iPad: sono o no ecologici e amici della cultura?

Qualche settimana fa Todd Woody ha scritto “iPadding into the future”, un interessante articolo per Grist, una rivista ecologica online americana, sul “potenziale dell’iPad come macchina verde, cioè amica dell’ambiente”. Nell’articolo Todd spiega come e perché, oltre a essere un’ottima cosa per l’ambiente perché ridurrebbero il consumo di carta, leggere giornali e riviste su un iPad è anche un’esperienza molto più gradevole e avvincente che leggerne le versioni cartacee. Todd conclude però che nulla del genere accadrà finchè gli abbonamenti digitali, cioè “/immateriali”, costeranno il quintuplo di quelli cartacei.

In effetti, la gestione degli abbonamenti è una delle cose che molti editori tradizionali sbagliano più spesso quando provano a convertirsi al digitale (un’altra, possibilmente più seria, è l’uso di sistemi di protezione anticopia che le biblioteche serie, giustamente, rifiutano). A parte questo, ci sono un paio di punti interdipendenti e non proprio trascurabili in quell’articolo e in qualsiasi altro dello stesso tenore, che meritano più spazio, perché riguardano un problema molto serio che esiste in generale, anche se molti potrebbero incontrarlo la prima volta solo con l’iPad.

A un certo punto dell’articolo, parlando di libri digitali o cartacei, Todd chiede: “se negli anni ‘70 avessi avuto la possibilità di scaricare in formato digitale i libri che leggevo allora, sarebbero ancora leggibili 30 anni dopo?" La risposta è “certo che SI… se i file di quei libri fossero stati in un formato aperto, non segreto”. Il fatto che molte delle prime esperienze con i documenti digitali non vanno così prova soltanto che tutti noi (ambientalisti inclusi, vedi il pasticcio del cosiddetto “formato di file verde .WWF”) siamo stati davvero stupidi in questi primi decenni della rivoluzione informatica. Non significa affatto che le cose debbano continuare in questo modo.

I formati dei file sono come alfabeti, l’hardware e i programmi software sono come penne. Gli e-book sono una cosa ben diversa dai lettori di e-book, cioè da oggetti fisici come l’iPad, un normale computer o qualsiasi altro dispositivo hardware, telefonini inclusi: gli e-book sono soltanto file, cioè sequenze di bit conservabili su dischi rigidi, DVD e simili. Se il loro formato è aperto, gli e-book si possono leggere su qualsiasi dispositivo elettronico, anche dopo migliaia di anni, cioè più a lungo di un libro cartaceo. Questo l’ho già spiegato, in dettaglio, parlando degli intellettuali italiani che hanno capito i libri elettronici.

Comprare e-book o abbonamenti digitali a qualche giornale o rivista che siano basati su formati di file segreti o su singoli dispositivi elettronici è un ottimo modo per non riuscire più a usarli dopo 30 anni, probabilmente molto meno. Cosa che ci porta al secondo problema. Todd chiude il suo articolo dicendo: “non vedo l’ora che arrivi l’applicazione Grist per iPad”, cioè il programma software e/o una versione speciale del sito Web, per leggere quella rivista su quel particolare oggetto nel modo più facile, piacevole e interessante possibile.

Una frase del genere ha tanto senso quanto dire “poichè ho appena comprato un paio di occhiali di marca XYZ che sono bellissimi, davvero riposanti per i miei occhi e comodissimi da indossare, non vedo l’ora che facciano una versione di Grist (Panorama, Espresso, Repubblica, Corriere, quello che volete!)… che sia XYZ, cioè ottimizzate per essere letta con gli occhiali di quella marca e modello”. Ma voi li comprereste davvero un paio d’occhiali che possono leggere soltanto alcune riviste, o una rivista cartacea che è leggibile solo con occhiali di una specifica marca? La versione iPad di una qualsiasi rivista è come le sitsim per iPad: certo, sono bellissime da usare, ma si rischia di perderle dopo appena pochi anni se non si sta attenti. Anche se si è gli autori, non semplicemente i lettori, di quelle riviste.

I dispositivi elettronici hanno un impatto ambientale enorme, che avviene in grandissima parte prima ancora di comprarli. Il Web ci permette di scrivere qualcosa una volta sola, in un solo formato aperto e poi di pubblicarla in tutto il mondo senza essere minimamente costretti a specificare con quale marca di software o hardware dovrebbe essere letto. Questo potrebbe essere ecologico, nel senso che potrebbe minimizzare la quantità complessiva di materiali grezzi, energia e rifiuti che derivano dal nostro bisogno di comunicare e godere della cultura. In pratica, questo però avviene solo se quando si pubblica qualcosa di digitale lo si fa in un modo che non è legato ad alcun prodotto hardware specifico. Tutto quello che vi serve per leggere questo articolo, per esempio, è qualsiasi software capace di leggere il formato Html, su qualsiasi hardware (iPad incluso!) che possa far girare quel software.

Conclusione: primo, compratevi un iPad o qualsiasi altro aggeggio elettronico per fruire di testi, musica e video digitali solo se avete effettivamente intenzione e bisogno di usarlo parecchio, in un modo che vi farà risparmiare un sacco di carta. Secondo, e molto più importante: per favore evitate sempre come la peste, sia come autori che come utenti, qualsiasi opera digitale che sia utilizzabile solo con certi particolari dispositivi di una specifica marca (qualunque essa sia, ovviamente).