È Facebook che decide la netiquette di Groupon. E io sono contento perché...
Due settimane fa me la prendevo con il Fatto Quotidiano (ma in realtà con tutte le tantissime testate e altre organizzazioni che fanno la stessa cosa), perché interagire con i loro utenti/clienti/lettori preferibilmente tramite Facebook:
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è una cosa da nazisti dei commenti
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lascia il controllo effettivo della loro comunità a Facebook, ovvero butta allegramente nel cesso tutte le informative e politiche sulla privacy richieste dalla legge italiana ed europea (vedi perché nel mio articolo iniziale)
Oggi invece sono proprio contento perché è arrivato un bell’esempio di come lasciar “gestire” i propri “clienti” a Facebook crea i problemi suddetti ai clienti, ma può anche far fare figure barbine alle aziende i cui rappresentanti si scordano che hanno lasciato le chiavi dell’ufficio a qualcun altro. Oggi, infatti:
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un utente Facebook, pare, si è lamentato di Groupon Italia direttamente con altri utenti Facebook, e ha provato a contattarli
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Groupon Italia ha reagito (vedi figura) con un pistolotto esilarante (grassetti miei): “crediamo che l’invio di messaggi privati verso i nostri utenti possa essere considerato SPAM e quindi crea qualche problema con la nostra Netiquette."
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quell’utente li ha immediatamente e doverosamente bacchettati, spiegando a Groupon Italia che, se per risparmiare due lire decidi di giocare col pallone di qualcun altro, poi non puoi certo decidere tu quando finisce la partita (grassetti sempre miei): “Non sono Vostri utenti, questo non è un sito privato e non sto usufruendo di un Vostro portale per inviare messaggi. Sono persone ISCRITTE SU FACEBOOK a cui io posso mandare in ogni caso ed in ogni momento messaggi senza alcuna limitazione… da parte Vostra.
Poi magari (per quanto ne so io in questo momento) quell’utente ha torto e Groupon Italia ha ragione, quello è un altro discorso (anche se non c’è dubbio che Groupon va usato con attenzione). In ogni caso, lo scambio qui sopra ricorda a tutti (persone e aziende) che interagire online fuori da Facebook e altri giardinetti privati del genere potrebbe pure essere un tantinello più scomodo, ma qualche ragione di farlo c’è, eccome.
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