Corruzione nelle grandi opere? Possono combatterla gli studenti
Leggetevi questa inchiesta dell’Espresso sulla corruzione che uccide nelle grandi opere. Leggetevela! Non tanto, e non solo, per la corruzione in sè stessa, ma per capire come potrebbero aiutarci a combatterla… gli studenti!
Ogni riga di quell’articolo è un motivo in più per mettere in pratica subito, in tante facoltà universitarie e scuole superiori di tutta Italia, una proposta che ho fatto ormai quasi sei anni fa. Ecco il perché.
Quell’inchiesta dell’Espresso dice, fra le altre cose, che:
"[almeno dagli anni 90] il sistema è rimasto sempre lo stesso: il progetto è fatto male in partenza, così poi si devono fare le modifiche, le varianti, che portano soldi in più alle imprese. Anche l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è un progetto di Lunardi fatto malissimo."
e il bello è che…
“il problema dei progetti variabili (e dei costi gonfiabili) è FACILMENTE verificabile sulle carte: “Le varianti tecniche sono ammissibili solo per le gallerie. All’esterno le modifiche non dovrebbero esserci: se il progetto cambia, dovrebbero pagare le imprese private. Invece paga sempre la parte pubblica”
Punto primo: servono Open Data
Per me, questo significa che budget e progetti di tutte queste opere andrebbero sempre pubblicati integralmente (*), non appena sono approvati, come Open Data, cioè legalmente riutilizzabili da chiunque. Perché in Italia c’è sicuramente qualche decina di migliaia di persone abbastanza competenti per individuare e denunciare giochetti del genere senza troppa fatica, se solo potessero analizzare i progetti. Queste persone sono divise in due classi. La prima è quella di tutti i geometri, capicantiere, ingegneri civili e architetti: nel mucchio, ce ne sono sicuramente tantissimi che farebbero uno studio del genere gratis, per il gusto di trovare l’errore o per motivi di studio.
Costo dell’operazione? Praticamente nullo. I progetti nuovi nascono già digitali, quindi pubblicarli significa solo caricare dei file su un server. Fare scansioni di quelli cartacei costa, ma di sicuro è niente in confronto alle cifre enormi che si sprecano senza controlli veri.
Per la cronaca, sei anni fa suggerivo qualcosa di molto simile, per individuare abusi edilizi.
Punto secondo: sotto con gli studenti!
L’altro esercito di (ok, aspiranti) esperti è costituito da tutti gli studenti italiani di Ingegneria Civile, Edile, Idraulica, e dei vari Istituti Tecnici negli stessi settori. Questa è tutta gente che magari spreca anni studiando esempi ed esercizi irrealistici e/o vecchi di decenni. Mentre invece, come dico dal 2011, potrebbe e dovrebbe:
- studiare quei progetti, per imparare le soluzioni buone e individuare quelle “discutibili”.
- pubblicare come Open Data qualsiasi debolezza individuata nei progetti stessi
- sistematicamente, cioè come “compiti”, a casa o in classe, parte della normale attività didattica
Ovviamente, gli studenti di Economia e Commercio, Ingegneria Gestionale, Ragioneria… potrebbero fare lo stesso con i budget di quei progetti.
Altro che alternanza scuola-lavoro: questa sarebbe vigilanza (=educazione civica!) scuola-lavoro, che salverebbe vite umane e denaro pubblico, migliorando la qualità dell’insegnamento e a costi bassissimi per la comunità!
Anche l’effetto sulle grandi opere future non sarebbe trascurabile. Perché chi studia così riceverebbe un messaggio chiarissimo: se quando sarai grande non lavorerai come si deve, ci saranno migliaia di persone pronte ad accorgersene
La mia proposta di usare e produrre Open Data a scuola è adattabile anche ad altre discipline, ma questo delle grandi opere è il settore in cui potrebbe avere i benefici concreti maggiori, per tutto il paese. Due anni fa ho proposto più in dettaglio come realizzarla, e sono a disposizione per realizzarla. Basta scrivermi.
L’importante è che si cominci subito a sfruttare questa opportunità. Su tutte le grandi opere, e tutto sommato pure su quelle meno grandi. Nella Capitale, ad esempio, oltre alla Metro C un ottimo caso di studio sarebbero le infrastrutture del nuovo stadio della Roma.
(*) OK, a meno di eventuali segreti industriali, ma non cambia la sostanza della cosa.