La "pirateria" degli OGGETTI è già arrivata
Ricordate quant’era facile “piratare” musica, testi e immagini? Guardate come è facile oggi “piratare” oggetti concreti, e perché questo non è necessariamente un male.
Piratare???
Nota Bene: “piratare” è il termine a sproposito che piace tanto alla grande industria, perché accosta chi fa certe cose a gente che ammazza, brucia e affonda per portar via qualche soldo. Qui è stato usato nel titolo e nella prima fase solo per invogliarvi a leggere, perché il termine adeguato, quello che mantiene contatto con la realtà e senso delle proporzioni, è “copia illegale”. Che poi tanto spesso illegale non lo è affatto, e in alcuni casi in cui lo è, forse non dovrebbe esserlo.
Avete presente la stampa 3D?
(se sapete già cos’è, saltate a piedi pari al paragrafo successivo)
La stampa 3D è quella tecnologia per cui, se riesci a disegnare, o procurarti già fatto, un modello digitale tridimensionale di un oggetto, ti basta caricarlo in una “stampante 3D” perché quest’ultima produca da sola una copia fisica dell’oggetto disegnato. La chiamano “stampa 3D” perché la fabbricazione avviene mettendo insieme tante goccioline microscopiche di plastica o altri materiali, proprio come fanno le stampanti normali per produrre disegni su carta. Quel che rende la cosa “3D” è solo il fatto che, a differenza della stampa cartacea, appena deposto uno strato di goccioline se ne aggiunge un altro al di sopra, fino ad aver messo insieme l’oggetto completo. Per questo motivo, il nome più ufficiale della stampa 3D sarebbe “fabbricazione additiva”: in ogni caso, questa non è che una delle tante tecniche, oggi sempre più facili ed economiche, di fabbricazione digitale più o meno fai-da-te. Ma veniamo al dunque.
Storia vera n. 1: la pedina del gioco da tavolo
Come vedete nella schermata, un giorno un tipo che aveva bisogno di una pedina su misura ha scritto su Facebook:
“salve a tutti, sto cercando qualcuno che possa aiutarmi a realizzare la pedina per un gioco da tavolo. Pagando il lavoro, ovviamente.”
e il primo commento che ha ricevuto, dopo pochi minuti, è stato “Tieni, fatta al volo, scaricala da qui” (gratis).
Certo, per avere quell’oggetto Tizio ha dovuto comunque procurarsi una stampante 3D e imparare a usarla, o almeno farsela fare nel laboratorio di stampa 3D più vicino, portandogli il file di progetto su una chiavetta USB. Ma anche in quel caso, qui c’è qualcuno che ha ottenuto (legalmente!!!) un oggetto fisico abbastanza sofisticato, unico, spendendo pochissimi soldi e ancor meno del suo tempo.
Storia vera n. 2: il pulsante dello stereo
Altra richiesta sullo stesso gruppo Facebook, ma molto più interessante:
“Ragazzi ho bisogno di voi… devo riprodurre questo pulsante di un vecchio stereo… qualcuno può aiutarmi?”
Risposta, meno di un’ora dopo: “se mi dai due misure te lo disegno al volo e ti giro [il file da caricare nella stampante 3D] nei formati che preferisci”
Il Tizio della prima storia non aveva nessuna necessità vera, solo uno sfizio da togliersi: avere una pedina su misura per il suo gioco da tavolo preferito. Il Caio della seconda storia invece ha un problema concreto: tornare a far funzionare un oggetto che gli serve, di sua proprietà, ma di cui quasi sicuramente non esistono più pezzi di ricambio legali
Grazie e complimenti, quindi, a chi gli ha risparmiato di buttare nella spazzatura un oggetto ancora utilizzabile.
Storia vera n. 3: la rotella del trolley
Questo è un caso quasi identico, nella sostanza, a quello del pulsante. Chiunque abbia bisogno di una rotella di ricambio per un certo tipo di trolley, può facilmente scaricarne il modello da stampare in 3D:
Sì, la copia di oggetti è già arrivata. È un male?
Pedina a parte, quelle che abbiamo qui sono quasi sicuramente “copie illegali” esattamente come i CD venduti per strada da decenni, ma con una importantissima differenza: i CD sono copie di qualcosa di immateriale (la musica), quindi facilissimo da duplicare all’infinito. Pusante e rotelle sono oggetti fisici, concreti.
Ma ormai, come avete visto, siamo già al punto in cui anche questi oggetti sono diventati “copiabili” con modalità e facilità simili a quelle di musica e film. Attività e scambi come questi avvengono ormai da anni, e diventeranno sempre più frequenti, alla faccia di qualsiasi dichiarazione su pirateria e proprietà intellettuale. Non c’è verso di fermarli.
D’altra parte, è sempre un male? Con alcuni prodotti, non credo con questi, lo è dal punto di vista della sicurezza, se se ne fabbricano copie scadenti per venderle come originali.
A livello ecologico e di risparmio, no di certo, almeno nei casi 2 e 3. Poter stampare in 3D pezzi di ricambio significa ridurre rifiuti e spese non indispensabili.
Ancora più importante è il fatto che, almeno in tutti i casi come quello del pulsante, nessuno è stato davvero danneggiato economicamente. Perché i fabbricanti originali di quel “pulsante di un vecchio stereo” sicuramente non lo producono più da un pezzo, ammesso che sia stato mai possibile ordinarlo come pezzo di ricambio separato, o che l’azienda ancora esista. Quindi nessuno ha perduto alcuna vendita, o possibilità di vendita.
Ora, provate a pensare come cambierebbe il mondo se queste cose diventassero comuni quanto lo è farsi fare una fotocopia della patente dal tabaccaio all’angolo…
e se volete qualche anticipazione di che succederebbe, o di come gestire quel cambiamento, leggetevi il Manuale DiDIY (*), oppure questo rapporto su rischi, sinergie ed educazione nel fai-da-te digitale.
(*) liberamente traducibile in Italiano, se foste interessati.
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