Book in Progress contro i professori copioni? Mah...

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Ermanno Ferretti ha commentato su Scuola che Fa Rete il mio precedente articolo su Book in Progress. La sua risposta solleva questioni importanti e spero che la leggano tutti, ma secondo me parte un po' fuori tema rispetto a quanto avevo scritto e la sua ipotesi centrale mi sembra debole.

Perché i testi scolastici autoprodotti di Book in Progress non sono gratuitamente a disposizione di tutti gli studenti italiani, visto che il progetto non ha scopo di lucro? Da dicembre 2011 a oggi io l’ho chiesto direttamente ad almeno 10 delle scuole partecipanti, senza mai avere alcuna risposta.

Ferretti prova a rispondere facendo un’ipotesi che parte così: “il problema non è passare le proprie dispense agli studenti di mezz’Italia, ma passarle ai professori che non hanno voglia di scriversele da soli”

Su questa e altre parti dell’articolo dello stesso tenore non riesco proprio a non osservare che non motivano certo i genitori costretti a pagare centinaia di Euro per testi scolastici a schierarsi con gli insegnanti quando si parla di tagli alla scuola pubblica.

A parte questo, Ferretti mi sembra ipotizzare che se quei testi non vengano messi alla luce del sole è per non far copiare quei colleghi con:

_la cattiva abitudine di "prendere in prestito" documenti altrui senza citare la fonte, e riciclarli come dispense anonime. Insomma, nel 90% dei casi l'ebook scolastico, soprattutto se diramato senza le adeguate protezioni (DRM e simili), perderà l’autore per strada._

cioè quei docenti non solo sfaticati, ma pure falsari, perché si attribuiscono la paternità dell’ebook o delle dispense copiate. Boh. Sicuri?

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Anche se fossero tutti nemici giurati dei copioni, i membri di Book in Progress non possono non sapere che:

  • gli “insegnanti copioni” se ne strafregano alla grande di Book in Progress. Non ne hanno nessun bisogno, perché anche ignorando Wikipedia possono copiare direttamente le migliaia di riassunti scolastici già pronti e presenti in Rete

  • le “adeguate protezioni” sono adeguate solo nelle fantasie di chi le vende, basta chiederlo ai distributori di DVD

  • Book in Progress già circola comunque in Rete. L’immagine qui sopra è una scansione della versione stampata di uno di quei testi, inviatami da un lettore dei miei articoli precedenti che non partecipa al progetto

Riassumendo, chiudersi per “ostacolare” i copioni ostacola solo il progetto, in quanto genera perplessità e illazioni. Quanto è probabile che docenti che stanno usando computer e Internet più e meglio della media dei loro colleghi non si rendano conto di questo?

Passiamo al nocciolo della questione. Ferretti inizia definendo il mio articolo “più interessato all’ottica del diritto d’autore che alle opportunità didattiche dell’iniziativa

Non è proprio così. La gestione e la comprensione “fumose” del diritto d’autore nella rete di Book in Progress sono il motivo iniziale per cui mi sono accostato a quel progetto. Non sono affatto la ragione principale per cui continuo a interessarmene e sostengo che dovrebbe farlo chiunque ne ripete acriticamente le lodi. Quello che ho già esplicitamente definito l’aspetto più assurdo, a mio avviso, di tutta la storia è un altro: qui abbiamo delle scuole PUBBLICHE che usano libri di testo non verificabili da chiunque. In confronto a questo, chi e come abbia scritto dei libri è secondario!

In attesa di risposte, segnalo ai docenti che “prendono in prestito” documenti altrui questa Guida per Scuole e Famiglie al Diritto d’Autore.

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