Altro che blockchain! QUESTI sono i contratti intelligenti
La blockchain è una delle mode digitali del momento. Ci si dovrebbe fare di tutto, dalla torta di mele ai “contratti intelligenti” (“Smart Contracts”). Anche se, nel caso dei contratti, potrebbe già esistere un altro modo di renderli molto più “smart”.
I contratti “smart” sono descritti come “l’applicazione di blockchain che sostituirà gli avvocati”. In pratica, dice Wikipedia i contratti smart sono “protocolli per computer che facilitano, verificano, o fanno rispettare, la negoziazione o l’esecuzione di un contratto”.
In parallelo a quelli smart basati su blockchain, c’è chi propone un modo di scrivere contratti in una maniera completamente differente, ma molto più concreta e più facile da capire e mettere in pratica.
Sto parlando degli esperti che stanno già producendo, studiando e promuovendo contratti in formati come normali mappe mentali, illustrazioni o strisce a fumetti, ma legalmente validi e vincolanti tanto quanto quei mattoni illeggibili da 50 pagine che qualunque adulto, almeno una volta, ha dovuto firmare. Per saperne di più, oltre al sito originale, potete leggere questo articolo di Conversation (in Inglese).
I limiti dei contratti a fumetti, e perché mi piacciono comunque
Le tecnologie digitali sono potentissime. Possiamo, e davvero dovremmo, usarle molto meglio di quanto stiamo facendo attualmente per risolvere problemi reali. Rendere contratti e leggi davvero equi e comprensibili a tutti è senz’altro uno di quei problemi, e per molti uno dei più importanti.
Nel caso dei contratti, l’importanza della loro leggibilità aumenterà ulteriormente a maggio 2018, con l’entrata in vigore della General Data Protection Regulation (GDPR). Da quel momento infatti, come nota C. Doctorow su BoingBoing, ogni sito o servizio web dovrà richiedere con sufficiente chiarezza, a tutti i suoi utenti, il loro consenso esplicito per qualsiasi trattamento di ogni dato che forniscono.
Per quanto potenti, i “contratti smart” e altre tecnologie dello stesso tipo possono essere solo uno degli strumenti con cui risolvere alcune parti di questi problemi. In Italia, tanto per dire, oltre ai contratti sarebbe anche ora di scrivere le LEGGI come si scrive il software. Lo stesso vale per i contratti a fumetti.
Io non sono un avvocato e per quanto ne capisco non posso certo escludere che i contratti a fumetti siano un vicolo cieco. O che, più probabuilmente, abbiamo bisogno sia di contratti con blockchain sia di loro stesure a fumetti, se non altro perché i due metodi affrontano parti diverse del problema generale. Ma verificare che (anche) strumenti “vecchi” e meno fighetti non siano soluzioni migliori di un problema reale, anzichè costringerlo ad adattarsi alla moda digitale del momento dimenticando tutto il resto… quello è il modo di lavorare!
#Avvocati tremate?
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