Amazon censura i Creative Commons? Sicuri?
Sul sito Quintadicopertina è apparso un post dal titolo Se usi i creative commons Amazon ti censura. Purtroppo l’affermazione nel titolo di quel post non è corretta, o perlomeno completa, e anche i commenti sottostanti possono causare una certa confusione. Vediamo come stanno le cose. Il post in questione dice che:
- l’account di Quintadicopertina su Amazon è stato bloccato unilateralmente da Amazon
- secondo Amazon il blocco è dovuto a violazioni del copyright consistenti nel pubblicare materiale che si trova liberamente in rete
- materiale che sarebbe “nel sito di alfabeta2 che essendo, a differenza di Amazon, un progetto principalmente culturale e non commerciale, spesso e volentieri mette gratuitamente on-line parti della rivista”
- cosa che “ad Amazon non sta bene, con buona pace dell’open content”
- Amazon censura gli editori, in questi termini:
“we won’t accept content that is freely available on the web unless you are the exclusive copyright owner of that content. For example, if your content comes from a source that allows you and others to re-distribute it, and that content is freely available on the web, we won’t accept it and make it available for sale in the Kindle store."
Versione italiana: Alcuni contenuti, come per esempio quelli appartenenti al dominio pubblico, potrebbero essere utilizzati da utenti che ne hanno l’autorizzazione o potrebbero essere già in licenza a più utenti. Non potremo accettare contenuti che sono disponibili gratuitamente sul Web a meno che tu non sia in possesso dei diritti di copyright per tale materiale. Per esempio, se hai ottenuto i tuoi contenuti da una fonte che consente a te e ad altri utenti di ri-distribuire tali contenuti e questi risultano essere disponibili gratuitamente sul Web, non potremo accettarli per la vendita sul Kindle Store.
Il post conclude “Scordatevi ogni operazione di scrittura collettiva, di traduzione, di lavoro editoriale basata su materiali prodotti in creative commons”.
Come stanno le cose?
Tanto per cominciare, Open Content e Creative Commons non sono proprio la stessa cosa. Il pubblico dominio poi, è un’altra cosa ancora. Per esempio, se un’opera è nel pubblico dominio puoi senz’altro fartene una copia e/o rivenderla, se è con licenza CC… dipende da com’è quella licenza. Attenzione a non mischiare tutto insieme senza distinzione.
In secondo luogo, Amazon è un’azienda privata, mica la biblioteca comunale. Se una cosa non gli sta bene e possono legalmente rifiutarsi di farla, la fanno e basta (tornerò su questo fra un attimo), poi i clienti decidono se comprare lì o altrove.
Terzo, checchè ne dica Quinta, sul sito di alfabeta2 c’è scritto in bella vista “tutti i diritti riservati”. Non dubito che Quinta avesse la loro autorizzazione, ma perché meravigliarsi se Amazon (cioè, ammesso che non faccia tutto in software, qualche impiegato in sub-sub-subappalto che deve sbrigare 10mila pratiche del genere al giorno) abbia bloccato l’account vedendo quella notifica?
Quarto, il post dice che “alfabeta2 spesso e volentieri mette gratuitamente on-line parti della rivista per chi non volesse o potesse comperarla”. Ma fare questo di per sè non significa affatto (vedi nota sotto) che il primo che passa possa ridistribuire quei contenuti come meglio crede. Chi ancora ci crede non dovrebbe andare in giro su Internet (che sia giusto o sbagliato è un altro discorso).
Quinto, la citazione inglese non è mica completa. Come potete controllare voi stessi, a quelle frasi riportate va aggiunto un dettaglio importante:
We do accept public domain content, however we may choose to not sell a public domain book if its content is undifferentiated or barely differentiated from one or more other books.
Versione italiana: Sebbene accettiamo contenuti appartenenti al dominio pubblico possiamo decidere di non vendere un libro se i contenuti del suddetto non presentano alcuna differenza, o solo differenze minime, rispetto a libri già esistenti.
In sostanza, non è affatto vero che Amazon censura sistematicamente ripubblicazioni di contenuti CC o pubblico dominio, come sembra dal titolo di quel post e da quella citazione. Un valido motivo per questa clausola lo spiega, fra gli altri, Seth Godin: bloccare gli e-book spazzatura, quelli (tanti!!!) generati automaticamente copiando pagine di Wikipedia o altri siti, solo per venderli online. Un sito come il Kindle Store deve proteggersi da questa roba (anche se è assolutamente legale). Altrimenti si ritrova a proporre 9 titoli del genere su 10 qualsiasi cosa si cerchi, e la gente va a comprare da un’altra parte.
Tutto questo non significa affatto che Amazon abbia ragione in questo particolare caso, oppure (ci mancherebbe altro!) che gli ebook di Quinta siano discutibili in qualsiasi maniera. È molto probabile che Amazon abbia preso una solenne cantonata e mi auguro sinceramente che la cosa sarà corretta presto.
Però da qui a dire che Amazon censura Creative Commons, che avrebbe dovuto sapere che un sito che scrive “tutti i diritti riservati” in realtà non ha nulla in contrario se qualcuno ripubblica, o che dovrebbe lasciarsi riempire il portale di spazzatura che fa scappare i clienti, solo perché è spazzatura open, ce ne corre. Tanto.
NOTA FINALE: per esempio, anch’io “metto gratuitamente on-line” tutto quello che è su questo sito, ma quando mi accorgo che mi copiano di sana pianta faccio questo, che funziona sempre, per questi motivi
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