Da chi è sostenibile l'Open Source?
La settimana scorsa ho pubblicato la presentazione del software per gestione scolastica schoolAdmin scritta dal suo stesso autore, Francesco.
La risposta di Francesco conteneva anche una parte che (ovviamente sempre col suo permesso) pubblico qui separatamente, perché tocca un problema separato dal primo ma forse anche più importante, perché molto più generale.
Ecco come Francesco mi ha raccontato come e perché è arrivato a scrivere schoolAdmin, e perché quel programma non è software libero/Open Source:
La mia impresa software è molto piccola ma la mia esperienza di programmazione è ormai quasi trentennale (ho 41 anni e programmo dall’età di 13). Vivo con la programmazione e le consulenze informatiche ma queste ultime, dal 2010, hanno subito un calo enorme a causa della crisi e così mi sono deciso a produrre software per un mercato più grande di quello che avevo in precedenza. Ho impiegato un anno a realizzare schoolAdmin, con l’aiuto di due insegnanti miei amici, tra gli impegni lavorativi e la mia famiglia (ho una figlia di tre anni) e credo di aver realizzato un prodotto diverso da quelli che ho trovato in internet. La cosa su cui punto di più è l’usabilità e nei software che ho visto è proprio ciò che manca (a mio personale giudizio).
Io adoro il software free ed opensource ma credo che (come hai accennato anche tu nel tuo post su sissiWeb a proposito del software scolastico brasiliano) o bisogna avere l’appoggio di un ente che lo supporti oppure essere una grande azienda che può permettersi di guadagnare anche su altro.
Commento di Marco: il motivo per cui ho chiesto a Francesco il permesso di pubblicare questo suo sfogo è stimolare l’intera comunità software italiana (e quella internazionale, nella traduzione di questa pagina) a riflettere su quanto sia generale e diffuso il problema che lui pone. Ricordo ancora bene di aver sentito, durante un Linux Day a Roma quasi 10 anni fa, chi commentava una presentazione sul molto software Open Source usato in Banca d’Italia chiedendosi più o meno: ma allora per sviluppare software libero devi stare per forza in una grande organizzazione?
Che ne pensate? Siete d’accordo? Qual è la vostra esperienza in casi del genere? Quanto è generale la conclusione di Francesco? Inoltre, pensate anche voi che gli altri software per gestione scolastica siano poco usabili?
Grazie in anticipo a tutti coloro che risponderanno nei commenti.
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