Software Libero, industria e governo aperto a fOSSa 2010

Il congresso “Free/Open Source Software in Academia (fOSSa) a Grenoble ha dimostrato efficacemente (per fortuna, visto che ce n’è tanto sia per i motivi spiegati a fondo pagina sia per certi sviluppi più recenti) che il Software Libero/Open Source (FOSS in inglese) non è nè un qualche giocattolo inaffidabile per hobbysti nè un sogno ad occhi aperti di pochi romanticoni.

Software Libero/Open Source per l’industria software e del Web

Ho già descritto in altri articoli quello che qualsiasi dirigente avrebbe potuto e dovuto imparare al fOSSa e i momenti del congresso che hanno esplorato le relazioni fra FOSS, educazione e sostenibilità ambientale. Oltre a tutto questo ci sono state anche tante altre presentazioni magari tecnicamente difficili ma comunque molto interessanti (appena possibile voglio dare un’occhiata da vicino a un progetto nato in Italia, GeoBi). Vincent Quint ha spiegato come l’intero Web non esisterebbe nemmeno senza il Software Libero. Gli standard di comunicazione su Web richiedono software funzionante per poterli sperimentare meglio e prima possibile e ricevere conferme che vanno bene dalla comunità degli utenti e il Software Libero è perfetto per un ruolo del genere.Yuri Glickman ha fatto un ottimo riassunto delle procedure di verifica che tutti i programmatori dovrebbero seguire rigorosamente per garantire l’interoperabilità fra applicazioni software diverse. Collaudi automatici e sistematici come quelli descritti da Glickman dovrebbero essere obbligatori in qualsiasi progetto software che aspiri alla massima qualità, ma spesso le cose non vanno così.

Governo aperto, in teoria e in pratica

Io e Joern von Lucke abbiamo dato ai partecipanti una panoramica abbastanza completa, o almeno spero, dei rischi e delle opportunità del governo aperto (Open Government). von Lucke ha portato parecchi esempi dei vantaggi di governo e dati aperti, mentre io ho ricordato alcuni rischi e trappole che chiunque si occupi di questi temi dovrebbe tenere in considerazione. Dopo di noi Bartosz Lewandowski ha raccontato come funzionano in pratica i servizi pubblici costruiti interamente con Software Libero della città di Poznan, in Polonia. Fra questi ci sono punti di accesso pubblico a Internet che usano Fedora e il software di filtraggio Squid per aumentare l’accessibilità a informazioni e servizi digitali municipali. Poznan ha anche, sempre usando solo Software Libero, un portale cittadino multimediale con più di mille redattori, fruibile via Internet, WAP e TV via cavo. Questo sito, che offre anche video e audio, in tempo reale o in archivio, delle sedute del Consiglio Municipale, è accessibile anche agli utenti disabili, grazie a filmati che presentano le informazioni più importanti nel linguaggio dei segni. C’è anche una mappa interattiva di tutti i cimiteri di Poznan, che permette di trovare e stampare la posizione esatta di ogni singola tomba. Personalmente mi sono piaciuti parecchio sia il pragmatismo descritto da Lewandowski (“tutta quella roba ISO-9000 sulla qualità era semplicemente inutile per noi… noi volevamo soltanto fornire i servizi critici al maggior numero possibile di cittadini”) sia il fatto che non hanno usato Google Maps perché “crediamo fortemente che le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero usare i propri dati!"

Fermare i brevetti software in Europa, una volta per tutte

Passando di nuovo dalle applicazioni pratiche alle strategie generali, Fiorello Cortiana ha ricordato l’importanza per il Software Libero, o meglio per lo sviluppo dell’intera industria europea del software, che non è certo composta da pochi romanticoni, di qualcosa già oggi possibile in Europa, anche se non lo sa quasi nessuno: un milione di cittadini europei può richiedere direttamente alla Commissione Europea di far discutere una loro proposta. Cortiana ha suggerito di utilizzare questo strumento per presentare una proposta di legge che vieti una volte per tutte i brevetti software in tutta l’Unione Europea.

Pensieri sparsi su quel che riserva il futuro

La conferenza fOSSa mi è piaciuta. L’unico vero reclamo, per così dire, devo farlo non agli organizzatori ma a chi (non) ha partecipato. fOSSa 2010 non era una festicciola da scantinato organizzata da quattro smanettoni fanatici, ma un evento internazionale organizzato da un settore di un’Università che insegna Gestione aziendale e ha un numero pressochè uguale di studenti e insegnanti maschi e femmine. Nonostante questo (almeno nel secondo giorno, che non era dedicato ad argomenti tecnici ma a Educazione e Pubblica Amministrazione!) non c’erano quasi per niente donne fra il pubblico. Mi chiedo seriamente perché, anche perché non penso che le ragioni per questo stesso problema presentate all’Open World Forum valgano più di tanto. Sesso dei partecipanti a parte, mi ha sorpreso anche, considerando la sede del congresso, vedere più persone alla presentazione di Apache che a quelle del secondo giorno.

C’è ancora tanto da fare per promuovere il Software Libero in Europa, sia a questo che ad altri livelli. Gijs Hillenius, un giornalista specializzato in questi temi, ha mostrato una tabella che elenca tutti gli stati dell’Unione Europea e quanto usano Software Libero: la colonna con i numeri (arrotondati) di desktop FOSS per mille impiegati pubblici conteneva quasi esclusivamente zeri.

Io e altri siamo anche piuttosto scettici a proposito dell’affermazione di Gilles Dowek che tante aziende sarebbero felici di assumere impiegati esperti di Software Libero. Mentre se ne parlava, Glickman ha fatto notare che in parecchi posti la realtà è molto diversa, facendo l’esempio della Russia (lo stesso paese in cui le associazioni di volontariato hanno ricevuto da Microsoft un’offerta che potrebbe fargli causare vari problemi. In Russia, diceva Glickman, i corsi Microsoft per gli insegnanti sono gratis e le licenze possono costare anche solo sei dollari, mentre alcune ricerche in loco hanno stimato il costo di installare e imparare usare Linux intorno agli otto. Roberto Di Cosmo ha commentato che questa è l’identica situazione che c’era in Francia dieci anni (e in certi casi c’è ancora, ha aggiunto).

Chiudo passando a tutti i lettori un’obiezione fatta a Martin Michlmayr da qualcuno nel pubblico: “tu dici che i progetti FOSS spesso nascono come cattedrali (cioè controllati da piccoli gruppi chiusi) ma per crescere e avere successo devono diventare bazaar (ambienti apparentemente caotici, in cui lo sviluppo avviene grazie a grandi numeri di individui connessi senza forti legami fra loro). Però io oggi vedo accadere il contrario, proprio come è avvenuto storicamente con le cattedrali vere, che inizialmente erano semplici chiese, piccole e informali”. Voi che ne pensate?