Di Amazon, braccialetti e qualità della vita

(Paywall-free popularization like this is what I do for a living. To support me, see the end of this post)

Qualche citazione e una domanda per tutti quelli che stanno ripetendo anche dai tetti “Braccialetti elettronici? Embeh? Se non gli piace Amazon, possono trovarsi un altro lavoro”

In due giorni, ho già visto ripetere quel concetto da non poche persone di cui sono quasi sicuro che non hanno alcuna idea (perché sono almeno 15 anni che fan solo lavoroni intellettualissimi, nulla di male ovviamente) di cosa significa già oggi fare un lavoro di quel tipo, anche senza braccialetti traccianti. O di come diventerebbe con il braccialetto.

In alcuni casi, ho anche il sospetto che quelle persone non abbiano ancora un’idea chiara degli effetti di certi modi di lavorare sulle comunità prima che sui singoli individui. Forse perché ancora credono che pure questa ondata di automazione creerà posti di lavoro nuovi accessibili a chi è rimasto per strada, in quantità sufficienti, ma soprattutto in tempo utile. Partiamo dalle comunità.

Le città povere, e come le riducono i magazzini di Amazon

Qualche citazione al volo dall’appena uscito “What Amazon Does to Poor Cities”:

  • Nel 2012 San Bernardino, città a 100 km da Los Angeles, era ancora in preda alla crisi, con la disoccupazione al 15%. Quindi fece gran festa quando Amazon decise di aprire lì uno dei suoi magazzini, assumendo più di 1000 persone. Oggi quelle persone sono 15000, in nove centri sparsi per tutta l’area
  • Grazie soprattutto a questo, oggi il tasso di disoccupazione è sceso dal 15 al 5%, e in generale, questo è innegabile, quella zona non si è spopolata
  • Ma la disoccupazione è calata, in parte non trascurabile, semplicemente perché oggi più persone della stessa famiglia sono costrette a prendere qualsiasi lavoro, per arrivare a fine mese. Rispetto all’era pre-Amazon, che era comunque di crisi grave, il reddito medio è calato del 4% e le persone ufficialmente in povertà (spesso anche se lavorano!) sono aumentate del 20%
  • in ogni caso, le condizioni di lavoro sono tali che (a parte il fatto che molti di quei posti di lavoro sono a breve termine) ben poche persone riescono a resistere più di un anno. Ma diversi benefit del contratto Amazon locale sono riservati a chi ha almeno un anno di anzianità
  • il motivo degli abbandoni, dicono i dipendenti, non è tanto la monotonia o la fatica fisica, ma (ricordatevene) “l’incredibile pressione di Amazon a lavorare in fretta, sempre più in fretta”.
  • i miliardi fatturati da quei centri non vanno nelle tasche dei dipendenti, ma nemmeno alle amministrazioni locali. Che anzi tagliano i servizi essenziali, perché direttamente da Amazon incassano forse meno di quanto versavano le aziende locali di prima della crisi. E su tutte le imposte locali da IVA a IRPEF, ICI/IMU e simili, ricavano meno. Proprio perché il reddito medio dei residenti è calato, portandosi dietro valore delle case e tutto il resto, ma soprattutto altri datori di lavoro.

OK, ora parliamo dei braccialetti traccianti di Amazon

Questo è l’effetto di Amazon oggi. E se rimanesse questo, sarebbe lo stesso dei vari centri commerciali e megastore come Auchan, Leroy Merlin, o Walmart negli USA, solo 10 volte più grande. Ma roba come questo braccialetto elettronico:

Di Amazon, braccialetti e qualità della vita /img/brevetto-amazon-braccialetto-tracciante.jpg
<u><em><strong>CAPTION:</strong> 
<a href="https://www.theverge.com/2018/2/1/16958918/amazon-patents-trackable-wristband-warehouse-employees" target="_blank">Fonte immagine: Ufficio Brevetti USA, via The Verge</a>

</em></u>

ha un effetto sui lavoratori qualitativamente diverso. Per la cronaca, io sono un darwinista digitale, convinto che di digitalizzazione e automazione come e dove servono davvero ne stiamo facendo ancora troppo poca, non un luddita.

Però, francamente, rimango basito vedendo gente, anche “professionisti”, che non capisce affatto la differenza enorme, a tutti i livelli, fra essere controllati e richiamati continuamente all’ordine da un ALTRO essere umano, sia pure str… o quanto volete, e da un computer. Almeno un capo che vi assillava sul lavoro l’avrete mai avuto o no? Provate a immaginarvi un suo clone, che però:

  • non puoi parlarci del tempo, delle partite, di niente. L’UNICA cosa che sa dirti è “lavora meglio, e più in fretta”
  • è fisicamente incapace di qualsiasi altra conversazione, ma quella VUOLE averla più frequentemente possibile
  • vi segue ogni singolo secondo, letteralmente anche al bagno
  • NON si stanca e non va mai al bagno o in pausa caffè. Nè sarà mai, mai distratto da qualsiasi altra cosa stia succedendo nell’azienda. È lì solo per voi
  • non andrà mai in pensione, nè in ferie, nè cambierà mai azienda o reparto. MAI
  • non c’è matrimonio, aver figli, malattie, lutti, niente… che possa cambiarne la personalità di un millimetro

Ecco, provate a immaginarvi di lavorare così più di un mese, poi ne riparliamo. Tenendo in considerazione anche questo consiglio ricevuto da un lettore, aggiunto alle ore 17:

“se volete che noi invece di lagnarci ci troviamo un altro lavoro, piantatela TUTTI VOI di comprare da Amazon, anzichè, a prezzi ovviamente maggiori, dal libraio, sarto, eccetera… sotto casa. Così magari possono ricominciare loro ad assumere. Oggi a noi, e domani pure a voi, se doveste trovarvi in mezzo alla strada”.

Sullo stesso tema (in Inglese): “robot che tolgono posti di lavoro agli umani, o posti di lavoro che trasformano gli umani in robot?".

Who writes this, why, and how to help

I am Marco Fioretti, tech writer and aspiring polymath doing human-digital research and popularization.
I do it because YOUR civil rights and the quality of YOUR life depend every year more on how software is used AROUND you.

To this end, I have already shared more than a million words on this blog, without any paywall or user tracking, and am sharing the next million through a newsletter, also without any paywall.

The more direct support I get, the more I can continue to inform for free parents, teachers, decision makers, and everybody else who should know more stuff like this. You can support me with paid subscriptions to my newsletter, donations via PayPal (mfioretti@nexaima.net) or LiberaPay, or in any of the other ways listed here.THANKS for your support!