Rischi per la scuola pubblica nel nuovo accordo Brunetta/Gelmini/Microsoft

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Cosa fareste se un maestro provasse a insegnare ai vostri figli a scrivere solo con penne o matite di una determinata marca, “perché è quella che usano tutti”?

Gli ridereste in faccia, chiedendone la sospensione dall’insegnamento o lo lascereste fare?

Se la vostra risposta è la prima e ci tenete che le scuole insegnino a ragionare per risolvere problemi, anzichè spingere bottoni come scimmie, è appena successo qualcosa che dovete sapere.

Microsoft è stata sotto inchiesta per diversi anni presso l’Unione Europea per abuso di posizione dominante, cioè perché rende inutilmente difficile fare a meno dei suoi programmi anche a chi vorrebbe usarne altri, per risparmiare o qualsiasi altra ragione. È proprio per questo che, a partire dal 2004, l’Unione Europea ha inflitto a Microsoft multe di quasi 1,7 miliardi di Euro.

Se le cose stanno così, e se i garanti della concorrenza dell’Unione Europea non hanno ancora accertato se le soluzioni proposte da Microsoft siano adeguate, perché i ministri Brunetta e Gelmini hanno già firmato un protocollo triennale per la multimedialità nella didattica proprio con Microsoft?

Nel comunicato si legge che, fra le altre cose, “Microsoft si impegna a fornire gratuitamente software operativo e/o applicativo a supporto di particolari esigenze od attività delle scuole e del Miur”.

In realtà, ricevere software gratis serve a ben poco se si tratta di programmi inutilmente potenti, che spesso per girare ti costringono a comprare un computer nuovo anche se quello vecchio funzionava ancora benissimo.

Dal canto loro, Enti Pubblici, aziende e liberi professionisti lo sanno bene perché agli studenti il software viene regalato: perché loro il software devono pagarlo eccome! Oggi chi lavora può comprarsi le penne che preferisce ma è costretto (senza nessuna ragione reale, tecnica) a spendere parecchi quattrini per avere lo stesso software di tutti gli altri. Perché il software è come una penna che può costringere (anche se non ce n’è nessun bisogno!!!) chiunque legga ciò che ci hai scritto a comprarsi una penna identica per risponderti, anche se costa centinaia di euro più di tutte le altre.

Quindi è interesse anche delle aziende fare in modo che le nuove generazioni sappiano usare qualunque “penna” software sia disponibile, anzichè solo la più costosa.

Cosa si deve fare per evitare danni?

Sull’opportunità di stringere accordi con chi ha precedenti non proprio favorevoli ai fini degli accordi stessi si potrebbe discutere a lungo, ma quello è un argomento a parte. Almeno per ora, vediamo soltanto come evitare conseguenze negative.

Gli obiettivi descritti nel protocollo d’intesa (favorire l’accesso alle nuove tecnologie, soprattutto in ambito didattico, da parte di studenti e insegnanti e aumentare le competenze tecnologico/didattiche di questi ultimi) sono importanti e necessari. Però non avrebbe senso affidarsi per raggiungerli soltanto a chi:

  • ha già creato i problemi appena descritti
  • non può, per sua stessa natura, che fornire solo software non modificabile dagli utenti e che, nel lungo termine, deve costare alla società il più possibile per soddisfare gli azionisti.

Qualunque ne sia il motivo (mancanza di competenze, pigrizia mentale, scarsità di fondi), la scuola non deve “insegnare a fare (solo) quello che già fanno tutti”. Se fosse così basterebbero reality show e telefilm per avere un’educazione. Nessun insegnante o genitore responsabile può considerare valido un criterio del genere. Anche nelle amministrazioni locali c’è già chi ha criticato l’accordo, chiedendo se “educhi cittadini autonomi o consumatori dipendenti”.

In pratica, ben venga la volontà di portare la scuola italiana nell’era digitale, ma perché questo o simili accordi non facciano danni, ogni insegnante o genitore deve, come minimo, fare in modo che la propria scuola:

  • non imponga mai agli studenti di studiare e fare i compiti in maniere possibili solo con un determinato programma software, anche se è gratis. È come se vi costringessero a comprare solo penne e quaderni di una sola marca e in una sola cartoleria, nè più nè meno.
  • sfrutti al massimo tutte le comunità locali che già esistono e possono fornire gli stessi servizi descritti nell’accordo ma con costi effettivi quasi sempre inferiori.

Stop!Zona-M tornerà spesso su questi temi con informazioni e consigli pratici. Nel frattempo, oltre a visitare il sito del software libero per la didattica, potete scoprire quelle comunità e cosa possono fare per la scuola visitando il prossimo 24 ottobre, la manifestazione del Linux Day più vicina a casa vostra. Non mancate!

FONTE IMMAGINE: http://www.galatinastoria.com/ITC%201%20febbraio%202009%20resoconto.htm