Umberto Eco e quegli imbecilli... di duecento anni fa

In questi giorni c’è mezza Italia, almeno, che discute della recente dichiarazione di Umberto Eco secondo cui, sintetizzando “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che invece, prima, parlavano solo al bar, senza danneggiare la collettività”. Io (tranquilli!) una mia opinione definitiva su questa specifica dichiarazione di Eco ancora non ce l’ho (sul serio!), ma…un’altra citazione sullo stesso tema che ci casca proprio a fagiolo sì, eccovela:

“l’uso che oggi si fa dello scrivere è tanto, che… molti scritti degnissimi, trasportati dall’immenso fiume dei libri nuovi, periscono senz’altra cagione”.

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Praticamente lo stesso concetto, no? Solo che questa non l’ha detta Umberto Eco l’altra settimana, nè l'umile sottoscritto nel 2009, per un corso. No, questa l’ha scritta Giacomo Leopardi nel 1824, quasi duecento anni fa: “Del Parini ovvero della Gloria, Cap IV”. Come dicono i testi universitari (lo dicono ancora?), “la conclusione è lasciata per esercizio al lettore”.