Su Caravaggio e la serietà degli ebook

Due studiosi, poco noti agli specialisti, avrebbero ritrovato un centinaio di disegni del giovane Caravaggio, stimandone il valore a 700 milioni.

Disegni e spiegazione dell’attribuzione sarebbero stati pubblicati “in un ebook di 600 pagine dal titolo Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate (pubblicato da Amazon)". Però…

Su Caravaggio e la serietà degli ebook /img/Ottavio_Leoni_Caravaggio.jpg
Ritratto di Caravaggio di Ottavio Leoni, da Wikipedia

</em></u>

Maria Teresa Fiorio, ex direttrice delle Raccolte d’arte del Castello, che ha custodito per anni il fondo in questione, dichiara: “Sono molto perplessa. Uno studioso serio non fa un ebook, studia i disegni e li pubblica nelle sedi appropriate”. Uh?!?

Scusate, perché “uno studioso serio non fa un ebook”? Che discorso è?

Se qualcuno (soprattutto in Italia…) fuori dal giro dell’accademia tradizionale facesse una scoperta o un’ipotesi che nessuna “sede appropriata” gli pubblicherebbe a priori, semplicemente perché è fuori dal giro, che dovrebbe fare?

Rinunciare a pubblicare solo per quel motivo? Oggi che esistono siti Web ed ebook? Scherziamo?

Se quell’attribuzione a Caravaggio è una fesseria lo è è basta, indipendentemente da come e dove sia stata pubblicata. Se è corretta, meno male che c’è stato modo di pubblicarla, e pazienza per gli accademici tradizionali se non ci sono più le sedi appropriate di una volta. Se è una fesseria, meglio ancora se va subito in circolazione, così chiunque potrà stroncarla come merita, in tutte le sedi possibili.

Certo, per restare in ambito storico/culturale/artistico, se uno pensa a Dan Brown che (grazie a editori tradizionali) ha riempito il pianeta di castronerie scritte male, perplessità e voglia di maggiori controlli potrebbero nascere. Ma è proprio grazie a Internet ed ebook che è anche molto più facile diffondere spiegazioni e altre letture che ristabiliscono un po' di equilibrio.

Cosa impedisce a un comitato di “studiosi seri” di demolire l’attribuzione in un saggio pubblicato sia “nelle sedi appropriate” che in un altro ebook, in modo che possano leggerlo ed essere informate dell’errore molte, ma molte più persone?

Comunque stiano le cose, forse è il momento di ammettere che gli studiosi seri non facevano ebook nel secolo scorso. Ma solo perchè non esistevano, non perché siano intrinsecamente poco seri.