Web del Vaticano pensa pure agli ultimi. Non sempre, per ora
Il sito del PCCS ripubblica integralmente (*) un'intervista al responsabile del Servizio Internet Vaticano “in pratica, il webmaster del Papa”. Alla domanda “Quali sono le principali sfide che avete?" il webmaster risponde che una di tali sfide (grassetto mio):
“si presenta quando si deve tenere conto delle situazioni dei vari Paesi del mondo. Ad esempio, il fatto che va garantita l’accessibilità anche a quei Paesi dove non c’è la banda larga e dove la tecnologia non è ancora così avanzata, tutti devono accedere al contenuto, quindi non basta pensare a fare cose belle e con l’ultima tecnologia, si deve pensare pure agli “ultimi”, a quelli lontani e poveri, pure loro devono accedere al insegnamento e alla tenerezza del Papa!”
È proprio per “pensare pure agli ultimi” che dal 2006 il Progetto Eleutheros propone, fra le altre cose, di:
[Qualunque sia il software adottato]
, spingere per l’utilizzazione esclusiva di protocolli e formati di file aperti per qualsiasi dato in formato digitale come, per esempio, testi, immagini o musica, in tutte le organizzazioni Cattoliche. Soltanto questo può garantire che tutti i documenti digitali siano completamente accessibili a tutti, anche se non possono permettersi computer di ultima generazione o l’acquisto di software proprietario, e soprattutto che lo rimangano in futuro, per sempre.
Al momento però, nonostante le intenzioni espresse nell’intervista, www.vatican.va/video
e http://www.news.va/en
NON funzionano in quel modo. Già lo scorso febbraio facevo notare che la partenza di Papa Benedetto XVI non è visibile a chi può permettersi solo computer su cui non girano i sistemi più in voga. Anche oggi, su computer di quel genere, la visualizzazione di eventi come un Angelus finisce così:
Spero che questa contraddizione venga risolta prima possibile. Io e tanti altri siamo a disposizione per dare una mano.
(*) sicuramente c’è un accordo in questo senso fra i due siti, visto che su lastampa.it c’è scritto chiaramente “Tutti i diritti riservati”, ma mi permetto di suggerire che sarebbe opportuno menzionarlo esplicitamente, per non dare involontariamente ai lettori l’incorretta informazione che la riproduzione integrale senza autorizzazione è consentita in generale.
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