La cosa più divertente che leggerete sul voto online quest'anno...

potrebbe essere questa. Anche se è divertente nel modo sbagliato.

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Allora, dice FanPage che, per “Garantire il diritto di voto a tutti i cittadini” c’è una proposta di legge per votare online alle prossime elezioni politiche, che:

  1. prende a riferimento l’Estonia
  2. vuole essere “una risposta concreta al problema dell’astensionismo” e facilitare il voto degli italiani all’estero
  3. contrasterebbe il voto di scambio, perché “chi vota da casa è libero di cambiare la propria preferenza in qualsiasi momento, per evitare che venga sottoposto a pressioni esterne”
  4. sempre in tema di segretezza del voto, dovrebbe essere meglio del voto per posta oggi fornito agli italiani all’estero. Altrimenti “Un padre di famiglia, ipoteticamente, potrebbe ricevere le schede, compilarle a nome dei familiari, e rispedirle già riempite”
  5. per maggior sicurezza, potrebbe utilizzare la blockchain

Personalmente, il primo se non unico dubbio che ho sull’argomento è se è più grave avere politici che credono e dicono certe cose, giornalisti che le riportano acriticamente, o testate che le pubblicano senza rileggerle. Vediamo un po':

Ah, l’Estonia…

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Ormai sono cinque anni che l’Estonia è la nuova Islanda, sarebbe ora di smettere. Prendere a modello, soprattutto per un processo così delicato come il voto, un paese con metà degli abitanti di Roma, che le “cose digitali” riesce a farle per motivi e in modi difficilmente replicabili qui non mi pare il massimo.

Ah, il voto all’estero…

Sul voto per gli Italiani all’estero in quanto tale, così come è fatto oggi in Italia, ho una montagna di dubbi che forse racconterò un’altra volta. Qui mi limito a dire che quella bella idea dell’Estonia è stata criticata anche perché avrebbe “distorto in maniera significativa il suffragio, sottorappresentando le minoranze di etnia russa [a favore delle] elite estoni, spesso neppure presenti sul territorio nazionale”. E che già così, “il voto degli italiani all’estero nelle ultime tornate elettorali è quasi sempre stato decisivo”. No, grazie. Se i voti di una (qualsiasi!) singola “parte” del paese di fatto pesano più degli altri, risolviamo quel problema, prima di preoccuparci di come vengono espressi quei voti.

Ah, l’astensionismo…

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Sull’astensionismo, lo stesso articolo di FanPage dice che “Nonostante utilizzino il voto online la partecipazione [in Estonia] è di circa 10 punti inferiore alla nostra”: questo potrebbe bastare per chiudere il discorso, ma la domanda vera è un’altra. Già oggi che bisogna scomodarsi a uscire da casa siamo pieni di gente che vota senza fare la minima fatica di informarsi correttamente. Rendere il voto per il parlamento un gioco concretamente indistinguibile da quello per l’isola dei famosi o Sanremo non farebbe che screditarlo ancora di più e quindi aumentare astensionismo, e possibilità di manipolazione. Anni fa lessi che “il voto DEVE essere scomodo, così vota solo chi ci tiene e si è informato”: francamente, con tutti i suoi limiti, mi fa molta meno paura uno scenario del genere che quello in cui il voto è istantaneo, senza alcuna fatica.

Ma queste sono inezie, in confronto alle parti davvero [tristemente] divertenti:

Ah, il voto di scambio…

Chi vota da casa è libero di cambiare la propria preferenza in qualsiasi momento, per evitare che venga sottoposto a pressioni esterne? Ma state scherzando? Ma davvero c’è bisogno di dirvelo, che chi chiede voto di scambio verrebbe lui a casa? O che vi farebbe venire a votare a casa sua, davanti a lui? E che con un sistema del genere farebbe votare l’ultimo giorno utile, e si farebbe consegnare la carta d’identità digitale fino a chiusura dei seggi per impedire di rivotare “senza pressioni esterne”? Ripeto: ma state scherzando?

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Che cavolo stai dicendo, Willis?

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Ah, la segretezza del voto…

Con il voto per posta “un padre di famiglia potrebbe ricevere le schede, compilarle a nome dei familiari, e rispedirle già riempite”? Certo. Così come potrebbe farsi consegnare schede e smartphone dei familiari, per votare al posto loro. Certo, sarebbe un po' più difficile da negare del fregarsi le buste, ma comunque impossibile da contrastare efficacemente. Ripeto: ma state scherzando? Quello è un validissimo motivo per abolire il voto per posta, non certo per perpetuarne i difetti digitalmente.

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Che cavolo stai dicendo, Willis?

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Ah, la blockchain…

Mo' ve la buco, ‘sta blockchain (cit.).

In processi come il voto, e spesso non solo in quelli, la blockchain non certifica niente o quasi di quello che davvero è importante. La blockchain può certificare che oggi, esattamente alle ore X, usando la mia carta d’identità elettronica è stato correttamente espresso un voto per il partito o candidato Y, e rendere impossibile alterare o rimuovere quella certificazione. Ma non garantisce minimamente che quel voto l’abbia espresso io o, anche impiegando impronte digitali e simili, che lo abbia fatto liberamente e segretamente.

Ancora non so se è più grave avere politici che producono certe affermazioni, o giornalisti e testate che le riportano senza stroncarle come meriterebbero. Ma grave, è grave.

Aggiornamento 13/03/2019, ore 8:45

L’autrice dell’articolo di FanPage ha risposto che:

Grazie per i dubbi sollevati, ma il pezzo non riporta l’opinione del giornalista. E poter votare più volte significa solo che se il voto fosse pilotato, sarebbe più difficile impedire all’elettore di esprimere la propria preferenza. A meno che non venga sequestrato.

Partendo dalla fine, cioè dal “poter votare più volte significa solo che..": onestamente, a me quella risposta sembra possibile solo se:

  1. non si è letto affatto il paragrafo qui sopra sul voto di scambio, sul far votare l’ultimo giorno utile e “sequestrare” il documento eccetera, senza alcun bisogno di sequestrare nessuno
  2. o si è sicuri (ma perché? su che basi concrete?) che lo scenario da me descritto sia estremamente improbabile, se non impossibile da realizzarsi. Cioè se si dimentica:
  3. che “voto di scambio” significa quasi sempre qualcosa fatto di comune accordo fra le due parti, senza alcuna costrizione, e che quindi far votare “da casa” non fa che renderlo praticamente impossibile da rilevare e provare
  4. che quando invece non è di scambio ma effettivamente imposto con la violenza, o minacce concrete di violenza (“vota e poi ti sequestro la carta d’identità per una settimana, e se fai denuncia so dove trovare tua figlia”), quasi nessuna delle vittime avrà il coraggio o la possibilità concreta di votare come vorrebbe
  5. insomma, che se il voto non avviene in ambiente protetto è molto molto più difficile garantire che non sia influenzabile, tutto qui.

Quanto all’affermazione che “il pezzo non riporta l’opinione del giornalista, io non ho scritto niente del genere. Ho scritto, e ripeto, che è grave, quando chiunque altro fa affermazioni del genere, che un giornalista le riporti senza segnalarne la oggettiva… chiamiamola debolezza. Se un ministro dichiarasse che i problemi energetici dell’Italia saranno risolti il prossimo anno grazie alla costruzione di centrali a moto perpetuo, voglio sperare che qualsiasi giornalista gli risponderebbe automaticamente “scusi, ma lo sa o no che il moto perpetuo è fisicamente impossibile?” e che aggiungerebbe sicuramente questa informazione quando riporta la dichiarazione del ministro. Ecco, l’affermazione che il voto via internet possa contrastare il voto di scambio anzichè renderlo molto più facile da fare e nascondere è quasi sullo stesso piano del moto perpetuo, altro che dubbi. Tutto qui.

Già che ci sono… ribadisco l’invito che ho fatto ormai sei anni fa: anzichè perdere altro tempo con queste cretinate del voto online, cominciamo per favore a digitalizzare tutto quello che viene dopo il voto e lo scrutinio manuale, per esempio così.