Sono stato ad Hack4School e...
Hack4School è un workshop che ha avuto luogo il 9 ottobre 2012, rivolto soprattutto a studenti delle superiori, per sviluppare soluzioni innovative per la scuola italiana. Ho partecipato a buona parte del workshop, aiutando come meglio potevo quando qualche studente mi faceva domande, ma soprattutto come osservatore.
Purtroppo, per motivi logistici, me ne sono dovuto andare prima delle presentazioni finali delle varie proposte, ma è stato un pomeriggio ben speso.
Prima di tutto, è stato un bel pomeriggio. Se gli organizzatori hanno apprezzato quanto me l’effervescenza, l’acume, l’impegno e, diciamolo pure, in certi momenti il gran casino dei partecipanti, si sono divertiti parecchio. Qualcuno che era venuto solo per farsi una gita c’era, ma praticamente tutti si sono impegnati sul serio. Hack4School è stato interessante per vari motivi.
Prima di tutto, anche se non ho fatto il conto preciso, a occhio c’erano molte meno ragazze di quante ce ne sarebbero potute essere, ma molte di più, e meno male, di quante temessi. Una gara/maratona di programmazione? Da quanto si sente (da tutto il mondo, non solo da noi!!!) sulle barriere per le donne nel mondo informatico poteva sembrare un’occasione ideale “per soli uomini”, invece non era affatto così.
Poi, i problemi veri della scuola italiana oggi. La maggioranza degli studenti li ha ben presenti, almeno in alcune aree, e questo s’è visto. Spiegando le regole della competizione, uno degli organizzatori ha detto fra l’altro “partire individuando un problema VERO, concreto, che effettivamente voi avete a scuola”. A quel punto, una ragazza seduta vicino a me ha scritto quasi inconsciamente sul bloc notes “pulizia”.
A parte questo interessante fuori tema, la maggior parte delle proposte che ho sentito io (ma l’elenco non è assolutamente completo!) girava intorno a (quelle fra virgolette sono tutte frasi vere intercettate nella sala):
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assistenza efficace per la scelta della scuola superiore o dell’Università
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“sono al quinto anno, e ogni anno è stata una sofferenza, se avessi saputo a 14 anni quello che so ora non avrei MAI scelto questa scuola che non fa proprio per me”
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“ormai ho idee abbastanza chiare sul lavoro che vorrei fare, ma mi rendo anche conto che questa scuola che ho scelto non è la più adatta”
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“io che esistono certi tipi di scuole superiori (o di Università) l’ho scoperto DOPO essermi iscritto ad altre”
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“troppe Università hanno siti incompleti o comunque inutili, perché non si capisce affatto cosa fanno, quali lavori puoi effettivamente fare con certe lauree e quali prospettive reali di lavoro ne conseguono”
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“ogni sito universitario è diverso, perché il Ministero non fa una banca dati/portale unico?”
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didattica più coinvolgente e partecipata
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“sei ore, sei diverse lezioni, tutte frontali, solo ascoltare. CHE P…E!!!”
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“non lavoriamo in maniera collaborativa (magari con studenti di altre scuole, o stranieri”
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“non abbiamo mezzi, competenza o assistenza per riconoscere online risorse didattiche valide e affidabili”
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editoria scolastica
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“i libri costano TROPPO!”
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“io ho un libro scritto nel 2002, certi capitoli già non servono più a niente”
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“è da quando vado a scuola che compro libri di 400 pagine e se va bene ne studiamo 100”
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comunicazioni inefficienti fra studenti e docenti, o fra docenti
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“arrivano proposte di attività interessanti, o addirittura circolari del Ministero che dovremmo conoscere, e nessuno ce lo dice, o le mette sul sito della scuola”
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“noi o i nostri insegnanti sprechiamo mezz’ora, andando da un capo all’altro della scuola, ogni volta che occorre sapere se un docente è presente, o che serve leggere un file… disponibile solo stampato in bacheca. Ma rendere certe informazioni accessibili da smartphone no?”
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studio inefficace delle lingue straniere
- “Devo far pratica di conversazione? Ma allora organizziamo un gemellaggio con classi straniere per chattare o parlare via Skype con loro, cosa c…o imparo parlando solo nella mia classe?”
Menzione onorevole: un sistema per ridurre gli sprechi di acqua ed energia nelle scuole.
Nel corso del workshop ho provato anche diverse sensazioni (ripeto: sensazioni) forse non proprio positive, ma credo utili per riflettere insieme.
Una è la percezione, da parte degli studenti, della scuola solo come procedura per prepararsi a un lavoro buono (nel senso di appagante, non necessariamente “ben pagato”) e riuscire a trovarlo. Molto meglio “buon lavoro” che “fare carriera”, ma comunque una visione riduttiva, no? Soprattutto in un’epoca in cui l’educazione non sembra più la strumento per costruire una società più prospera ed equa.
L’altra cosa non proprio positiva, anche se assolutamente prevedibile e scusabile in ragazzi di quella età, è la fiducia un tantinello eccessiva nella tecnologia. Se certi docenti vanno ancora a monologhi pallosissimi è perché SANNO che nessuno li rimuove dall’insegnamento, non certo perché la loro scuola non ha tablet, LIM o banda larga. Viva comunque l’entusiasmo, se non c’è (anche) quello certe barriere non si abbattono.
Chiudo segnalando, sempre come sensazione, una scarsa conoscenza di quanto si fa già nel mondo. I gruppi che ho visto lavorare su didattica partecipata e simili, per esempio, non avevano mai sentito parlare di Khan Academy o di Connexions. Causa solo della scarsa conoscenza delle lingue (vedi sopra) o segno che “nativi digitali” deve significare solo una fascia d’età, non che quelle stesse persone sappiano automaticamente come vivere nel digitale (vedi “non abbiamo mezzi, competenza o assistenza…")? A voi la risposta. Ah, a proposito: mentre sulla pagina Facebook di Hack4school qualche clic c’è, ma solo qualcuno, alle 9:30 del 10 ottobre 2012 l’hashtag #hack4school contiene quasi esclusivamente tweet di adulti “del ramo” come me, non studenti.
Aggiunta 10/10/2012, ore 13: dimenticavo, a proposito di quanto si fa già, che oltre al “mondo” c’è anche l’Italia. Quanti dei partecipanti avranno già sentito parlare di Oil Project?
PS: per sapere quali progetti di Hack4School sono stati premiati, visitate il sito di iSchool. E se vi interessa qualche altra proposta su come innovare la scuola dal basso con le nuove tecnologie, eccola.
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