Tavolino selvaggio e (di nuovo) software libero al Primo Municipio di Roma

Diceva ieri Repubblica che il Presidente del Primo Municipio di Roma, Orlando Corsetti, ha appena chiesto al sindaco Gianni Alemanno le risorse per combattere occupazioni di suolo pubblico e arredi abusivi.

Queste risorse includono una “mappa digitale delle occupazione di suolo pubblico”, definita nell’articolo anche come “una banca dati elettronica”. Vorrei dire al Presidente Corsetti che non c’è nessun bisogno di chiedere soldi o altro al Comune per fare subito una cosa del genere.

Bastano la collaborazione (gratuita) di cittadini e turisti e gli strumenti giusti. Basta prendere un account di hosting da poche decine di Euro l’anno e adattarci software libero già esistente come quello di Netlamps (buche e cantieri stradali). Oppure quello di Rifiutiamoci che segnala rifiuti non ritirati o bruciati.

Oppure Cartellopoli, che ancora denuncerebbe i cartelloni abusivi se non l’avessero costretto a chiudere nell’indifferenza di Alemanno.

Inoltre, questo lavoro non dovrebbe nemmeno farlo il Presidente o qualsiasi altro impiegato del Municipio o del Comune. Oltre che estremamente economici, questi sistemi sono talmente semplici che qualsiasi programmatore bravo (inclusi parecchi studenti delle Superiori) potrebbero adattarli in pochissimo tempo e a costi bassissimi, se motivati opportunamente. Per esempio indicendo un apposito concorso dello stesso tipo di Apps4Italy. E poi chiedendo aiuto per i dettagli, a chiunque nella comunità italiana dei Dati Aperti. Lo faranno? Lo spero e sono/siamo a disposizione per aiutare ma qualche dubbio mi viene, perché…

…lo sapete qual è la parte più stramba di tutta questa storia? Che soltanto dopo aver scritto i paragrafi qui sopra mi sono ricordato una cosa, che ci crediate o no. Qui stiamo parlando dello stesso Municipio (e Presidente) da cui attendo invano da più di due anni una risposta su un’altra questione… molto simile a questa! A settembre 2009 il Primo Municipio voleva spendere circa 400mila Euro per creare una banca digitale delle attività commerciali nel centro storico di Roma. All’epoca io chiesi subito, scrivendo anche diverse email al Municipio, “Possibile che software del genere non esista già a costi molto inferiori?". Come ho appena detto finora, cioè in 27 mesi, non ho ancora mai visto nessuna risposta. Spero che stavolta le cose vadano meglio.