Rassegne stampa censurate? Era ora!

La Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) ha chiesto alle Pubbliche Amministrazioni di sospendere la pubblicazione online, per tutti, delle loro rassegne stampa

Anche il Cicalino denuncia la richiesta come una censura e una perdita per i cittadini perché:

_La rassegna stampa della Camera dei Deputati è uno strumento fondamentale di lavoro per gli addetti e per i cittadini. Un servizio, autorevole e completo, che viene offerto da oltre 10 anni e che vanta un patrimonio archivistico elettronico di raro pregio_

io invece spero proprio che quella richiesta venga accolta, in modo che più gente possibile si renda conto di certe cose.

Primo, del fatto che, ancora oggi, la Camera e tante altre Pubbliche Amministrazioni fanno e pubblicano online le loro rassegne stampa in un modo allucinante, che deve finire al più presto e che col diritto d’autore non c’entra niente: male, a mano e a spese (inutili) nostre!)

Un altro vantaggio della censura chiesta da FIEG è che aiuterebbe quei giornali, editori e giornalisti che ancora credono di vivere nel 1912 a svegliarsi e a usare le tecnologie digitali a loro vantaggio.

Cari signori in FIEG e fuori, il motivo principale, se non l’unico, per cui l’attuale rassegna della Camera può essere (ma per quanto tempo ancora?) “di RARO pregio” è il semplice fatto che molti di voi NON rendono quegli quegli stessi articoli accessibili a tutti online. Il punto è, quanto durerà? Perché non pubblicare quegli articoli sui vostri siti, con banner o altri sistemi che farebbero guadagnare a voi qualcosina da roba che altrimenti potrebbe presto avere (vedi sotto) valore commerciale solo come carta igienica?

Se non ne avete una copia digitale (malissimo!) fatevi dare i file PDF dalla Camera, pubblicateli sul vostro sito (senza password: mai sentito parlare di coda lunga?) e sia finita. Questo per il passato. Per il futuro, potreste aspettate due settimane prima di rendere accessibili a tutti certi file o pubblicarli subito senza password. Entrambi i modelli hanno vantaggi e svantaggi, ma sono preferibili al chiudersi in una stanza con i vostri articoli, aspettando che qualcuno se ne accorga e sia disposto a pagare per entrare.

A quel punto (e questa è l’altra cosa di cui più gente si renderà conto presto e meglio sarà) le rassegne stampa potrebbe farle chiunque ne sia capace, dalla Camera dei Deputati o qualunque altro posto, con strumenti come Paper.li o Scoop.it. Magari dicendo anche su quei portali, se proprio non riuscite a dormire altrimenti, cose come “l’accesso alle ultime 7 rassegne si paga, quelle più vecchie sono gratis”.

Insomma, signori editori, siete sicuri che ci rimettereste? Certo, è probabile che guadagnereste meno di adesso, o meno di quanto sperate di ottenere con quest’ultima lettera, ma… Siete davvero sicuri che la Camera e le altre PA ce li avranno ancora per molto i soldi che vi aspettate dalle rassegne? O che i cittadini, anche quelli più rispettosi del diritto d’autore, continueranno a voler pagare qualcuno per fare con forbici e coccoina quel che invece dovrebbe, per risparmiare denaro pubblico, fare solo su portali come quelli che ho menzionato?

Fare rassegne stampa (o, come le chiamano oggi online, curation) è un servizio importantissimo, che va mantenuto. In ogni caso, anche se fosse giusto che una rassegna stampa preparata da un dipendente pubblico per altri dipendenti pubblici deve rimanere segreta, visto che è fatta con soldi pubblici deve costare il meno possibile. Chiedo quindi a Governo, Parlamento e tutte le altre PA di:

  • esaudire senz’altro la richiesta della FIEG, mettendo offline le attuali rassegne stampa

  • dire alla FIEG: visti i tempi difficili, da oggi taglieremo nettamente le spese per rassegne stampa, sia eliminando il cartaceo che rinegoziando le vostre tariffe, alla luce della crisi e del fatto che ormai tanta gente la rassegna stampa se la trova sul PC o sul tablet. Certo, guadagnerete di meno, ma gli Italiani non tollererebbero ulteriori sprechi del loro denaro per fare versioni PDF di pezzi di carta. E comunque potreste parzialmente rifarvi mettendo voi online sui vostri siti le vecchie notizie, no?

Anch’io, come il Cicalino, auspico che si giunga a “un compromesso che salvaguardi l’impresa economica senza penalizzare gli utenti della rete…per un pluralismo dell’informazione”. Spero solo che la FIEG abbia capito o capisca presto che può essere solo in termini simili a quelli che ho raccontato, e che la lettera FIEG metta fine presto alle rassegne stampa fatte come nel secolo scorso.

Ah, dimenticavo!

Non facciamoci fregare. Anche se si decidesse che i testi degli articoli in rassegna stampa devono rimanere inaccessibili, non c’è dubbio che abbiamo il diritto/dovere di vederne i titoli online, cioè di sapere quali articoli e da quali fonti vengono ritenuti informazione utile o necessaria a dipendenti pubblici per l’esercizio delle loro funzioni. In quel modo, se un articolo contro un qualsiasi progetto (TAV, energie alternative, Art. 18, missioni militari, riforma della Giustizia, fate voi) avesse 10 volte meno probabilità di uno a favore di finire davanti agli occhi di un parlamentare, ce ne accorgeremmo subito tutti. E sarebbe ora.