Tassare tutti per i problemi di Windows? Ma scherziamo?

Proprio quando credi di averle sentite tutte, ne arriva un’altra che ti lascia a bocca aperta. Due anni fa avevamo saputo che ogni giorno mezzo milione di computer viene infettato da bot (i bot, chiamati anche malware, sono programmi software maligni, che entrano di nascosto nel computer attraverso Internet o dall’interno di qualche file già corrotto e poi girano in silenzio per trasmettere spam, rubare dati personali o far danno in qualche altra maniera).

Quello del malware è un problema enorme sia perchè oggi dipendiamo dal software in troppe maniere per riassumerle qui sia per ragioni ambientali. Secondo un rapporto pubblicato a maggio 2009 trasmettere, analizzare e filtrare i messaggi spam consuma tanta energia quanto 2.4 milioni di case, contribuendo all’effetto serra quanto 3.1 milioni di auto (che causano anche enormi problemi di spazio e tempo perso, ma quella è un’altra storia).

Il 2 marzo 2010 Scott Charney, Vice Presidente Microsoft per la “informatica affidabile” (Trustworthy Computing) è intervenuto a una conferenza sulla sicurezza informatica per parlare proprio di questo problema: come fare a limitare o prevenire i danni causati da computer affetti da malware?

Secondo un riassunto pubblicato da ComputerWorld summary published on ComputerWorld il signor Charney è partito col piede giusto. Ha fatto notare che, proprio come ci sono quarantene obbligatorie, in isolamento, per chi è colpito da malattie infettive, si dovrebbe fare lo stesso con chi ha un computer impestato da malware ma, per qualsiasi motivo, non lo ripulisce prima possibile: niente accesso a Internet finchè il computer non è di nuovo sicuro.

Questa è un’idea valida e nemmeno nuova. Già ad aprile 2009, per esempio, un articolo del Guardian sosteneva giustamente che navigare su Internet con software pieno di problemi di sicurezza è “come guidare un’auto con le gomme lisce: se lo fai sei un pericolo mortale per te stesso e per gli altri”.

Il problema, come al solito, sono i soldi: per i fornitori di accesso a Internet capire quali dei loro clienti hanno computer infetti è un costo, e aiutare quei clienti a ripulire i loro computer è un costo molto maggiore. Purtroppo, la risposta di Charney alla domanda “dove li troviamo quei soldi” è stata così… intelligente che si fa davvero fatica a crederci:

_"Potremmo considerarlo come un problema di pubblica sicurezza e quindi istituire una nuova tassa da usare apposta per risolverlo"_

Sì, stando a ComputerWorld Charney ha detto proprio questo! Ma vi rendete conto? Qui continuano ad arrivare, tanto per limitarsi a notizie dell’ultima settimana, notizie come “ancora una falla in Internet Explorer su Windows Xp”, in un mondo in cui, come ben sappiamo, quasi tutti i computer usano Windows, e dovremmo risolvere i problemi di un’azienda privata in attivo, che fra l’altro nemmeno fattura in Italia quello che vi vende, con tasse pagate anche da chi non usa Windows? La reazione migliore è quella del primo commentatore dell’articolo di ComputerWorld:

_"Insomma, Microsoft vorrebbe risolvere i suoi problemi grazie ad aiuti pubblici, costringendo ME a pagare per la LORO incompetenza? No, grazie, passo... che sistemino loro il disastro che hanno combinato"_

L’idea di bloccare l’accesso a Internet a chi spedisce spam o altre forme di malware è sensata e costa molto meno del ripulire i computer di quegli utenti: ci sono già servizi online come Spamaus che fanno controlli del genere tutto il tempo, quindi perchè non provare qualcosa di simile? (evitando però passi falsi come quelli di Vodafone e Barracuda, grazie)

Però pretendere che i costi di “riparazioni” del genere vengano pagati con altre tasse è completamente assurda! è come dire che, visto che uno dei motivi per cui tutti (giustamente!) paghiamo Polizia Stradale e Vigili Urbani è bloccare auto con gomme lisce o freni difettosi, allora tutti i contribuenti dovrebbero pagare nuove gomme e freni per quelle stesse auto. O come dire, sempre parlando di auto, che la gente dovrebbe pagare una tassa apposita per aiutare Toyota a sistemare i loro pedali dell’acceleratore. Eh? Ma, ripeto, stiamo scherzando?

No, grazie, non se ne parla nemmeno. Se il tuo computer fa danni su Internet il problema va risolto con i tuoi soldi, e solo con quelli. Anche perchè, in realtà, questo è un problema che si può risolvere in maniera infinitamente più semplice di quelli tipo Toyota, e senza spendere un Euro, bastano un po' di tempo e buona volontà. Sostituite immediatamente Windows con Gnu/Linux, un sistema operativo che ha molti, molti meno problemi di sicurezza di Windows ed esiste in versioni come Ubuntu particolarmente facili e adatte ai principianti. Sbrigatevi a farlo, prima che tutti gli altri contribuenti vi corrano dietro inferociti.