Open Data: da dove si inizia?
Dove e come iniziare a fare Open Data nelle Pubbliche Amministrazioni? Questa è una delle domande poste durante l’evento online Innovatori Jam 2011, in cui sono venute fuori tante altre cose interessanti che ho riassunto qui. Qui racconto solo di domande come:
immaginiamo di essere una Pubblica Amministrazione o una Società che decide, nella logica della piena trasparenza, di rendere aperti suoi dati. Da dove iniziamo? Vogliamo parlare di formati? di licenze? di accesso e di riutilizzo? Chi sceglie i dati da liberare?
Prima di dire la mia, ecco una selezione delle migliori risposte di altri partecipanti al Jam (le parentesi sono commenti miei):
- Non servono sperimentazioni
- Non servono grandi applicazioni. Basta rendere disponibili i dati online, con una licenza chiara e permettendo il download diretto (anche automaticamente!) dei file
- Non serve la piattaforma. Serve pubblicare, pubblicare, pubblicare
- Cosa? Chiedere agli utenti attuali o potenziali (cioè alla gente)
- Primo, far circolare i dati, grezzi. Accorgimenti tecnici, formati e tutto il resto vengono di conseguenza, se si aspetta di poter fare un lavoro perfetto non si inizia mai.
Io, oltre a suggerire le sette strategie per gli Open Data (contenute nel mio ultimo report e spiegate anche su ForumPA) ho scritto che la prima cosa da fare è… convincere chiunque può e dovrebbe pubblicare Open Data a farlo subito per gradi. A piccoli passi, ma senza fermarsi e senza accettare la bufala della privacy, che è un problema solo in certi specifici casi, non certo quando si parla di mappe o cose del genere.
Basta usare formati e soprattutto licenze adatti. Il secondo punto è cruciale. Per i formati può anche andar bene partire con quelli già disponibili, tanto poi si possono convertire. Ma se le licenze non sono subito giuste o quasi (cioè tali da consentire riuso e trasformazioni, tipo la IODL del Formez) ci si fa del male da soli.
Procedere a piccoli passi ma subito significa anche non serve aspettare che qualcun altro costruisca costosissimi gateway centrali (vedi italia.it…). Una volta che i dati sono online nel modo giusto (= formati e licenze adatti) ripubblicarli, consolidarli e indicizzarli su un unico portale diventa facilissimo, mentre partire dal portale e convincere tutti a entrarci mi pare molto più difficile e costoso. E forse nemmeno necessario.
Nessuno pretende o si aspetta che facciate tutto, subito. Lo ripeto: la prima cosa da fare, cruciale, è iniziare subito, con la licenza giusta. Se si fa bene quello, si può poi andare per gradi, spendendo poco e senza troppi patemi d’animo. Per iniziare bene basta mettere sul sito web istituzionale tutto quello che già esiste (testi, fogli elettronici) ed è già pronto. No, nn saranno veri Open Data da subito. Però, grazie alla licenza chiunque potrà convertirli (si potrebbe farne anche concorsi nelle scuole) e aiutarvi a trovare la piattaforma migliore o quello che è. Male che vada, avrete consumato qualche byte.
L’altra cosa da capire è “Quali dati liberiamo?". Questa è una domanda che, almeno nel caso di Comuni, Province e Regioni, andrebbe fatta direttamente ai relativi cittadini e imprese. Se lo chiedete a me, a livello nazionale suggerirei almeno cose come:
- I dati (ovviamente aggregati) sulle performance in tutti gli enti pubblici, per compararle e sapere di cosa (non) preoccuparsi. Vedi qui le differenze fra ospedali
- I dati recenti dell’ISTAT, per evitare che ci siano ambiguità su temi cruciali come quanto vivono davvero gli italiani
- i dati in tempo reale su qualità dell’acqua e/o perdite negli acquedotti, perché se non sono pubblici e aperti quelli, che l’acqua sia “pubblica” conta poco o niente, referendum o no
A livello locale aggiungerei:
- le categorie menzionate in questo sondaggio sui dati aperti in Comuni e Regioni,
- la cartografia digitale, che è la base di tutto, se non sai a quale posto è relativo un certo numero non sai quasi nulla di praticamente utilizzabile
- poi i dati su trasporti locali, stato delle strade e tempo di riparazione dei guasti
IMPORTANTE nota finale e messaggio da far passare chiaramente: tutto questo serve anche a guadagnare consenso, non solo a farsi mettere alla gogna. Se scopro che il mio ospedale ha un tasso di assenteismo nella o sotto la media, so che (semplificando mostruosamente, è chiaro) devo preoccuparmi di altro se voglio servizi più efficienti. Se lascio dimostrare ai dati che l’acquedotto che gestisco ha meno perdite e contaminazioni di altri, avrò meno proteste per non aver abbassato le tariffe. Non dovete aver paura dei dati aperti, dovete solo cominciare a farli..
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