Scott Turow e giornalismo

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Andrea Purgatori è un giornalista professionista dal 1974 (qui la sua voce Wikipedia). Il 27 maggio 2013 Purgatori è entrato nella redazione dell’Huffington Post Italia per “occuparsi di inchieste e approfondimenti… Con Huffington torna al vecchio amore del giornalismo d’inchiesta”. Quindi, presumibilmente, non per scrivere “commenti, opinioni su fatti in genere noti che non vanno pagati”.

L'8 giugno 2013 è apparsa su Huffington Post, con il suo nome, una Intervista Scott Turow, lo scrittore sui diritti d’autore: “Google, Youtube e i colossi rubano il futuro della cultura”, che inizia così:

WASHINGTON - “Ho digitato il mio nome su Google e tra i primi dieci risultati ho trovato sei siti dove poter scaricare illegalmente i miei libri. La cosa pazzesca è che su quel suggerimento il motore di ricerca ci guadagna quando, se si trattasse di droga, per un’indicazione simile qualunque pusher di strada finirebbe diritto in galera”.

Mentre l’amministrazione Obama finisce sotto accusa per aver spiato milioni di cittadini attraverso telecom e server, a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca, le parole di Scott Turow… infiammano musicisti, cineasti e scrittori riuniti per il World creators summit, dove si prepara lo scontro frontale con i pirati del web e i loro grandi protettori che si fanno ricchi in nome di una libertà di accesso ai contenuti che sta decretando la “lenta morte” degli autori di tutto il mondo.

Ora, io nel 1974 giocavo ancora coi soldatini Atlantic. Mica giornalismo. Però:

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  • come vedete nella schermata, il video incastrato sotto l’intervista sarebbe riutilizzabile solo per scopi educativi e non commerciali. È permesso riusarlo su un sito come HuffingtonPost, che non rientra in quelle categorie? Onestamente non lo so con certezza, non essendo un avvocato (hmm, magari potrei chiederlo a Turow). Ma prima ancora…

  • quel video non solo è vecchio di due anni ma pare che non c’entri proprio niente col tema dell’intervista. Io non avevo 90 minuti liberi per starlo a sentire tutto, ma nella sua trascrizione, che ho scaricato da YouTube come potete fare tutti, le parole ebook, Google, piracy, copyright… non vi appaiono nemmeno una volta. Perché appiccicare quel video in fondo al testo, senza data nè niente, in un modo che a un lettore distratto potrebbe addirittura farlo sembrare l’originale dell’intervista? Se serviva un riempitivo, meglio una foto di Turow in prima elementare

  • video a parte, aggiungere data, luogo, contesto e background dell’intervista non sarebbe più professionale?

  • passando ai contenuti, e senza affatto giustificare tutto quel che fanno Google o chi pretende di copiare tutto, sempre: in quell’intervista, così come nella sua lettera sullo stesso tema nel New York Times, Turow ha detto una marea di boiate. Tutte già accuratamente ridicolizzate da mesi, in articoli reperibili con due clic come ad esempio:

  • sempre senza negare che alcuni problemi ci sono, per capire che Turow non è, diciamo, il massimo dell’autorevolezza e dell’obiettività sull’argomento, bastava provare la prima riga dell’intervista: “6 siti illegali sui primi 10” vengono, forse, solo se si cercano specificamente libri gratis, non certo il solo nome “Scott Turow”. Provare per credere

Certo, se interessano questi argomenti, dover conoscere anche il punto di vista di un Turow è inevitabile. E io, come dicevo, nel 1974 giocavo ancora coi soldatini. Però quella pagina mi sembra soprattutto un mero riassuntino senza contraddittorio di “commenti, opinioni di Scott Turow su fatti in genere noti (tranne che a Turow)”, ulteriormente intristito dal video fuori tema. Pazienza. Sicuramente approfondimento e giornalismo d’inchiesta arriveranno in futuri post sull’argomento.

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