Eliminare i certificati antimafia come dice Brunetta? Buona idea, se...

Ieri il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha sconvolto l’Italia proponendo di eliminare i certificati antimafia.

Il Procuratore nazionale antimafia Grasso ha definito la cosa campata in aria. Il Ministro dell’Interno Maroni ha aggiunto che la certificazione antimafia non può essere modificata.

Brunetta, però, in effetti non avrebbe detto che la certificazione va eliminata, ma solo che (dallo stesso articolo citato qui sopra): “Basta chiedere a imprese e cittadini documentazione per informazioni che la Pubblica amministrazione già possiede”.

Che è tutto un altro discorso. Prima di tutto perché, riassumendo il pensiero di un imprenditore: “se sono io a fornire un documento cartaceo, per assurdo posso costruirlo falso. Se invece la PA appaltante lo ricevesse direttamente in formato elettronico dalla PA che quel documento lo emette, sarebbe certo e aggiornato. Forse sarebbe il momento buono nel quale la PA si mette a fare seriamente una rete di interscambio dati. Se poi pensate che ogni volta alla PA, per qualsiasi cosa, devo fornire la visura camerale, pagare CCIAA e bolli…"

Messa così, è tutto un altro discorso. Scambiarsi carta stampata tramite cittadini trasformati in fattorini coatti, invece di scambiarsi direttamente via Internet i file da cui vengono quelle stampe, è un’assurdità che, oltre alle spese, fa perdere una quantità enorme di tempo a cittadini e imprese. Perché è presente in tutti i settori pubblici, a tutti i livelli, vedi lo scandalo dei certificati di licenza media.

Va beh, direte voi, ma sicurezza e lotta alla criminalità dove le mettiamo? È essenziale che esperti valutino quei documenti per evitare infiltrazioni mafiose! Se tutto fosse automatico, con trasferimenti di file che poi magari nessuno vede, come faremmo a essere sicuri che un controllo c’è stato?

Facile: potremmo esserlo, e molto più di adesso, se la proposta di Brunetta venisse realizzata nel modo giusto, lo stesso che renderebbe molto meno necessaria la spesa di una commissione antimafia a Milano. Ovvero rendendo accessibili a tutti, via Internet, i dati relativi alle aziende che partecipano a quegli appalti, in formati facilmente analizzabili e correlabili con altri dati, tipo quelli della Stima dei Tempi delle Opere Pubbliche.

Se dati del genere (che “la Pubblica amministrazione già possiede”) fossero accessibili gratuitamente anche a tutti i cittadini che volessero analizzarli, non solo a qualche esperto, sarebbe più facile scoprire subito se chi concede permessi a un’azienda ha interessi nella medesima. Sarebbe anche un ottimo deterrente contro abusi come quelli di affittopoli.

Se facessimo così, anziché sperare nello Spider Truman di turno, allora sì che abolire i Certificati Antimafia cartacei sarebbe una buona idea, perché oltre a ridurre le spese aumenterebbe l’efficacia dei controlli. Senza costi aggiuntivi per lo Stato. Lo faremo?