Alfabetizzazione informatica, legami fra generazioni e memoria dei popoli: una storia dalla Thailandia

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Come si dovrebbe fare correttamente alfabetizzazione informatica nei paesi in via di sviluppo? Per fare cosa? Insegnare a premere qualche bottone col mouse e poi abbandonare i computer in mezzo a qualche villaggio (ma lo stesso problema c’è anche in Italia!) senza tenere in alcun conto il lato culturale della faccenda e le effettive esigenze e aspirazioni di chi dovrebbe usare quei computer è una ricetta sicura per il fallimento, o almeno per risultati molto inferiori alle aspettative.

Qualche tempo fa, discutendo questo tema nell’ambito di un corso su diritti civili e nuove tecnologie, Ileana ha fatto un esempio molto interessante, riprodotto qui con il suo permesso (grazie Ileana!).

L’antefatto: Takuapa, Thailandia

Ileana: Vorrei provare a prendere come esempio un fatto avvenuto durante il mio servizio civile in Thailandia, per un’organizzazione cattolica,da settembre 2008 a agosto 2009. A poca distanza dal Centro in cui vivevo e svolgevo il servizio era situato un villaggio di sea-gipsy (zingari del mare), detti morgan in thai, un’etnia che va scomparendo dalle coste del Mar delle Andamane, ma che ancora cerca di conservare intatte le proprie tradizioni.

Il Centro ha iniziato a lavorare con il villaggio morgan durante la ricostruzione post-tsunami; conosce le famiglie di pescatori che lo abitano, ha offerto supporto scolastico ad alcuni bambini e da anni cerca di coinvolgere i minori del villaggio in attività sociali e ricreative.

Un piccolo progetto che il Centro non è mai riuscito a farsi finanziare è proprio legato all’alfabetizzazione informatica. L’idea della vice-direttrice del Centro era di allargare un’ala della struttura per allestirvi all’interno una sala informatica, comprensiva di libri, DVD, connessione Internet e programmi multimediali ed educativi per minori, gratuita e a libero accesso.

La sala sarebbe stata rivolta principalmente ai minori del villaggio morgan, per aiutarli ad apprendere l’uso del computer, attraverso corsi di alfabetizzazione informatica, nella speranza di offrire loro uno strumento utile per trovare un lavoro migliore, una volta terminati gli studi (l’area di Takuapa, dove ha sede il Centro, è nel sud della Thailandia, in una provincia da anni in via di sviluppo soprattutto in campo turistico; molti morgan lavorano stagionalmente nei villaggi turistici, nonostante sia un lavoro molto lontano dalle loro tradizioni).

Non conosco con precisione i motivi per cui il finanziamento al progetto è stato sempre rifiutato; la mia responsabile italiana riassumeva le motivazioni con una frase del tipo: “vogliono creare la struttura prima ancora di aver creato le attività del progetto”.

Problemi generali di alfabetizzazione informatica

Abbiamo incontrato diversi problemi generali, presenti in qualsiasi progetto di questo tipo:

Hardware: inizialmente la scelta era di cercare il fornitore più economico per l’acquisto di 5 o 6 computer, per cominciare. Poi il Centro aveva trovato dei computer funzionanti, ma in disuso, disponibili gratuitamente. Almeno su questo punto, il Centro era riuscito a trovare delle risorse indipendentemente dai finanziatori esteri.

Software: inutile parlare di Open Source: le persone a cui sarebbe stato affidato il progetto conoscevano solo Windows, appreso sul lavoro o all’università. La lingua non sarebbe stato un problema: già da tempo esiste la versione in thai di Windows.

Personale responsabile dell’attività: la Thailandia è un paese buddista e solo lo 0,4% della popolazione è di religione cristiana. Il Centro poteva contare unicamente su uno staff di 14 persone e due volontari della parrocchia. Il progetto avrebbe dovuto essere seguito dal viceparroco, ritenuto da tutti l’esperto informatico (nessuna laurea in informatica o simile, nessuna preparazione di alcun genere…solo una passione per i computer nota a tutti!), per quanto riguardava l’aspetto tecnico (hardware, software, installazione, manutenzione… ). Per la parte di gestione delle attività, invece, tutto sarebbe stato affidato ai volontari della parrocchia (non sempre disponibili), i quali avrebbero dovuto organizzare autonomamente sia i contenuti delle attività di alfabetizzazione informatica, sia l’organizzazione pratica della sala (orari, responsabili, permessi, ecc.).

Preparazione del target del progetto: cioè i beneficiari, i minori morgan. Ai ragazzi del villaggio, durante una delle attività settimanali, era stato domandato quanti di loro sarebbero stati interessati ad attività di alfabetizzazione informatica e quasi tutti si erano dimostrati interessati. Il Centro non aveva nessun contatto con le scuole dei ragazzi e raramente avevano delle solide relazioni con i familiari. In genere il rapporto tra il Centro e il villaggio era limitato a visite saltuarie da parte dei volontari o della vice-direttrice del Centro, i quali si interfacciavano principalmente con i leaders della comunità. Anche in termini di programmazione delle attività in base ai programmi scolastici, quindi, il Centro era completamente sprovvisto di qualsiasi conoscenza in merito. L’unico metro di misura erano le necessità espresse dai ragazzi (ricerca su Internet, scrittura di testi, ecc).

Qualità della connessione e della linea elettrica: nonostante Takuapa sia un piccolo paese del sud, la linea ADSL funzionava più o meno ovunque, tranne che al Centro. Nonostante le lamentele (per quanto possa lamentarsi un thai, per cultura tutt’altro che incline alle discussioni) con il provider del servizio per la scarsa qualità della connessione, spesso assente anche senza motivo, l’unica spiegazione fornita era che il Centro si trovava in un “buco nero” tra due ripetitori situati a nord e a sud; la connessione era così difettosa perché né il segnale da sud, né il segnale da nord era sufficientemente potente per fornire un servizio costante ad alte prestazioni. Inoltre la Thailandia è soggetta ai monsoni, per cui 6 mesi all’anno, o anche più, può capitare che a causa di fulmini e temporali si rimanga senza corrente.

Commento finale di Marco: come dicevo all’inizio, fin qui, con l’unica eccezione della disponibilità di energia elettrica, quelli raccontati da Ileana sono problemi tecnico-logistici assai comuni anche qui in Italia. No? Comunque, la storia continua parlando dei problemi culturali (e di un’occasione perduta) di alfabetizzazione informatica.

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