Lo smartphone in classe serve se...
Scrive Alex Corlazzoli che “lo smartphone in classe serve eccome. Perché con i libri sta arrivando anche la realtà aumentata”, ovvero:
una rivoluzione decisamente storica: un passaggio dalla carta al digitale senza abbandonare il libro ma rinnovandolo, rendendolo veramente interattivo grazie al cellulare.
All’uso in classe dello smartphone non sono contrario sempre e comunque, anzi! In questo periodo, per esempio, sto lavorando proprio a una ricerca sul valore del fai-da-te digitale (anche) nell’educazione (e quel progetto offre anche un corso gratuito online per saperne di più).
Però mi sembra utile _completare _quell’articolo con alcune considerazioni, partendo da quelle più ovvie, o più personali.
Tanto per cominciare, l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici in classe rappresenta ancora, eccome, "un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente” se non è limitato all’attività didattica.
In secondo luogo, affermazioni come il titolo di quell’articolo mi fanno lo stesso effetto di “presto voteremo online” o presto avremo tutti frigoriferi intelligenti, o uno smartwatch, cioè che FAREMO qualcosa, volenti o nolenti, “perchè sì”. Cioè perchè è un futuro inevitabile, anzi l’unico possibile, ed è già arrivato. Quando invece, se appena si guarda un po' meglio, insieme alla sostanza si trova anche tanta, troppa fuffa: nel voto elettronico/online, come nei frigoriferi intelligenti e negli smartwatch. Meglio andarci cauti, dicendo per esempio, cosa che condivido appieno, “lo smartphone in classe può servire, eccome!"
Anche perché, in questa o qualsiasi altra discussione sulla didattica, bisognerebbe distinguere subito di quale età e/o tipo di scuola si parla, e ragionare caso per caso. Troppe discussioni su questi temi sono inutili, semplicemente perchè si fanno, o si commentano, affermazioni palesemente valide solo per i liceali, o solo per le elementari, come se fossero valide per tutta la scuola, dalle elementari al diploma. Premesso tutto questo, lo smartphone in classe può servire, anzi a volte sarebbe eccome un peccato non sfruttarlo, se:
- non taglia fuori chi lo smartphone non ce l’ha perchè i genitori non possono permetterselo, o molto semplicemente, se si parla di scuole elementari o anche medie, vogliono ancora aspettare un po' prima di metterne uno in mano ai figli
- alleggerisce vita e bilancio familiare. Se fare un ponte fra carta e digitale è un’idea bella e probabilmente necessaria in molti casi, a “vedere su ogni banco un telefonino dell’ultima generazione” una famiglia si rassegna molto più facilmente se gli si **evita del tutto **la spesa e il peso sulla schiena dei libri cartacei, anzichè aggiungersi. D’altra parte, è vero che in molti casi non sarebbe possibile fare un unico salto
- si evita in tutti i modi che le lezioni “all’avanguardia, capaci di non annoiare i ragazzi” non li mantengano anche incapaci di concentrarsi
- gli insegnanti siano in grado di gestirlo. Sia questa che tante altre innovazioni, digitali e non, richiederebbero parecchi prepensionamenti per essere applicate su larga scala
- ah, e ovviamente, far lezione in quel modo serve solo quando è realmente possibile, per tutti gli studenti, “accedere in pochissimi secondi ai contenuti multimediali con smartphone e tablet**"**. Cioè solo se la scuola ce l’ha, un collegamento a Internet come si deve. O se (molto meglio!) l’editore fornisce una copia intera di quei contenuti sulla rete locale della scuola stessa, quindi utilizzabile con il solo wi-fi, anche senza alcun collegamento a Internet**
E qui arriviamo al punto più importante, l’unico che, se non ho capito male, oggettivamente non mi piace di quell’articolo: la spiegazione di come “l’applicazione consente di salvare i collegamenti ai contributi [per] visualizzarli qualsiasi altro momento possa essere utile”.
Stiamo scherzando? Salvarsi una propria copia di un file è una funzione base, banalissima, che esiste da un pezzo in ogni smartphone. Vedere la capacità di “salvare i collegamenti ai contributi” presentata come se fosse chissà che cosa non mi piace.
Mi fa sospettare che non sia possibile conservarsi e usare quelle “copie di contributi multimediali” quanto e come si vuole, vedersele su un computer con schermo più grande, passarle al fratello minore se va alla stessa scuola, rivendersele e così via. Come è sempre stato possibile con i testi cartacei.
Mi fa sospettare, insomma, che quella specifica applicazione possa aumentare la dipendenza tecnologica da singoli fornitori di contenuti o tecnologie, con tutti i rischi economici, ambientali e culturali che questo comporta.
E se è così, non mi piace vedere un docente della scuola pubblica che fa pubblicità a un’applicazione del genere, se lo fa senza citarne limiti così seri.
A proposito, che fine hanno fatto progetti e strutture per incoraggiare le scuole a prodursi i testi scolastici da sole, ma con licenze aperte? Potevano e dovevano servire anche a evitare rischi del genere, no?
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