L'algoritmo deporta-insegnanti, un anno dopo
L’anno scorso, quando si è iniziato a parlare di migliaia di trasferimenti in arrivo per gli insegnanti, ho cercato di far notare che parlare di deportazione era ridicolo, anzi controproducente, e che soprattutto si stavano facendo le domande sbagliate. Oggi, che per molti è arrivato il momento di trasferirsi magari a centinaia di Km da casa o cambiare lavoro,
sono ricominciate le proteste e denunce. Una di queste, “Un paese che preferisce il calcio all’istruzione è già morto”, l’ho commentata così:
senza con questo giustificare questi trasferimenti, chiamarli deportazione è ridicolo e ha fatto più danno che altro. E se un anno fa gli insegnanti avessero fatto le domande giuste, invece di geremiadi su deportazioni e algoritmi senza cuore, adesso forse le cose sarebbero un po' diverse. Entrambi i punti sono spiegati qui.
Ne è venuto fuori un utile scambio con l’autore dell’articolo, di cui qui riporto una parte, riformattata e corretta, per chiarire meglio perchè penso che in questa occasione insegnanti e relativi sindacati si siano fatti del male. Quelle in corsivo sono obiezioni dell’autore dell’articolo, il resto le mie risposte:
1: “le risulta che i docenti siano pagati per conoscere tutto dell’informatica? Per sapere cosa siano i software Open Source.."
Tanto per cominciare, di usare software Open Source, anzi Libero, nella scuola se ne parla da almeno tredici anni, anche in Italia. Se in tutto questo tempo un docente non lo mai nemmeno sentito nominare, vuol dire che aveva la testa nella sabbia, professionalmente parlando.
Ma in ogni caso: nessuno ha mai parlato di “conoscere tutto dell’informatica”. Nessuno mi paga per conoscere tutto della medicina, ma è mio interesse sapere che esiste, e se quando sto male non capisco che devo consultare uno specialista in medicina è solo colpa mia.
Idem in questo caso: bastava rendersi conto della natura del problema, e fare campagne nazionali per pretendere che quel codice (anzi quelle formule, nemmeno parliamo di software) venissero pubblicate integralmente. Perché a quel punto ci sarebbero state decine di persone che le avrebbero verificate, se non altro per il gusto di fare un dispetto al governo. Quello che hanno fatto gli insegnanti, come categoria, è più paragonabile a uno che vede una casa bruciare e, non sapendo fare il pompiere DI PERSONA, chiama un astrologo.
2: " le risulta che i contribuenti, ergo anche i docenti stessi, paghino chi lavora al MIUR, al Governo ed al Parlamento proprio perché sappiano loro queste cose ed agiscano di conseguenza?"
La domanda è: se mi risulta che io e tutti quanti paghiamo chi lavora al MIUR per sapere che se prende decisioni di questa portata usando formule e software deve renderne conto pubblicamente, sottoponendole a scrutinio pubblico? Se la domanda è questa, CERTO che mi risulta, cribbio. Perché non dovrebbe?
3) “Che paese è quello dove una categoria in balia di un algoritmo deve essere l’unica a preoccuparsi di proporre soluzioni?"
Infatti io non sono un insegnante, ma la soluzione l’ho proposta lo stesso l’anno scorso. Non è colpa mia se l’hanno ignorata.
4) “L’algoritmo poi non è “senza cuore”, ma semplicemente senza ratio”.
Verissimo. Ma che l’algoritmo sia senza cuore IO non l’ho mai detto, se non per scuotere, o prendere costruttivamente in giro, giornalisti e insegnanti che insistono a farlo.
_5) “[non vedo perché] una madre di due figli che deve trasferirsi da Vibo a Milano nel giro di _15 giorni… [debba sapere cosa sia un open source e fare il lavoro di Ministri e MIUR”
Ancora? Vedi punto 1. Perché, ribadisco e questo è il punto forse più importante, non serviva AFFATTO “sapere cos’è l’Open Source”. o il software. O gli Open Data. Quel che serviva era dire, sul serio e senza cedere di un millimetro, “fateci vedere ORA le regole/formule complete con cui si decide chi mandare dove, e quali cattedre sono disponibili”. Punto.
Se insegnanti e sindacati lo avessero fatto, e ci fossero riusciti (in caso contrario vedi più avanti) ci potete scommettere qualsiasi cosa che, nel giro di un mese, qualcuno con le competenze adatte (perché ne bastava UNO in tutta Italia, io ne conosco diversi!) avrebbe messo su gratis un sito in cui inserire i propri parametri e scoprire quale cattedra ti toccava.
Se i sindacati non hanno ancora capito che oggi bisogna lavorare anche così, anzichè (solo) a forza di cortei e comizi, hanno un problema serio. Loro, e chi a loro si affida. Nella scuola o in qualsiasi altro settore. Oggi la politica si fa anche usando il sofware, o controllando direttamente come viene usato. Per questo il mio slogan è “i tuoi diritti civili e la qualità della tua vita dipendono ogni anno di più da come il software viene usato intorno a te”. Fatevene una ragione.
Anche perché, in caso di nessuna risposta dal MIUR, sarebbe stato molto, molto più facile convincere l’opinione pubblica che “questi non sanno assolutamente cosa stanno facendo, ergo questa cosa va bloccata”. Invece giù con articoli e lettere strappalacrime, che su un paese in cui molti stanno comunque ormai PEGGIO degli insegnanti, ma sono convinti che questi ultimi lavorino solo poche ore a settimana, hanno ottenuto l’effetto opposto. Anche se quegli articoli e lettere effettivamente segnalano problemi seri, che non mi sogno certo di negare o sminuire.
6) “Poi sapesse quante domande, interrogazioni e richieste sono state fatte agli “enti competenti”…
Sarà sicuramente così, ma (a parte sottolineare l’inopportunità di parlare di “deportazione”) tutto quello che ho scritto su questa storia è riassumibile con la frase “se riescono a farti fare le domande sbagliate, le risposte non contano”.
7: “Da come parla, è evidente che non ha vissuto la vicenda da vicino.."
Falso. Ho vissuto la vicenda quanto da vicino era possibile farlo senza essere un insegnante. L’anno scorso ho suggerito più volte, a chiunque ho potuto, da tweet ai sindacati della scuola a post su gruppi facebook con migliaia di insegnanti iscritti, di fare queste cose, oppure ho chiesto se qualcuno le avesse già fatte, o se quelle formule, se algoritmi non si può dire, erano disponibili da qualche parte. Risposte (da insegnanti e relativi sindacati), zero assoluto, o quasi. Contenti loro…
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