A che serve avere documenti e dati politici ufficiali online?
L’anno scorso gli studenti del corso online su nuovi media e divari digitali mi hanno fatto un paio di domande su questo tema, che sembra sempre più attuale e urgente:
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Il fatto di poter commentare o esprimere la propria opinione relativamente agli atti ufficiali, può davvero favorire il dialogo e il confronto?
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Qualora anche, fra pochi anni, fossero disponibili su un unico sito tutti i documenti prodotti da ogni singolo Paese dell’UE, per il cittadino medio cosa cambierebbe concretamente?
Quella che segue è una sintesi delle risposte date durante il corso.
Sicuramente avere tutta questa roba online non cambia nulla direttamente, in molti casi, per molti singoli cittadini.
Nessuno ha tempo per leggersi una tale quantità di dati e nessuno ha tutte le competenze necessarie per capirli tutti. Per questo motivo, personalmente, credo poco anche a votazioni dirette su argomenti specifici ,o almeno nel farle continuamente, su ogni argomento (i referendum tradizionali discussi per mesi sono tutt’altra cosa). Ci credo poco in parte per questioni di sicurezza, cioè per la possibilità di imbrogli, ma soprattutto perché per votare non un candidato o un partito, ma una specifica proposta di legge, magari tecnica, bisogna essere davvero preparati sull’argomento. Tanto per dire, nessuno dubita che l’acqua da bere debba essere pulita, ma quante persone hanno le competenze necessarie per capire quale fra due “studi scientifici indipendenti” è quello che indica il giusto tasso di arsenico oltre il quale l’acqua non può più essere chiamata potabile?
I motivi veri per cui è comunque essenziale (e anche abbastanza urgente) far mettere tutto online sono, secondo me, almeno questi due:
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se tutto è sempre online, chiunque abbia tempo e competenze per segnalare inciuci o altri problemi su uno specifico argomento (fosse pure una persona su centomila) può subito dirlo a tutti. Io non voglio controllare tutto: voglio però avere la certezza che tutti quelli che potrebbero controllare (non solo i giornalisti tradizionali) possano effettivamente farlo, e segnalare problemi.
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il confronto con amministratori e politici di professione è stimolato e può essere enormemente migliorato SE, chiaramente, noi cittadini non ci fermiamo a chiedere la pubblicazione dei dati ma costringiamo quegli amministratori e politici a confrontarsi DIRETTAMENTE sui medesimi, non sui loro proclami e comunicati stampa.
Ora che strumenti come Open Parlamento esistono possiamo (dobbiamo!) tutti usarli per mettere i politici sotto “processo”. Possiamo e dobbiamo chiedere tutti conto ai prossimi parlamentari che incontreremo di persona, su Facebook, dove volete, di quanto abbiamo scoperto su di loro proprio grazie a Open Parlamento e ad altri strumenti del genere.
Se, per esempio, qualcuno ci dicesse di non aver mai votato a favore di una legge che non ci piace, potremmo sbugiardarlo pubblicamente con fonti affidabili se così non fosse. Insomma, Open Parlamento da sè non risolve niente, ma serve. La Rete di per sè non cambia niente, ma aiuta a capire molte cose, e a scoprire qualche differenza fra chiacchiere e fatti.
Io, per esempio ho partecipato al primo esperimento di scrittura collaborativa di proposta di legge in Italia. E i promotori dell’iniziativa non hanno nemmeno letto quello che ho scritto. Comunque, ho imparato qualcosa.
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