Le vostre foto non sono solo orribili. Sono anche inutili
Un paio di settimane fa Roberto Cotroneo ha ricordato che scattate fotografie orribili senza saperlo. Vi stanno ingannando e poi ha pure rispiegato perché non dobbiamo svenderci.
In estrema sintesi, quegli articoli dicono che:
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oggi c’è un crollo di qualità, in nome di una legittima popolarizzazione dei mezzi. La musica si sente peggio, le macchine fotografiche sono meno buone
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sempre più gente fa solo fotografie con lo smartphone e poi le “migliora” con i filtri di questa o quell’app
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il che non sarebbe un male, se facendo così non si convincessero pure di avere delle foto belle e che durano, mentre a guardarle su schermi grandi o stamparle fanno schifo
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il che a sua volta è grave perché:
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forma “generazioni che non sanno cosa sia il mondo, ma soprattutto non sanno guardare.”
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“Milioni di persone ormai da qualche anno consegnano, vite intere, ricordi e bellezza a sistemi che scattano foto orrende, che non restano perché si possono guardare solo come fossero a un microscopio.”
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Per saperne i motivi, leggetevi gli articoli originali, dove Cotroneo li spiega molto meglio di quanto potrei fare io. A me interessa invece segnalare un’altra cosa: oltre a essere brutte e non stampabili, sempre più spesso quelle foto vengono “conservate” e “condivise” solo in modi che le rendono inutilizzabili per conservare davvero i ricordi o ricostruire gli avvenimenti.
Una volta conservare e condividere foto era molto costoso: se Tizio scattava un intero rullino alla festa di compleanno di Caio, spesso nemmeno Caio se ne faceva una copia intera, figuriamoci gli altri invitati. Oggi, invece, che siamo sempre tutti sempre social, ma coi dati degli altri, nessun problema. Magari le foto da smartphone faranno schifo, ma caricarle e “condividerle” tutte con tutti su Facebook è facile e gratis. Peccato che, qualità a parte, “condividere e conservare” solo in quel modo non serva ASSOLUTAMENTE A NIENTE A NESSUNO, INCLUSO L’AUTORE, a cui appena appena interessi anche capirci qualcosa, di quelle foto, tra qualche anno. Ora ve lo dimostro.
Quest’estate un ragazzo, chiamiamolo Tizio, è andato a un concerto, durante il quale Caio gli ha scattato due foto insieme a Sempronio. Come vedete nella schermata, i file originali di quelle due foto (ricevuti via email) contenevano anche alcuni importanti metadati, cioè informazioni sulle foto stesse, come autore, coordinate geografiche e ora esatta di ogni scatto. Nulla di trascendentale, ormai quasi tutti gli smartphone e fotocamera aggiungono questi metadati automaticamente. E, come vedete, qualsiasi software per gestione di gallerie fotografiche (quello in queste schermate è digiKam) può leggerli e usarli in molti modi, per esempio per far vedere su una mappa digitale dove è stata scattata ogni foto.
Tornato a casa, Tizio ha “condiviso” con Sempronio le due foto, caricandole su Facebook e taggandolo. Bello. Ma con cosa si è ritrovato in mano davvero Sempronio (e pure Tizio, se è stato tanto farlocco da non conservare gli originali)?
Lo vedete in quest’altra schermata, che mostra le sole versioni di quelle stesse due foto scaricabili da Facebook, nello stesso programma software: a parte il fatto che sono copie degradate, a risoluzione più bassa, sono in file con nomi assolutamente incomprensibili (tipo 493392_48899_n.jpg) e i metadati non ci sono più. Facebook li ha cancellati dalle foto che ripubblica (ma sono quasi sicuro che se ne è tenuta una copia) e questo va anche bene: perché far sapere a tutti gli altri amici di Tizio e Caio dov’erano quel giorno a quell’ora?
Però, se tutto quello che si tengono oggi sono le copie su Facebook, fra qualche anno, quando Facebook sarà sparito o loro se ne stancheranno, che faranno? Certo, potranno comunque scaricarsi tutto da qualche parte, ma nè Tizio nè Caio nè Sempronio potranno mai più:
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ricostruire quando e dove sono state scattate quelle foto (*)
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rimetterle nell’ordine giusto, cioè ricostruire la storia che raccontano
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integrarle, nell’ordine giusto, con foto scattate da altri, cioè completare i loro ricordi
E peggio ancora andrà per i figli di Tizio e Caio che nemmeno c’erano, o per i figli di qualsiasi fighetto digitale di oggi: che belli mamma e papà in questa foto, chissà quando e dov’erano?
Questo ci guadagnate a “condividere” solo su Facebook: roba inutile come ricordo, qualità artistiche a parte. Lo so benissimo che i “nativi digitali” si offendono se glielo chiedete, perché non ci trovano nulla di sbagliato a saper usare SOLO l’app di Facebook. Ma non demordete! Ditegli, cortesemente ma fermamente, “mandami ANCHE le foto originali via Dropbox o email, per favore”. Altrimenti avrete solo dei brutti mucchi di pixel, inutili come ricordi.
(*) e per favore NON fatevi fregare dallo specifico esempio citato, Ho fatto quello solo perché quelle foto erano le più facili da usare per in questo momento. Lo so benissimo che riconoscere anche a distanza di anni una foto fatta a un evento straordinario, di cui si vede lo sfondo, può essere facile da riconoscere. Ma per tantissime altre foto non è affatto così. Provate per credere con qualche vostra vecchia foto di famiglia
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