Puglia: disabili + formati liberi = innovazione!

Attenzione! Questa è solo la seconda parte di questo articolo!

In generale, i formati dei file e il software con cui scriviamo o leggiamo quei file sono due cose ben diverse: i formati sono alfabeti, i programmi penne. Quindi bisogna parlare separatamente di software accessibili e di formati accessibili. I primi sono (semplificando!!!) programmi che possono essere usati anche solo con la tastiera e capaci di “recitare” i loro menu o il contenuto dei documenti in un altoparlante. I secondi sono formati che includono supporto alle funzioni di accessibilità di quei programmi. Per esempio (sempre semplificando!), campi in cui salvare testi alternativi alle figure.

I formati sono più importanti del software (noi usiamo il software per gestire documenti, mica creiamo documenti per avere scuse con cui usare software!). Quindi, viva la pubblicazione esclusiva in formati aperti, visto che:

  • formati da ufficio liberi come ODF 1.2, o siti Web scritti come si deve sono ben più accessibili di altri precedenti,
  • se davvero PDF/UA fosse l’unico standard con cui pubblicare oggi certi documenti già esistenti la Regione potrebbe tranquillamente fare un’emendamento o quel che volete per pubblicare anche (ma mai più solo) in quel formato

Quanto al software con cui leggere o scrivere in quei formati, su questo Scano ha ragione, oggi il software libero è indietro. Ma quanti sono davvero i dipendenti disabili della Regione Puglia che davvero dovrebbero smettere di lavorare se domani gli lasciassero solo software libero nel computer? Sicuramente, non tantissimi. Allora, anche se davvero tutta la Regione Puglia passasse domattina a OpenOffice, farà senz’altro un’eccezione solo per loro, a termine, che gli consenta di continuare a usare software proprietario. Basta che salvino i documenti in formati aperti!

Quanto ai cittadini disabili che devono poter leggere i documenti pubblici, nessuno impedisce a software proprietario di leggere anche formati aperti. Se c’è un mercato per produrre software accessibile ma proprietario che legga anche quei formati, qualcuno lo scriverà. Qual è il problema, visto che già oggi i disabili hanno solo quella scelta? O che, se hanno il computer, ormai lo sanno da un pezzo senza ricordarglielo, che per i file PDF gli server Acrobat Reader? Casomai, sarebbe ora che PA, Università Pubbliche, UE rendessero davvero accessibili certi software liberi.

Ricapitolando , oltre al fatto che le esigenze dei disabili non sono di per sè sufficienti eccetera, le dimensioni reali del problema non mi sembrano preoccupanti. Soprattutto considerando che in realtà dovremmo parlare di…

Formati, software e… procedure!

Andiamo ora al motivo più importante per cui certi problemi non mi sembrano così gravi. Tutto l’articolo di Scano mi sembra basato su un punto non detto: le PA lavorano con suite da ufficio per produrre singoli documenti/file che devono essere stampati o pubblicati come singoli file (“viene da chiedersi quale sarà il formato utilizzato per la diffusione di documenti e modulistica”). In un mondo così, certo il PDF regna sovrano, e se un PDF accessibile si può leggere solo con software proprietario abbiamo un problema.

Ma quella non è mica una legge di natura: è solo il modo (obsoleto) in cui vanno le cose oggi.

Qui l’accessibilità non c’entra niente. È inutile stare a chiedersi se OpenDocument e/o LibreOffice su Linux sono effettivamente accessibili. Se (almeno per i contenuti nuovi, futuri) un sito di una PA viene riempito (solo) di PDF, è sbagliato. Se nel 2012 un cittadino, per sbrigare una pratica, deve per forza scaricare un file e compilarlo con una suite da ufficio (come fa AGCOM), anzichè compilare direttamente un modulo sul sito, è sbagliato. Come principio, qualunque sia la licenza del software utilizzato.

Al giorno d’oggi, il formato PDF è molto spesso solo una pezza che copre procedure e mentalità di gestione documentale obsolete, oppure l’incapacità di passare alla firma digitale abbandonando quella su carta. Soprattutto, PDF non è l’unico formato accessibile. Per dirla come questo sito, le linee guida per l’accessibilità menzionate da Scano (WCAG 2.0) “sono (soprattutto) per i contenuti Web. I file PDF sono qualcos’altro, anche se spesso li troviamo nei siti, e le norme WCAG li citano solo una volta”

Se la Regione Puglia applicherà questa sua legge nel modo sbagliato, cioè limitandosi a rimpiazzare certe suite da ufficio con altre suite da ufficio con licenza diversa, i problemi segnalati da Scano li avrà senz’altro, ma saranno in fondo alla lista.

Se invece la legge verrà applicata secondo le tendenze moderne dell’informatica pubblica, consolidando i server e passando a Cloud, la regione potrà risparmiare, diventare più efficiente e pure rispettare le norme sull’accessibilità. Perché quando documenti e moduli saranno disponibili in formato aperto, come pagine Web generate da software (libero, grazie) che gira su un server, in maniera conforme alle norme WCAG, chiunque potrà leggerle con il browser che preferisce.

Crescere e staccarsi da quel ciuccio che è diventato il PDF ridimensiona molti dei problemi segnalati. La legge poteva essere scritta meglio? Certo, come no, lo dicevo anch’io, anche se da altri punti di vista. Però non ci vedo un rischio di discriminare i disabili. Ci vedo un’opportunità per fare le cose come si deve. Con una battuta, si potrebbe dire che la Regione Puglia si è messa in una situazione da cui può uscire, brillantemente, solo passando a formati e software liberi nel modo giusto.