Diritto alla disconnessione, o a campare bene?
In questi giorni si parla del diritto alla disconnessione, specificamente per gli insegnanti. Forse è un’occasione buona per ricordare qualche altra cosa, agli insegnanti e non solo.
In generale, il “diritto alla disconnessione” è il diritto a non essere sempre reperibili e pronti a rispondere alle chiamate del capo, preside o altro che sia, al di fuori dell’orario di lavoro. Cioè il diritto di non subire rappresaglie, e di non dover nemmeno fornire spiegazioni o scuse, se non si legge una comunicazione inviata via email, SMS, whatsapp… alle sei di domenica mattina.
Per quanto riguarda gli insegnanti, e sempre come esempio, il 10 febbraio 2018 il Mattino titolava “Nel nuovo contratto dei prof c’è il diritto di disconnessione: alt a reperibilità con pc e cellulari”. Il titolo, di per sè, è davvero infelice. Tecnicamente è equivalente a “alt a reperibilità con cassette della posta”, anzichè “per posta cartacea”. A prenderlo alla lettera, gli insegnanti che hanno solo il tablet dovrebbero essere reperibili. Ma non divaghiamo.
L’articolo spiega che “l’orientamento di fondo [del nuovo contratto] è però quello di sgravare gli insegnanti dall’onere di leggere mail, messaggini e telefonate di lavoro durante i festivi e i prefestivi e nel giorno libero. E di stabilire durante i giorni lavorativi una fascia protetta di silenzio che potrebbe andare dalle 19 alle 7 del mattino… Niente più Messenger, Whatsapp, tag, mail, sms: una vera oasi di tranquillità nella quale nessuno sarà più tenuto a interrompere la propria quiete.”
Bene. Però…
Se l’obiettivo è lavorare, anzi: VIVERE meglio…
Che siate insegnanti, o qualsiasi altra cosa, non dimenticate che:
- Nel caso specifico di WhatsApp, lo stress ve lo strameritate (idem, o quasi, se usate Telegram)
Ve lo strameritate innanzitutto per esservi buttati di testa in un sistema di messaggistica tanto idiota e primitivo da usare come nome utente il numero di telefono. “Account = numero di telefono” significa “un SOLO indirizzo per TUTTO: amici, famiglia, lavoro, hobby…”. Cioè, o sei (visibilmente!) connesso con tutti, o con nessuno. Bravi. Bella pensata.
Se aveste aspettato di avere qualcosa evoluto almeno quanto email o IRC, che permettono di usare quanti account indipendenti si vuole da uno stesso dispositivo, nella stessa finestra, oggi non avreste tutto ‘sto stress. Perché potreste tranquillamente dire al preside o altro capo di turno, senza tema di smentita, che non avete risposto perché non avevate campo, anche se avete passato la giornata a chattare con la morosa. O viceversa.
E lo stress ve lo strameritate perché, se vi foste rifiutati di installare roba fatta apposta per essere ansiogena, oggi potreste ascoltare musica, o navigare su Internet, quanto vi pare. Senza essere continuamente disturbati da 78 notifiche al minuto sul “gruppo di lavoro”, più 45 su quello del calcetto e via così, a meno di non smanettare in continuazione.
Il primo “diritto alla disconnessione” che avete, anzi dovere, è quello da WhatsApp. L’ideale, ovviamente, è avere il fegato di disinstallarlo. In alternativa, provate a usare come profilo la foto di un cartello con su scritto “aperto solo dalle 11:30 alle 12. Se è urgente, telefonate”.
- Prima della disconnessione, pretendete l’organizzazione
Trent’anni fa dicevano che l’informatica avrebbe fatto sparire le pile di moduli e altri scartafacci da tutti gli uffici. Oggi sappiamo bene che l’informatica la carta in giro per gli uffici l’ha aumentata, perché (finora) è stata utilizzata a sproposito. Con email, chat, WhatsApp e simili sta succedendo la stessa cosa, perché tutti rendono mostruosamente più facile lavorare male, in maniera inefficiente: “è inutile che decidiamo tutto con attenzione ora, tanto possiamo aggiornarci via WhatsApp o email”. Così invece di fare un’ora e un quarto di riunione, si finisce dopo un’ora, ma se ne sprecano tre in messaggi vari nei tre giorni successivi.
Insomma, non incavolatevi se vi cercano alle sette di domenica per questioni di lavoro. Incavolatevi, ma per bene, se è per qualcosa che poteva e doveva essere risolta durante il normale orario di lavoro.
E per finire… la connessione dati!
Ve ne siete accorti o no, che qualsiasi smartphone ha la possibilità di disattivare la sola “connessione dati”? Certo, staccare quella significa spegnere completamente ogni navigazione Web. Ma significa anche niente seccature da email, chat, WhatsApp, tutti i social network.. pur rimanendo a portata di telefonate e SMS se c’è qualcosa che davvero non può aspettare. E facendo durare molto di più ogni carica. Provatelo così, il diritto alla disconnessione.
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