Linux in Italia: identità o comunicazione?

Madbob, commentando la riuscita del Linux Day 2013 segnala così quanto avevo scritto due settimane prima dell’evento:

Marco Fioretti il 9 ottobre prendeva il ridotto numero di Linux Day registrati sul relativo sito web come riprova della crisi di identita’ della community italiana, insieme all’annullamento della ConfSL.

Ringraziando per la citazione, vorrei segnalare un paio di cose.

Primo, a parte il fatto che il numero finale è comunque (lo scrive Madbob, io nemmeno lo sapevo fino a stamattina) il più basso dal 2007, io avevo scritto:

“Trattandosi di volontariato è possibilissimo che si eguaglino o superino i volumi dei due anni precedenti. Me lo auguro, davvero."

e dicevo sul serio che me lo auguravo, anche perché seguo la cosa ogni anno e so bene che in tanti, per mille motivi si registrano all’ultimo momento. Quindi il 9 ottobre lo consideravo UNO dei possibili sintomi, (non una prova o riprova!) che potrebbe esserci qualcosa di cui discutere.

In secondo luogo, la “cosa da discutere” proposta nel mio articolo NON è affatto una eventuale “crisi di identità della comunità italiana” ma un’altra, che almeno a breve/medio termine è indipendente da dimensioni e compattezza di quella comunità.

La domanda che ho fatto il 9 ottobre è se “il modo canonico (di quella comunità) di promuovere Linux e Software Libero ha dei limiti intrinseci (raggiunti ormai da un pezzo, non certo l’anno scorso)”.

Come esempio pratico a me, che lo seguivo da vicino anche se da fuori, pare che il LUG Roma di fine anni 90/primissimi anni 2000 non avesse certo crisi di identità sue, fin che è durato, ma appunto di comunicazione con l’esterno.

Nel senso che finchè ci sono stati quei pochi del gruppo originale è andata alla grande. Appena loro si sono stancati o hanno dovuto smettere per lavoro o altro, quel LUG è svanito (*). In pochissimo tempo ha smesso di fare qualsiasi cosa, perché nessun altro intorno a loro era interessato a quello che facevano, o meglio quel che facevano e credevano non lo comunicavano in modo rilevante per chi era nelle immediate vicinanze. Cioè nella facoltà d’ingegneria dell’università più grande d’Europa o quasi, mica qualche baretto di campagna.

Il 26 ottobre, nel mio intervento telefonico sul Linux Day a Radio Cooperativa (non ancora online, ma dovrebbe esserlo a breve) avevo suggerito come slogan qualcosa come “al Linux Day portateci nonne, zii, amici… che di Linux non ne sanno niente, perché sono loro che han più bisogno di conoscerlo”. Ovviamente, perché una strategia del genere funzioni, è necessario che contenuti e linguaggio siano rilevanti e accessibili per quel pubblico. Io di questo parlavo, più che di eventuali crisi di identità interne.

(*) sì, lo so che sono nati altri LUG a Roma, che oggi ci sono ancora eccetera. Il punto è che LugRoma smise di funzionare quasi di colpo, nessuna evoluzione o crescita. Quello che c’è oggi su lugroma.org è roba statica vecchia almeno di 4 anni, probabilmente molto più vecchia. I post “del 2012” sul blog sono ripubblicazioni di roba del 2005