La Scuola che non sa nemmeno i link e il treno, da perdere, di certa "formazione"
Questa qui sopra non è una battuta: è una schermata VERA, presa a fine 2012, di una pagina realmente esistente del sito Web ufficiale di una scuola pubblica italiana realmente esistente. Ve ne riproduco esattamente il testo, senza nomi ma completo di link, perché possiate apprezzarne appieno il significato con il vostro stesso mouse:
Accesso Area Riservata Genitori (In caso di problemi di apertura, cambiare browser
Scorrere l’elenco alfabetico alla voce “nome_della_scuola” e cliccare a destra sul codice: codice_numerico
Come potete facilmente verificare da soli, il testo iniziale è un normalissimo link che apre un elenco di nomi di scuole: per ogni scuola, nella colonna più a destra c’è un codice che è anch’esso un link, tanto quanto il primo, cliccando il quale si arriva all’area riservata ai genitori di quella specifica scuola (se va bene, vedi fine articolo…)
A questo punto, chi ne sa anche poco di pagine Web avrà già apprezzato l’assurdità della cosa, ma eccone la spiegazione per tutti.
I link di cui parliamo, quelli che “clicca qui e si apre una pagina nuova”, esistono da quando esiste il Web, cioè quasi vent’anni. Si potrebbe dire che sono il Web. E ne hanno fatto la fortuna proprio perché funzionano sempre allo stesso modo, in qualunque pagina vengano inseriti. Chi ha scritto quel testo “sa” che cos’è un link, altrimenti non vedo come avrebbe potuto attaccarne uno al testo “Accesso Area Riservata Genitori”. Ma lo sa talmente male e confusamente da non essersi reso conto che non solo poteva, ma doveva fare una pagina in cui, cliccando su “Accesso Area Riservata Genitori” si arrivasse direttamente all’area riservata, senza far perdere tempo ai genitori con istruzioni e passi intermedi.
Se l’autore di quella pagina Web (ripeto, nel sito ufficiale) avesse voluto preparare un volantino identico per funzionalità e professionalità, ma cartaceo, avrebbe dovuto scriverci testualmente:
Per telefonarci, procuratevi una copia dell’Elenco Telefonico, scorretelo fino alla voce “nome_della_scuola” e componete il codice numerico a destra di esso.
e sappiamo tutti che, se davvero lo avesse fatto, sarebbe stata sommersa di ridicolo e rispostacce in pochi minuti, dai suoi stessi colleghi. Invece quella pagina è online da settimane (almeno) e nessun dipendente di quella scuola, dal Dirigente in giù, se ne sente imbarazzato o si rende conto che dovrebbe esserlo.
Per la cronaca, in quello stesso sito si trovano anche:
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combinazioni di colori, vedi schermata, che non credo soddisfino le linee guida per l’accessibilità dei siti pubblici
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quasi tutte le pagine intitolate “Nuova pagina 1”
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testo centrato… a forza di spazi, non dandogli uno stile adatto
Il primo punto si potrebbe anche temporaneamente qualificare, per bontà d’animo, come “da specialisti”. Gli altri due però sono marchi di chi sa usare i Word Processor solo come se fossero macchine da scrivere, cioè facendosi del male da solo, da prima che esistessero Web, Windows e telefonini, cioè da decenni.
Chi mi ha segnalato questa perla mi dice anche che non solo l’autore è comunque una persona che si fa un mazzo tanto in segreteria per studenti e famiglie, ma anche che “Preside e tutti i professori di mio figlio sono tutti in gamba, preparatissimi e giustamente severi”. Ottimo! Resta il fatto che il vero divario digitale della Scuola italiana è questo, altro che mancanza di banda larga! Perché:
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senza nulla togliere alle qualità umane e all’impegno sul lavoro di quella persona, ormai errori del genere e il fatto che nessuno se ne accorga sono, diciamo, simpaticamente indecenti
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perché il problema di cui stiamo parlando non è certo le seccature provocate direttamente da quella specifica pagina, ma l’enorme, capillare quantità di sprechi da “uso improprio” dell’informatica nella Scuola e fuori, di cui è un esempio, perché non è certo un caso isolato
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usare un computer per lavoro (pubblico!) in quel modo non è più accettabile nel 2013
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corsi di formazione e aggiornamento? Stiamo scherzando? Certo mai con soldi pubblici, anche SE ce ne fossero a profusione. Non più, non oggi, almeno in certi ambienti
Cose come la Patente Europea del computer potevano avere un senso nel secolo scorso. Oggi, invece, quello forse è un treno che si deve perdere. Se non l’hai fatto all’epoca, ormai non salirci proprio se devi farlo con soldi pubblici. Un impiegato pubblico che per lavoro deve usare il computer oggi, o è un “nativo digitale” o un… diversamente giovane che però i computer li vede e usa tutti i giorni ormai da anni. Ormai, in quei casi, pretendere di essere pagati per imparare che un link è un link è un po' come pretendere un corso pagato d’aggiornamento professionale sui temperamatite: se non riesci a usarli è un problema solo tuo, almeno finché ci tieni a un lavoro in cui serve usare la matita.
Quando va bene…
Ricordate che avevo scritto che cliccando, alla fine si arriva nell’area riservata genitori “se va bene”? Il motivo è che con alcuni di quei link, quali è lasciato come esercizio al lettore, si ottiene solo un “Accesso impossibile. La versione del programma installata presso la Scuola non è corretta”. Che tradotto significa più o meno “fa niente se una scuola pubblica dopo aver acquistato un software o servizio online poi non lo mantiene più. Tanto quello dopo che, dopo averlo pagato, deve comunque prendersi mezza giornata di permesso per andare in segreteria sei tu”.
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