La repressione in Siria usa un Grande Fratello che arriva dall'Italia

(questa è una mia breve sintesi di un articolo molto più lungo in inglese che oggi sta facendo parecchio rumore all’estero: Syria Crackdown Aided by U.S.-Europe Spy Gear):

Mentre il giro di vite della Siria sui dissidenti provocava oltre 3.000 vittime da marzo, a Damasco e Aleppo c’erano tecnici italiani impegnati dotare il regime del presidente Bashar al-Assad con il potere di intercettare, acquisire e catalogare praticamente ogni e-mail che passa attraverso il paese.

I dipendenti di Area SpA, società di sorveglianza con sede a Milano, stanno installando il sistema sotto la direzione di agenti dei servizi segreti siriani, che spingono gli italiani a far presto dicendo che hanno urgente bisogno di tracciare le persone, secondo una fonte.

Area venne invitata a partecipare al progetto nel 2008, mentre aveva difficoltà per farsi pagare dal governo italiano delle forniture di altri sistemi per intercettazione.

Quando il sistema sarà completo, agenti della sicurezza siriana saranno in grado di seguire bersagli su schermi che visualizzeranno quasi in tempo reale comunicazioni Web e contatti dei cittadini sotto esame.

Un sistema fatto su misura per la repressione, afferma Mark Dubowitz, direttore esecutivo della Fondazione per la Difesa delle Democrazie con sede a Washington: “Qualsiasi azienda che vende tecnologia di monitoraggio di sorveglianza per il regime di Assad è complice di crimini contro i diritti umani.

L’Amministratore Delegato di Area, Andrea Formenti, precisa che l’azienda rispetta tutte le leggi ei regolamenti di esportazione e che i governi usano spesso sistemi di intercettazioni legali (lawful interception) per ciò che è conosciuto come “legittimo di intercettazione” marcia per catturare i criminali e che, in generale, i cambiamenti politici a volte avvengono ben più rapidamente di trattative d’affari lunghe e complesse come quelle di questi prodotti, finendo per realizzarsi in un quadro assai diverso da quello iniziale: “Gheddafi, per esempio, era molto amico del nostro primo ministro fino a non molto tempo fa”.

Quando Bloomberg News ha contattato Thibaut Bechetoille, l’amministratore di Qosmos, un altro fornitore del progetto, questi ha risposto che hanno deciso di uscirne un mese fa: “Non era giusto continuare a sostenere questo regime”.