Cosa non mi piace di Book in Progress
Book in Progress è il progetto di autoproduzione di testi scolastici più famoso d’Italia. Secondo me ha un potenziale notevole ma anche diverse mancanze che, sempre secondo me, sono abbastanza serie. Poichè mi sono ritrovato non so quante volte a ripetere le stesse cose su forum e social network, provo a riassumerle qui in forma schematica e più breve possibile.
Premessa generale
Ferme restando le critiche che seguono, ci tengo a precisare che:
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da quanto mi risulta, considero la scuola capofila del progetto fra le prime in Italia come quantità, e credo anche qualità, per quanto riguarda sperimentazione e innovazione della didattica. Non mi piacciono quelle sue attività (se ancora le fanno) che obbligano all’acquisto di una sola marca di smartphone o tablet, ma in generale tanto di cappello, davvero
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il suo preside, nonché fondatore di Book in Progress, l’ho visto parlare dal vivo una volta sola, a ForumPA 2/3 anni fa, ma lasciò la sala appena spenta l’ultima slide, quindi nè io nè altri potemmo parlarci. Da allora ho visto in video uno o due altri suoi interventi. In tutti i casi ho avuto l’impressione di una persona davvero convinta di quello che fa, che vede il suo lavoro come una missione e ci mette l’anima. Idem per chiunque altro lavori nel progetto, fino a prova contraria
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a differenza di chi spara a zero, per principio e a priori, sul concetto stesso di “autoproduzione” di testi scolastici aperti, a me l’idea piace e (senza ignorare la necessità di autori, redattori ecc davvero competenti!) la ritengo praticabile, se non necessaria. È proprio per questo che certe mancanze mi preoccupano
Nota sulla qualità dei Book in Progress
Io della qualità dei testi di Book in Progress non mi sono mai curato, in parte perché quando ho iniziato a scriverne in rete c’era poco o niente da valutare, ma soprattutto perché ritengo molto più critici gli altri aspetti del progetto descritti qui. Alla fine, quell’analisi l’ha fatta in dettaglio qualcun altro, quindi vi invito caldamente a leggerla, anche perché è importante per il punto 2 che segue.
1. Chiusura dei testi
Oggi, nell'Accordo di Rete fra Istituti Scolastici per la prosecuzione/adesione della rete “Book in progress” c’è scritto (Art 17):
I materiali didattici realizzati nell’ambito del progetto Book in Progress sono di uso esclusivo delle scuole partecipanti alla Rete; non hanno un prezzo né sono cedibili a terzi.
Inoltre, se questa copia del regolamento che si trova in rete è aggiornata, il “diritto esclusivo di distribuzione o di messa in circolazione, o comunque a disposizione, del pubblico, con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi titolo”, ce l’ha (art 6) l’Istituto scolastico, cui appartiene il dirigente/docente coordinatore.
Sia chiaro: Book in Progress ha tutto il diritto di fare così. Questo non è affatto in discussione. Però, anche ignorando qualsiasi discorso “teorico” su Cultura Libera, Condivisione della Conoscenza e simili (1), quell’articolo ha due conseguenze molto pratiche che a me non piacciono affatto :
1.1. Chiusura verso le famiglie
Chi insegna in scuole fuori dalla rete per qualsiasi ragione, anche indipendente dalla sua volontà, deve dire ai genitori dei suoi alunni “lo so che voi non arrivate alla fine del mese e che di questi libri molto più economici ne parlano sempre bene stampa e TV, ma non posso adottarli. Anche se Book in Progress non ci rimetterebbe nemmeno un Euro a lasciarmelo fare”.
1.2. Chiusura ai SUOI STESSI docenti che si ritrovino fuori dalla Rete
Consideriamo un docente che, trovandosi in una scuola appartenente alla rete decida, in piena libertà, di scrivere gratis nuovi capitoli, esercizi eccetera per i Book in Progress. Bravissimo, ma se dopo qualche anno si trasferisce in scuole fuori dalla Rete quel SUO lavoro non potrà più usarlo nemmeno lui. Dovrebbe riscrivere tutto da capo (2). O usarli in barba al regolamento, cioè insegnare “chi se ne frega dei contratti”. Fate pure come volete, ma a me questo tipo di “lavoro gratis” pare autolesionista. Personalmente, io ai docenti raccomando progetti come quelli in fondo, che non li lasciano a mani vuote se cambiano scuola.
2. Confusione su diritto d’autore
Il singolo insegnante che produce materiali didattici nel “segreto” della sua classe potrebbe anche non preoccuparsi troppo di diritto d’autore e questioni collegate (ma prima si legge questa guida meglio è per lui!). Chi lo fa, proponendosi come esempio, su scala nazionale, forse no. Il mio primo articolo su Book in Progress nacque proprio dal fatto che era stato presentato nel 2010 come un lavoro Creative Commons ma a fine 2011, quando scrissi, era evidente che non poteva esserlo.
Oltre a questo, l'analisi già citata sostiene che certe parti dei testi “vengono” direttamente da Wikipedia. Per quanto mi riguarda, in linea di principio, se anche interi capitoli dei Book in Progress fossero così, forse (forse!!!) potrebbe anche andar bene. Però, anche se non sono certo un avvocato, non mi pare che la licenza di Wikipedia e le sue condizioni d’uso consentano poi di imporre quanto ho citato da Accordo e Regolamento. Se è così, prima questa contraddizione viene risolta, meglio è per tutti.
3. Chiusura verso l’esterno
Io faccio queste domande a/su Book in Progress da quasi tre anni ormai. Dopo il primo contatto raccontato qui, nessuno di loro mi ha mai più risposto finora, in nessuna occasione. Fosse tutto qui, andrebbe benissimo, sul serio. Non gli contesto certo il diritto di ignorare me!
Però, a quanto mi risulta finora, non rispondono mai, almeno ufficialmente e in pubblico, a nessuna critica su questi temi, da nessuno, da nessuna parte (di nuovo: quello che non sarebbe affatto un problema in generale, secondo me per chi si propone continuamente come esempio in giornali, TV e congressi lo è eccome). Se quanto ho scritto finora vi sembrano fesserie va benissimo, ma in caso contrario: conoscete una qualsiasi risposta ufficiale e pubblica, di Book in Progress o suoi singoli membri, alle specifiche questioni che ho posto? Se è così, segnalatemela nei commenti, grazie.
Importante aggiornamento 24 ottobre 2014, ore 14:50: credeteci o no, ho scoperto SOLO ORA il motivo per cui nessuno dei membri di Book in Progress ha mai risposto a domande come queste “almeno ufficialmente e in pubblico”, come vorrei io, nè mai lo farà. E non riesco a capacitarmi che mi sia sempre sfuggito. Si tratta nientepopodimeno che dell'articolo 19 dello stesso Accordo, che cito integralmente: “Ciascun Istituto è tenuto a osservare la massima riservatezza relativamente al materiale in fase di realizzazione e si impegna a non diffondere detto materiale presso esterni o presso altre scuole non appartenenti alla rete, senza il consenso del Dirigente della Scuola coordinatrice della Rete." Capito? Qui si lavora per la Sicurezza Nazionale, mica pizza e fichi. Che dire? Jawohl, mein Kommandant! E comunque, che la truppa non parli senza permesso ci potrebbe anche stare (dico sul serio, giuro!), che per anni manchi qualsiasi comunicato ufficiale forse no.
4. Media che comprano a scatola chiusa
Questo NON è affatto, ovviamente, colpa di Book in Progress, tutt’altro. Però è un problema serio lo stesso. Se i punti precedenti una qualche sostanza ce l’hanno, si può sapere perché, da ormai quattro anni, tutti i mass media principali ne parlano regolarmente (cosa ottima) ma senza mai fare loro quelle domande?
All’inizio, potrebbero avere semplicemente seguito fiduciosi altri a cui certe cose erano sfuggite, dal Ministro dell’Istruzione che “Non sono andato al CdM, ho detto a Monti che dovevo venire da voi” a quei funzionari del Quirinale che hanno proposto nomine a Commendatore, pare anche per lavoro su Book in Progress. Dico “pare” perché sul sito del Quirinale la motivazione completa non c’è (a proposito, perché non c’è? Non sono atti pubblici?). Quelle, comunque, sono storie vecchie ormai. Continuare a vedere dopo 2/3 anni, articoli e servizi TV che ripetono a senso unico sempre e solo le stesse cose, sempre in maniera passiva e acritica, mi pare inspiegabile.
5. Rischio per la scuola in generale
Il problema vero di tutto questo, soprattutto del punto precedente, è solo uno: continuando così, se/quando Book in Progress farà il botto sarà difficilissimo, in Italia, far ripartire l’idea dei testi aperti come si deve. E per me questo sarebbe un grave danno.
Perché non glielo dico?
Altra domanda cui ho risposto non so più quante volte è “scusa, se queste cose ti danno tanto fastidio, perché non gliele segnali? Magari non ci avevano mai pensato”. Risposta: tutte queste obiezioni le conoscono già benissimo, perchè gliele ho segnalate per anni, nella loro proposta nell’Ideario della Scuola Digitale, in Tweet stream dei congressi a cui hanno partecipato e altrove. Quindi mi pare inutile chiederlo ancora io a loro. Idem per tutti i giornalisti che ne hanno scritto a pappagallo, a cui ho segnalato quanto avevo già scritto, ma senza mai avere risposta. Questo post NON è una domanda a loro, e non ho intenzione di scriverne altri sul tema, almeno finché non ci saranno novità grosse: l’ho scritto solo per risparmiare tempo la prossima volta che qualcuno farà a ME certe domande.
Nota finale sulle licenze libere
Molto spesso proposte o progetti di produzione di testi scolastici con licenze libere (non come quelle di Book in Progress) vengono attaccati come se dicessero che chiunque potrebbe contribuire dovrebbe essere OBBLIGATO a farlo, o che qualunque lavoro di questo genere dovrebbe essere fatto “SEMPRE E SOLO GRATIS”. Invece non sono affatto veri nè l'“OBBLIGATO” nè il “SEMPRE E SOLO GRATIS”. Informatevi meglio su come funzionano certe cose. Magari chiedendo a questi altri…
Progetti che consiglio di sviluppare, usare e promuovere
In ordine sparso (sicuramente dimentico qualcosa, aiutatemi nei commenti):
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tutti i lavori citati in questo Catalogo di libri di testo e manualistica liberi
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qui l’obiezione classica di tanti docenti è “Embeh? Nemmeno io ho mai dato le MIE dispense ai colleghi, sarò padrone di non farlo o no”? La risposta è: certo! L’uso “privato” delle TUE cose nella TUA classe non mi crea nessun problema, ci mancherebbe. Chi invece lo fa su scala nazionale e pure proponendosi su giornali e TV come l’esempio della collaborazione innovativa mi lascia… perplesso
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proprio come accade, vi prego di notare, ai docenti che si lasciano fregare da software didattici che funzionano solo su LIM, tablet o altro di una certa marca: prima o poi tutta quella fatica la perderete
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