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Ancora su Prof., minori e Facebook

(Questa è una sintesi dei miei interventi in una discussione online su un tema che ho già trattato, quello della “bomba a tempo” delle scuole e di Facebook)

[un altro partecipante]: …c’è la questione delle informazioni su di loro che forniamo ai gestori dei social. È come se andassimo in un pub (dove vendono liquori) e incontrassimo dei minorenni che conosciamo e che cercano una comunicazione con noi. Cosa fai? Li ignori perché sennò violi la loro privacy e diventi complice del gestore del pub che li ha fatti entrare?… Ecco, credo che ognuno abbia la libertà di scegliere se, cosa e come comunicare in quel “pub” con un minorenne che è già lì (non l’abbiamo invitato noi ad entrare) e che cerca un contatto con noi perché ci conosce.

La mia risposta: Bello l’esempio del pub, vediamo se usando quello riesco a farvi capire di che si dovrebbe parlare:

Da CHI volete difenderli, i figli, su Facebook?

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Ho scoperto solo oggi, perché ha ricominciato a essere condiviso, un articolo del 2014 su privacy e minori che, in un certo senso, fa più danno che altro: “Perché METTO le foto dei miei figli online”. I modi in cui fa danno sono due.

Il primo è che confonde Facebook con Internet, o come minimo non aiuta chi già li confondeva. Ma il problema vero è che (tanto quanto l'articolo che sostiene la tesi opposta!) nemmeno sfiora la prima cosa da sapere su Facebook o qualsiasi altro ambiente online che funzioni nello stesso modo.

Quella bomba a tempo delle scuole e di Facebook

Consideriamo questi due casi:

  1. un insegnante documenta una qualche attività svolta in classe pubblicando foto e dettagli vari non solo sul blog della scuola, ma anche su Facebook. Tanto, “cosa cambia tra un blog visibile a tutta Internet e una pagina di Fb con pochi iscritti?"

  2. (molto peggio del primo) un insegnante che crea un gruppo Facebook chiuso e segreto, appositamente per la didattica, cioè per condividere materiali, assegnare compiti, per ricordare consegne e scadenze, rispiegare argomenti su richiesta, nel gruppo stesso o anche con messaggi privato o chat

Percloud e la signora Maria, o come liberarsi di Facebook. Magari creando lavoro

antefatto: percloud è la mia proposta per un’alternativa a Facebook, Gmail &C. Leggendola, Daniele mi ha scritto e ne è seguito lo scambio di email riassunto qui sotto, che spiega come percloud sarebbe alla portata di tutti e, se tutto va bene, magari potrebbe anche creare qualche opportunità di lavoro