora non ne esiste per certe attività. Per me questo non è un problema, nel senso che sarebbe una spesa transitoria e che, a differenza delle licenze, che in buona parte sono soldi che vanno direttamente e permanentemente all’estero, le attività che ho appena descritto potrebbero e dovrebbero consistere in buona parte di lavoro di programmatori e tecnici italiani, cioè rimarrebbero a casa. Insomma, i risparmi arriverebbero a quella cifra solo a regime, e il transitorio creerebbe occupazione in Italia, quindi nessun problema.

Quello che invece proprio non va in quel paragrafo, perché è fuorviante, è l’ultima parte: I vantaggi non sarebbero solo economici ma anche quelli di un’eccezionale strumento di trasparenza amministrativa e di controllo della spesa.

La verità è che, di per sè, usare esclusivamente Software Libero nella Pubblica Amministrazione non ne aumenta affatto la trasparenza o le possibilità di controllarne le spese. Volendo, si può costruire il perfetto stato di Polizia usando solo Software Libero. E la gara d’appalto per la fornitura di Software alle Pubbliche Amministrazioni si potrebbe scrivere in modo che possano vincerla solo gli amici degli amici, a costi maggiorati anche se il software in questione dovrà essere libero per legge.

È vero che c’è oggi un movimento, chiamato dei Dati Aperti (Open Data in inglese) che punta a far funzionare le Pubbliche Amministrazioni come se fossero Software Libero: cioè senza segreti, con tutto il “codice”, cioè i dati, in piena vista, e consentendo a tutti di partecipare al loro miglioramento. Ed è altrettanto vero che in Italia non c’è bisogno di Spider Truman, ma di Dati Aperti, anche perché è facile giocare quel gioco facendo il proprio processo alla Casta. Ma quello è tutto un’altro discorso.

Anche se, da domattina, tutti i computer pubblici, dalla Presidenza del Consiglio al Comune più sperduto, usassero solo Software Libero, questo non basterebbe certo per sapere con esattezza quanti soldi vengono spesi, come, perché, oppure chi prende certe decisioni (ma vi pare ammissibile che si sia potuto dire “non si sa chi ha scritto la norma salva Fininvest”?).

Il Software Libero non è affatto un “eccezionale strumento di trasparenza amministrativa e di controllo della spesa”. Casomai, è il modo migliore per costruire strumenti del genere (cioè per pubblicare e usare Dati Aperti, eliminare certificati inutili per le famiglie e fare tante altre cose di cui avremmo bisogno nelle PA), visto che lo si può modificare come serve davvero agli utenti, anziché come fa comodo a chi vuole solo vendergliene un’altra versione. Ma se la trasparenza non viene garantita a priori, ad altri livelli e con altri mezzi, il Software Libero fa ben poco.