Studi umanistici, spesa inutile? Dipende

L’altro giorno Stefano Feltri ha scritto un articolo sugli studi umanistici con una partenza piuttosto infelice:

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È giusto studiare quello per cui si è portati e che si ama? Soltanto se si è ricchi e non si ha bisogno di lavorare, dicono gli economisti. Se guardiamo all’istruzione come un investimento, le indagini sugli studenti dimostrano che quelli più avversi al rischio, magari perché hanno voti bassi e non si sentono competitivi, scelgono le facoltà che danno meno prospettive di lavoro, cioè quelle umanistiche. I ragazzi più svegli e intraprendenti si sentono sicuri abbastanza da buttarsi su Ingegneria, Matematica, Fisica, Finanza. Studi difficili e competitivi.

Messa così, la cosa fa parecchio acqua:

  • Tanto per cominciare, fra essere “svegli e intraprendenti” e “riuscire a laurearsi in Ingegneria eccetera” c’è ben poca connessione. E comunque se uno è negato in matematica, che senso avrebbe iscriversi a certe facoltà? Al limite quello, o i voti bassi, è un argomento per non andarci proprio, all’Università, non contro gli studi umanistici
  • Soprattutto, oggi l’equazione “laurea in X= Y% di probabilità in più di trovare un buon lavoro” non regge più, qualunque siano X e Y. Tranne per chi ha davvero una tale predisposizione naturale per quel lavoro che ce l’avrebbe fatta comunque. Anzi, è proprio l’idea stessa di “guardare all’istruzione come un investimento per trovare lavoro” ha sempre meno senso e basi nella realtà. Vedi Krugman

Studi Umanistici, Scientifici oppure… motivi davvero validi per iscriversi?

Dopo le prime critiche (da non perdere quelle di Valigia Blu) Feltri ha risposto. Pure su quell’articolo c’è parecchio da dire (vedi ancora Valigia Blu) ma almeno parte con una domanda molto più sensata: all’Università bisogna studiare quello che serve a trovare un buon lavoro o quello che piace di più?

Su questo tema offro umilmente qualche spunto di discussione (anzi soprattutto di riflessione, per i neodiplomati che potrebbero iscriversi all’Università quest’anno):

  1. Forse una spiegazione di certi dati valida in molti casi quanto le sue è che se uno è tanto sveglio e intraprendente da sopravvivere a certe Università italiane, dieci anni dopo il diploma avrebbe avuto buoni risultati comunque, anche senza alcuna laurea. Di nuovo, che c’entrano gli studi umanistici?
  2. Feltri dice una cosa giustissima: “quello che forma l’individuo non necessariamente è utile anche a formare un lavoratore”. Ma forse questo fatto va applicato al contrario di come fa lui, invertendo le priorità.  Guardare all’istruzione a un investimento soprattutto economico è corretto solo se pensi a te stesso innanzitutto come lavoratore e a realizzarti solo nel tuo lavoro, anzichè prima come persona.
  3. Oggi studiare tanto, bene e senza mai smettere serve ancora più di una o due generazioni fa, ma non per trovare lavoro. Per cose più importanti, tipo capire davvero il mondo e vivere meglio.
  4. Il punto precedente vale  anche, o forse **prima del resto, **per gli studi umanistici. Ma vale anche per le basi (ripeto: le basi) di matematica, informatica e altre materie scientifico/tecniche. Non se ne può davvero più di sentire tanta gente, dagli scarti del Grande Fratello a qualche barone universitario dire “io di matematica e/o computer non ci  capisco niente” con orgoglio.
  5. Altra cosa giustissima che dice Feltri, da scolpire all’ingresso di ogni Facoltà: “nessuno ha il dovere di pagarci per il resto della vita uno stipendio se quello che piace a noi a lui non interessa”. Ovvero: toglietevi dalla testa che qualunque laurea vi dia diritto a pretendere di fare proprio quel lavoro.

Riassumendo, la risposta giusta alla domanda di Feltri:

all’Università bisogna studiare quello che serve a trovare un buon lavoro o quello che piace di più?

forse oggi, per molti, può e dovrebbe essere: prima e meglio accettate l’importanza sia di lavorare sodo che di una buona istruzione, ma soprattutto prima accettate di _tenere le due cose completamente separate _e meglio camperete. Forse oggi la domanda giusta è, fermo restando che più studio e meglio è per me, sicuramente:

_All’università bisogna **andarci **per poi pretendere o cercare un posto di lavoro, o perché mi piacerebbe davvero, ma proprio davvero davvero, saperne di più su certe cose? _Ripeto: leggetevi Krugman.

(immagine ricavata da “Lauree più Inutili?” - Tutored.it)