A proposito di bufale e catene di S. Antonio su Internet

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Come ho scritto nella Guida a come sprecare Internet, Internet è una bellissima cosa ma va usata con cautela. A seguire la corrente senza fare attenzione si rischia di fare solo tanta confusione, come mostra questo esempio abbastanza recente, anche se per vari motivi non ho potuto pubblicarlo prima.

Il 18 dicembre 2009 un mio conoscente ha scritto a me e ad altre persone (sintetizzo da un messaggio molto più lungo):

_"Sintetizzo di seguito questa impressionante informazione ricevuta via mail e [verificabile direttamente dal sito del Senato](http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/testi/31554_testi.htm). Il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana il testo approderà alla Camera diventando l'articolo nr.60._
_Secondo quell'emendamento, se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, su ordine del Ministro dell'Interno i providers dovranno bloccare il blog entro 24 ore. Pene per il blogger, carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali."_

Impressionante, no? Peccato soltanto che quell’allarme, in quel momento (metà dicembre 2009) fosse già falso da quasi otto mesi.

Il cosiddetto “emendamento D’Alia” citato nell’allarme (oltre a essere assente dal testo linkato nell’allarme stesso, almeno in quei giorni), era roba vecchia di 10 mesi già a dicembre 2009. L’emendamento era stato segnalato a febbraio da Punto Informatico, ricevendo subito stroncature feroci da tutte le direzioni e causando una prima serie di allarmi a catena via Internet, uguali a quello ricevuto a dicembre 2009. L’ondata era poi risuscitata nella prima settimana di maggio, riempiendo i blog e portando nella casella email del sottoscritto almeno 15 altre copie di quel testo, via mailing list o altre catene di S. Antonio. Soltanto il 13 maggio, dopo affannose verifiche su liste di attivisti, arrivava la notizia che il pericolo era stato sventato (da un controemendamento di Forza Italia/Pdl…) già dal 29 aprile. Insomma, otto mesi dopo che quell’emendamento era stato bocciato in Parlamento, su Internet ancora circolavano allarmi che, oltre a essere in clamoroso ritardo erano anche sbagliati, visto che parlavano di notizia “verificabile direttamente dal sito del Senato” fornendo un link a pagine che, almeno a dicembre 2009, non contenevano nulla del genere.

Conclusioni e consigli:

  • Questo esempio è uno delle migliaia che provano che Internet è facilissimo spargere voci e distorcerle, ed è difficilissimo ricevere smentite o aggiornamenti. Nessuno di quelli che mi ha spedito copie dell’appello sulla libertà della Rete in pericolo si è degnato di spedirmi le smentite citate qui sopra, probabilmente perché non lo sa e non si è mai preoccupato di seguire seriamente l’argomento dopo aver passato il messaggio

  • Mai propagare catene di S. Antonio senza pensarci, anche se la causa è nobile. Unica eccezione, se vi impegnate a seguire seriamente l’argomento e a informare tutti tempestivamente anche di qualsiasi sviluppo.

  • Verificate sempre completezza, coerenza e aggiornamento delle fonti.

  • Usare Internet per informarsi o informare una volta ogni tanto non basta. Quell’emendamento o leggi molto peggiori possono ritornare in ogni momento.

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